Iran, colpito il vertice militare: ucciso Salami a Teheran
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Hossein Salami, comandante delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) |
TEHERAN – Un attacco notturno ha scosso le fondamenta del potere militare iraniano. Nella notte tra il 12 e il 13 giugno 2025, Hossein Salami, comandante delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC), è stato ucciso nella sua residenza ufficiale a Teheran. Fonti internazionali collegano l’azione a un'operazione di intelligence altamente sofisticata, condotta probabilmente da apparati esterni, in un contesto di tensione crescente tra Iran e Israele.
L’operazione, denominata "Am KeLavi" (nome ebraico che si traduce come “Forza del Leone”), ha avuto come bersaglio installazioni strategiche della capitale iraniana, comprese infrastrutture sensibili e abitazioni di esponenti di rilievo della catena di comando militare. Il bilancio ufficiale non è stato diffuso in modo completo, ma fonti vicine agli apparati di sicurezza iraniani confermano vittime tra i vertici e forti esplosioni in più aree urbane della città .
Chi era Salami
Hossein Salami, classe 1960, era una delle figure centrali della leadership militare iraniana. Originario della regione centrale del Paese, aveva costruito la sua carriera all’interno delle Guardie Rivoluzionarie a partire dagli anni della guerra contro l’Iraq. Nominato comandante nel 2019 dalla Guida Suprema Ali Khamenei, Salami era noto per la sua impostazione ideologica rigida e per l’approccio strategico nell’espansione dell’influenza iraniana in Siria, Iraq, Libano e Yemen.
Negli ambienti di difesa e intelligence internazionali era considerato un attore chiave dell’architettura militare iraniana, oltre che un punto di riferimento per l’asse regionale che contrappone Teheran a Tel Aviv e Washington. La sua eliminazione rappresenta un passaggio critico in un contesto di scontro latente ma costante.
Reazioni e possibili sviluppi
Il governo iraniano ha condannato apertamente l’attacco e annunciato una risposta proporzionata, ma senza fornire dettagli né indicazioni temporali. Alcune voci interne suggeriscono una strategia basata su operazioni indirette, attraverso gruppi alleati o azioni asimmetriche in altri teatri.
Intanto, la regione resta sotto osservazione. L’aviazione israeliana è in stato di allerta elevata, l’Iran ha rafforzato la sorveglianza navale nel Golfo Persico e gli Stati Uniti — pur mantenendo una posizione formale di non coinvolgimento — hanno riaffermato il principio di autodifesa per i propri alleati.
Il quadro complessivo si inserisce in un momento delicato per la diplomazia regionale: i negoziati sul nucleare sono nuovamente in stallo e gli equilibri locali appaiono sempre più fragili. Gli osservatori ritengono che l’episodio potrebbe innescare una nuova fase di instabilità , con conseguenze su più fronti.
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