“Padri Invisibili”: da Brescia parte la campagna nazionale per dare voce ai padri separati - NOC Press

“Padri Invisibili”: da Brescia parte la campagna nazionale per dare voce ai padri separati

 



È partita l'11 giugno dal cuore di Brescia la campagna nazionale “Padri Invisibili”, un’iniziativa promossa dall’associazione Padri in Movimento per accendere i riflettori su una realtà troppo spesso taciuta: l’alienazione parentale e l’emarginazione della figura paterna dopo la separazione.

Per dieci giorni, i cittadini bresciani incroceranno lo sguardo di 160 manifesti affissi in tutta la città. Immagini sobrie, testi forti, frasi che raccontano il dolore silenzioso di molti padri separati che, pur avendo diritto di partecipare alla crescita dei propri figli, si vedono esclusi da un sistema giudiziario e sociale percepito come sbilanciato.

Tra gli slogan scelti per la campagna:

“Una ferita quotidiana. Non per scelta, non per inadeguatezza, ma per un sistema che estromette i padri.”

Ogni manifesto è corredato da un QR code che rimanda a testimonianze, dati e approfondimenti sul fenomeno. L’obiettivo è sensibilizzare non solo l’opinione pubblica, ma anche le istituzioni e il mondo della giustizia familiare.

Ad accompagnare l’iniziativa c’è anche una lettera firmata dalla scrittrice Barbara Alberti, che sostiene la campagna come madrina morale. Il testo, accessibile tramite i QR code affissi, sottolinea come la battaglia dei padri separati non sia contro le madri, ma a favore di una reale bigenitorialità, in cui entrambi i genitori possano essere presenti nella vita dei figli.

“Non si chiedono privilegi,” scrive Alberti, “ma il riconoscimento di un dolore e di un diritto: quello di essere padri.”

Non solo manifesti: un appello alla società

“Padri Invisibili” non è una campagna polemica, ma un’iniziativa civile. Parla alle famiglie, agli educatori, agli avvocati e ai giudici. Chiede un cambio di paradigma: vedere nel padre una figura educativa essenziale, non un genitore di serie B.

Secondo gli organizzatori, la campagna toccherà prossimamente anche altre città italiane. L’auspicio è che dal silenzio e dall’ombra emerga finalmente una nuova consapevolezza collettiva sul tema della genitorialità condivisa.



Di seguito, la lettera della scrittrice Barbara Alberti:

Lettera per l’associazione “Padri in Movimento”


Oggi in questo paese maschilista si parla moltissimo delle donne. Siamo il centro dei media, ci danno premi, riconoscimenti, cariche politiche...ma è finalmente venuto il regno delle donne? No, è solo un depistaggio. Nella moltiplicazione dei compiti, la nostra libertà è ridiventata schiavitù. Figli, casa, lavoro, vecchi da curare in un paese in estinzione, nemmeno gli asili gratis. Ogni tre giorni una donna viene uccisa. Nella ecatombe spaventosa di cui siamo vittime, ci sono voluti 6000 assassini di donne in 40 anni, perché si arrivasse a punire con l'ergastolo chi uccide una donna. C'è una sola circostanza in cui si tende alla discriminazione opposta come per dare una specie di risarcimento alle donne: umiliare i maschi, in caso di divorzio o separazione. Non mancano torti giudiziari crudeli anche verso le madri, ma la tendenza più diffusa è trattare il marito e padre come se fosse colpevole a priori, penalizzato nei beni e nella gestione dei figli. Lo svilimento del marito, ex, ma padre per sempre, se viene allontanato od ostacolato senza buone ragioni (purtroppo a volte ce ne sono) è dolorosa anche per i figli. Penso sia inutile chiarire che parliamo solo dei buoni padri, responsabili e affettuosi, non dei cattivi padri nevrotici e violenti che perseguitano moglie e figli con torture attive e passive. Parlo di quelli che sanno volere bene, civili, leali. Le donne lottano per i loro diritti, non per danneggiare quelli degli altri.


 Roma, 17 maggio 2025                         Barbara Alberti


















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