Fatti & Misfatti. Politica...Civici, che bella parola, che termine elegante per fottere il cittadino e loro stessi
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I “civici” foggiani Un neologismo politico è nato per poi essere abusato, come accade sempre in politica. A dir il vero sono alcuni anni, pochi, che in politica definirsi “civici” connota un politico in una lista che non è, o non dovrebbe essere, di destra, di sinistra, di centro. Quel condizionale fa la differenza, perché lascia presagire a una possibilità subordinata a una o più condizioni, come lo è il comportamento dei politici che vogliono stare con un piede in due scarpe. Civici, appunto, non ben definiti, non ben posizionati, non ben connaturati con sigle, casacche, colori.
“Civico, dal latino dal lat. civǐcus, der. di civis «cittadino», che è proprio dei cittadini, in quanto appartengono a uno stato”, come descritto dal vocabolario Treccani.
Civico, cittadino, chi è col cittadino politicamente interpretando in questo contesto letterario. E allora il politico del partito di turno con chi sta? Con l’alieno? Ma no, sta col cittadino, altrimenti i voti chi glieli da? C’è un po’ di confusione, allora, non creata da noi ma da chi un giorno aveva una tessera di partito in tasca e oggi si definisce “civico”. Che bella parola, che termine elegante per fottere il cittadino, ma l’altro, quello che lo deve votare.
A Foggia va di moda farsi definire “civico”, appartenente a una lista civica, non più a un partito; è meno invasiva come presentazione per penetrare l’elettorato nel suo intimo pensiero elettivo. Una penetrazione dolce accompagnata da vecchie abitudini, garanzia del posto, della casa, della pratica sospesa in qualche ufficio, di un condono, di un’autorizzazione, tutte pesanti fardelli che incatenano l’elettore alla scelta.
Ora anche alcuni foggiani si fanno chiamare civici. Sono quelli di palazzo…, pardon di un condominio in una politica sempre più definita civica, dove si nasconde la vera “truffa” sociale. La locuzione civica, come anticipato, è il nome dato comunemente a una lista di candidati alla carica di sindaco e di consigliere comunale, che si presenta alla prova elettorale senza essere espressione diretta di un partito politico. Ma è proprio così?
Ma non diciamo il falso perché è un tranello sociale a tutti gli effetti, poiché i navigati volponi della politica e buon pensanti, quali strateghi della loro immagine, si rifugiano in liste cosiddette civiche facendo da traino per i loro ex partiti.
Le liste civiche per essere credibili dovrebbero essere formate da persone che mai hanno avuto a che fare con la politica o almeno non appartenenti nel loro passato ad alcun simbolo politico. Negli ultimi anni è diventata una moda presentarsi alle tornate elettorali travestiti da civici. È lampante che nel foggiano vi siano i cosiddetti civici, primo tra tutti Leo di Gioia, connaturati al DNA del loro capo, quel buon volpone di Michele Emiliano, che nel frattempo ha deciso di mandare in barba il suo partito per crearsi una sua lista civica. Leo Di Gioia, costola attiva del Governatore della Puglia Michele Emiliano, ha ben scelto il suo capo per mantenere cariche e poltrone. E con lui i suoi galoppini, tra cui Cusmai, tant’è che nelle ultime votazioni, quelle provinciali di secondo livello (dove il popolo non vota, votazioni inter nos) erano come bandiere al vento per accasarsii al miglior offerente. Ciò determina la sconfitta politica del popolo di Capitanata poiché nel fangoso magma incandescente di accaparrarsi una poltrona, lusingano a destra e manca per poi sparire dalle scene delle richieste popolari.
Un esempio, come detto prima, son state le elezioni provinciali dove non a caso i galoppini dei galoppini dello “sceriffo barese” (un circolo vizioso di ronzini sellati) erano in lista per la candidatura a Presidente. Chi sono? Il sindaco di Candela e quello di Torremaggiore, rispettivamente Gatta e Monteleone, cui il primo era più gradito, tant’è che è stato eletto a Presidente, mentre il secondo lo “sceriffo” lo vedeva come l’intruso perché poco incline a diverse visioni che non fossero le proprie. Dopo svariate riunioni dove non sono mancati i malumori, la scelta è stata fatta: Gatta doveva essere Presidente.
C’è da dire, però, che in quelle riunioni il sindaco di Cerignola, Metta, sosteneva che essere civici significava non allearsi con nessuno. Ma il Palazzo e il capo condomino, facendo intendere che la decisione spettasse ai partecipanti, ha lasciato che i malumori si sbolognassero, per poi avere degli incontri vis a vis conoscendo già la scelta sin dall’inizio.
Di cosa stiamo parlando? È facile, sapere su quale altro ronzino puntare. Gatta è stato eletto. E per non mandare in pezzi la pseudo coalizione civica, gli uomini dello “sceriffo” lusingarono implicitamente la vice presidenza all’ora sindaco di Torremaggiore. Così tutti vissero felici e contenti ma, purtroppo, con un vice non più eletto, con il Monteleone politicamente trombato in attesa di prossime candidature provinciali.
Insomma, accordi impliciti poco compresi (vien da ridere…). Ed allora come rimediare a questa “parola” e tagliar fuori un rompiscatole come Monteleone, che fra i vari colleghi non ha mai suscitato quella giusta simpatia goliardica avendo sempre un atteggiamento serioso?
Averlo tra i piedi forse non avrebbe giovato a nessuno! Il Palazzo e il capo condomino i conti se li sono fatti bene. È vero che con la caduta di Monteleone i civici avrebbero perso quei preziosi voti di Torremaggiore per le elezioni provinciali, ma tanto a conti fatti hanno il presidente. Oltretutto in previsione delle elezioni regionali i civici potranno contare su quel sindaco che sponsorizzeranno con una lista civica preventivamente (previsioni politiche) accordatasi con la destra, perché il vento della bandiera ora soffia a destra e i “travestiti” lo sanno bene. Non a caso quelli di sinistra a Di Gioia non lo vedono di buon occhio, anzi sembrano guerci e miopi. Ma il capo condomino alle provinciali ha sondato il terreno, mandando in avan scoperta il suo fedele scudiero, quel Di Gioia fedele fino in fondo (ma proprio in fondo) a Emiliano.
Chi pensa che i ravvivi dei civici di Capitanata non fossero mossi e dettati dallo “sceriffo” beh… è un mal pensante. Se il Di Gioia avesse remato contro lo “sceriffo” a quest’ora sarebbe in poltrona, ma a casa sua e senza assessorato regionale. Pertanto, in virtù di queste previsioni i civici di Di Gioia troveranno il vento di destra per eventuali candidature, anche per le imminenti amministrative di Foggia e Torremaggiore e per le prossime Regionali.
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