[Il Grido sei Tu]. "Monte Sant'Angelo incupisce gli animi. La mia lotta di liberazione"
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Monte Sant'Angelo, scorcio serale spopolato |
Proponiamo nella sezione "Il Grido Sei Tu - la voce ai Cittadini", in occasione del 25 aprile, Festa della Liberazione, un'analisi di Matteo Notarangelo, montanaro DOC e sempre attivo e attento alle tematiche che riguardano il centro garganico, sulla situazione attuale che interessa socialmente Monte Sant'Angelo. La Redazione NOC Press.
Nota in premessa - Questa "Lettera Aperta" è stata pubblicata integralmente come contributo esterno del mittente. Pertanto questo contenuto non è un articolo prodotto dalla redazione.
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- Il Grido sei Tu "la voce ai Cittadini" -
"Monte Sant'Angelo incupisce gli animi. La mia lotta di liberazione"
«Nella storia di una città , ci sono fattori urbanistici che determinano il percorso evolutivo di chi la abita. Servi o cittadini sono, quasi sempre, accomunati dagli stili di vita, dalle comuni necessità e dalla stessa mentalità .
I tratti caratteriali vengono influenzati dalle percezioni ambientali (cultura, religione, spazi fisici).
Imponente diventa l'architettura, determinante la struttura urbana.
Monte Sant'Angelo si è limitata ad essere un centro di agglomerazione di individui, chiusi, sospettosi, separati e distaccati anche dalle forme urbanistica dal nuovo centro urbano.
Si mostra una città buia, poco illuminata, chiusa tra le mura, mancano solo porte da chiudere nelle ore notturne.
A gridarlo, non sono i piccoli delinquenti, voluti mafiosi per un tornaconto sociale, politico e anche giudiziario, ma i piani edilizi approvati e i recenti lavori di ristrutturazione degli spazi comuni.
In quest'ultimo tempo, hanno tagliato, con disinvoltura, alberi secolari (sic!) e ristrutturato la piazzetta del monumento ai caduti, cuore della città .
Lavori che non hanno migliorato, corretto la qualità urbanistica, che si riflette e influenza la psiche dei sudditi o cittadini che siano.
Chiunque può osservare che questo luogo era buio e resta "oscuro", con due solitari e fiochi lampioni del secolo passato, che raccontano la loro tristezza a tre disordinati fari da cantiere edile.
Questo triste spazio resterà così per moltissimi anni e incupirà tanti giovani.
Non c'è speranza.
Ma era proprio impossibile rendere bella, luminosa ed accogliente la piazzetta del monumento ai caduti?
Era impossibile prevedere una tubazione per installare sotto il pavimento dei fili per i prudenti lampioni?
Mistero dei misteri.
A costoro vorrei solo dire, sapendo che è vano, che prima di agire pensassero che nella storia urbanistica ci sono "città dell'utopia", "città giardino", "città industriali" e "città della speculazione"
Questa città quale vuole essere?
Buon silenzio».
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