Ecomafie, 18 anni a Cipriano Chianese, creatore delle ecomafie
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Foto: Il Fatto Quotidiano |
Con le accuse di avvelenamento di acque, e per associazione camorristica, la Corte di Cassazione ha dato seguito alla conferma di anni 18 di carcere a Chianese Cipriano, l'imprenditore dei rifiuti, che secondo le accuse formulate a suo carico, è ritenuto dagli inquirenti per conto del clan dei casalesi l'ideatore del sistema delle ecomafie e dello smaltimento illecito dei rifiuti.
Riconosciuto responsabile del disastro ambientale in Campania a causa della discarica Resit di Giugliano. Impianto, con la regia camorristica, nel quale venivano fatti confluire rifiuti di provenienza illecita, scaturendo a lungo andare un vero e proprio disastro ambientale.
Unitamente al Chianese, la Suprema Corte ha confermato le condanne anche per altri tre imputati, e tra questi figura anche Filomena Menale, moglie di Chianese Cipriano, la quale deve rispondere di un capo d'accusa inerente al riciclaggio.
A Remo Alfani 10 anni, ritenuto il progettista della discarica e a 15 anni per Gaetano Cerci, ritenuto il più attivo per conto dei casalesi e nella fattispecie per il clan facente capo al boss Francesco Bidognetti. nel settore delle ecomafie.
In secondo grado, vengono assolti il sub commissario all'emergenza rifiuti in Campania Giulio Facchi, che fu condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi. Mentre 5 anni e mezzo inflitti sempre in primo grado per i funzionari pubblici accusati di aver favorito il Chianese e tre imprenditori casertani.
La Cassazione, dopo aver rigettato i ricorsi dei quattro imputati, ha confermato quanto emerso in Appello, ovvero, che sotto la direzione dei casalesi alla discarica Resit vi fu una continuativa e reiterata contaminazione prodotta da un traffico illecito dei rifiuti. Grazie alla perizia messa in ordine da Domenico Zulli, Presidente del collegio giudicante d'appello, il quale sull'argomento voleva una lemma chiara e definitiva, dopo che in primo grado la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli e i difensori degli imputati si erano dati battaglia a suon di perizie e consulenze tecniche con evidenti pareri discordanti.
In base alle perizie effettuate e depositate nel Marzo del 2017 dai professionisti Silvia Bonapersona, Cesare Rampi e Stefano Davide Murgese, tutti di Torino, hanno confermato ed evidenziato che la contaminazione nel corpo delle discariche è ancora in atto nel suolo sottostante, generando un liquido che compromette la qualità dell'acqua di falda. Mettendo inoltre in risalto i mancati presidi delle matrici ambientali e la circostanza che non sono ancora complete le opere di messa in sicurezza permanente dei rifiuti mediante la chiusura delle discariche. Altresì i periti misero anche in risalto l'incompetenza delle informazioni disponibili sulla quantità delle varie tipologie di rifiuti conferiti nel tempo, pertanto di essere impossibilitati nell'effettuare dovute valutazioni della persistenza nel tempo della contaminazione e della sua durata.
by Lady Ortensia
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