Anche il Consiglio di Stato boccia la nomina di Prestipino a capo della Procura di Roma
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Foto: il CSM (Il Giornale) |
La V Sezione del Consiglio di Stato di Roma ha respinto con due sentenze, la numero 3712 e 3713, gli appelli presentati sia da Michele Prestipino Giarritta che dal Consiglio Superiore della Magistratura contro la sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio del 16 febbraio scorso che aveva accolto il ricorso presentato da Marcello Viola, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Firenze, contro la nomina dello stesso Prestipino a Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, decisa dal Csm il 4 marzo 2020.
Il magistrato siciliano aveva fatto appello contro la nomina del capo della procura della capitale, avvenuta il 4 marzo del 2020 dell’anno scorso.
Nomina per cui Viola era il grande favorito, visto che era il candidato che aveva riportato più voti davanti alla commissione incarichi direttivi del Csm: infatti nel maggio del 2019 aveva battuto i concorrenti, cioè i procuratori di Palermo e Firenze, Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo.
Quella proposta, però, venne annullata, quando esplose lo “scandalo delle nomine”, oggetto dell’indagine della procura di Perugia: agli atti c’erano le intercettazioni dell’hotel Champagne del 9 maggio del 2019 che fecero emergere le manovre e le trattative per i vertici delle procure, Roma in testa.
A discutere erano cinque consiglieri del Csm, lo stesso Palamara e politici come Luca Lotti (imputato proprio a Roma) e Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa e deputato di Italia Viva.
L’iter di nomina venne azzerato e dopo alcuni mesi si arrivò a Prestipino – in quel momento procuratore facente funzioni – al termine di un percorso travagliato.
Viola e Creazzo presentarono allora ricorso al Tar, che diede loro ragione.
Secondo i giudici del tribunale amministrativo regionale il Csm non aveva motivato perché fu solo Viola a non essere riproposto e sostituito nella terna da Prestipino.
Ma il Csm aveva replicato opponendosi all’appello: in una delibera approvata a maggioranza aveva definito “erronea, illogica e contraddittoria” la decisione dei magistrati amministrativi.
Secondo il Consiglio di Stato la delibera del Csm sulla nomina dell’attuale capo della procura di Roma è “illegittima per due ordini di motivi”.
Il primo: perché si basa “su una proposta della Quinta Commissione, interna al Csm, che ritornando sulle proprie precedenti determinazioni, immotivatamente aveva escluso Viola dai candidati da proporre al Plenum per la decisione, prima invece considerato da proporre”.
Secondo il Consiglio di Stato Viola, in un primo momento nella lista dei ‘papabili’ per il ruolo di capo della Procura di Roma, fu ‘cassato’ immotivatamente dopo lo scoppiare dello scandalo Palamara.
Il secondo: perché il Csm “ha valutato e comparato in modo illegittimo le rispettive attitudini direttive di Michele Prestipino Giarritta, Procuratore aggiunto di Roma, e di Marcello Viola”.
Il Consiglio di Stato ha rilevato come il Csm abbia errato nel ritenere prevalente il profilo del dott. Prestipino Giarritta nonostante lo stesso avesse svolto solo funzioni semidirettive (quale Procuratore Aggiunto presso le Procure di Reggio Calabria e di Roma) a fronte delle – più rilevanti – funzioni direttive svolte dal dott. Viola (che è stato Procuratore della Repubblica a Trapani ed è attualmente Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Firenze).
Una decisione, quella sul capo della Procura di Roma, che passa nuovamente nelle stanze del Consiglio superiore della magistratura: i suoi membri dovranno esprimersi nuovamente sulla nomina di Prestipino ‘cassata’ da Tar e Consiglio di Stato, con la quinta commissione chiamata a valutare i candidati tenendo conto delle recenti sentenze.
Ma si attende prima la pronuncia del 13 maggio quando, invece verrà trattata la domanda cautelare sull’appello Prestipino, con appello incidentale Csm, contro l’altra sentenza del Tar Lazio, che aveva accolto il ricorso di Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo anch’egli in corsa per la nomina a numero uno della procura capitolina.
Solo allora la Quinta Commissione del Csm, infatti, riesaminerà alla luce delle sentenze pronunciate la nomina del capo della Procura della capitale con una proposta che verrà sottoposta al voto del plenum.
Nulla è escluso, nemmeno che la commissione possa riconfermare la proposta a favore di Prestipino nominato a maggioranza il 4 marzo dello scorso anno.
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