Olbia: operazione “Bad Village”, sequestrato mega resort
Sequestro ad Olbia
La Guardia di Finanza, delegata dal dr. Gregorio Capasso, Procuratore della Repubblica di Tempio Pausania, ha dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale gallurese che ha disposto gli arresti domiciliari per i fondatori di un noto complesso immobiliare.
Sono scattati gli arresti domiciliari per Gavino e Fabio Docche, padre e figlio, fondatori della Real Effegì, la società che fino allo scorso 31 dicembre aveva gestito il "Geovillage", il mega complesso turistico, alberghiero e sportivo alle porte di Olbia. L'operazione "Bad Village" ha portato al sequestro del mega resort e ha fatto finire nei guai anche un pubblico ufficiale e un professionista romano.
Il patron del Geovillage e il figlio sono accusati di turbativa d’asta. Il provvedimento disposto dal gip del tribunale di Tempio è sfociato a conclusione di una lunga indagine disposta dalla Procura di Tempio guidata dal procuratore capo Gregorio Capasso, cominciata un anno fa.
A fine aprile il tribunale fallimentare aveva dichiarato fallita la Real Effegì di Fabio Docche.
I finanzieri di Olbia, coordinati dal comandante Carlo Lazzari, con la stessa ordinanza hanno messo sotto sequestro preventivo il Geovillage e altri beni mobili ed immobili per complessivi 60milioni di euro. I Finanzieri hanno apposto i sigilli a terreni, campi da calcio e tennis, un centro nuoto, un palasport, un albergo, una club house ed aree urbane ed uffici in tre diverse torri. Disposto, inoltre, il sequestro delle partecipazioni che gli indagati avevano in altre società.
Questo l’esito delle complesse indagini svolte dalle Fiamme Gialle di Olbia che hanno svelato gli accordi e le collusioni finalizzati a turbare l’asta fallimentare per consentire a soggetti falliti di rientrare in possesso del compendio.
I soggetti colpiti dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, padre e figlio, noti imprenditori olbiesi legali rappresentanti di diverse società, attraverso accordi con un pubblico ufficiale, Direttore Generale di un’associazione di enti pubblici locali, e con la mediazione di un importante professionista romano, avrebbero tentato di rientrare in possesso del patrimonio di società fallite.
Dalle attività è emerso come gli indagati avrebbero agito anche approfittando della situazione emergenziale venutasi a creare con la pandemia da nuovo coronavirus. Gli stessi avrebbero provato ad accedere perfino a finanziamenti agevolati e garantiti da fondi governativi.
Gli indagati hanno in pratica ristretto, anzi azzerato, la platea dei possibili concorrenti, attraverso contatti clandestini ed accordi che gli avrebbero consentito, con la costituzione di una new company con sede un paese extra UE, di continuare a gestire le attività.
L'importante quadro probatorio emerso dalle indagini è frutto dell’attività dei finanzieri del Gruppo di Olbia e della Sezione di Polizia giudiziaria di Tempio Pausania, dipendenti dal Comando Provinciale Sassari, che hanno operato sotto il coordinamento della Procura della Repubblica.
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