Clan Mallardo: confiscati beni per un valore di oltre 17 milioni di euro
Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha proceduto, su disposizione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli, alla confisca, tra Campania e Lazio, di un ingente patrimonio del valore di 17.600.000 euro riconducibile a Michele Palumbo, classe ‘52 appartenente al clan Mallardo.
Le Fiamme Gialle hanno acquisito al patrimonio dello Stato 17 unità abitative tra i comuni di Giugliano (NA), Aversa (CE), Mentana (RM), e Monterotondo (RM), 11 terreni nel comune di Mentana (RM), oltre a quote e immobili relativi a una società operante nel settore immobiliare con sede a Fonte Nuova (RM), riconducibili al Palumbo e al suo nucleo familiare.
L’attività trae origine da indagini delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ed eseguite dagli specialisti del G.I.C.O. partenopeo che hanno eseguito, nel periodo dal 2010 al 2021, diversi provvedimenti di sequestro preventivo e di misure di prevenzione patrimoniali disposti dai Tribunali di Roma e Napoli nei confronti, tra gli altri, di Palumbo.
Era il 14 gennaio del 2014 quando la Guardia di Finanza piazzò un duro colpo contro alcuni imprenditori, ritenuti le teste di legno del clan Mallardo disponendo un sequestro di beni mobili ed immobili per 40 mln di euro. A distanza di 8 anni arriva la confisca per gran parte di quei beni, mentre per altri è stata disposta la restituzione.
Disposta la confisca di quasi tutti i beni a carico dell’imprenditore Michele Palumbo, ritenuto uomo di fiducia e prestanome dell’ex capoclan Feliciano Mallardo (oggi defunto). I beni sequestrati andavano dagli immobili ai beni aziendali, dalle partecipazioni societarie agli autoveicoli. Le imprese riconducibili agli imprenditori riciclavano e reimpiegavano i proventi delle molteplici attività delittuose del clan «Mallardo», egemone nel comune di Giugliano in Campania e nei territori limitrofi.
Le indagini del Gico (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) e del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, erano partite nel 2013 e si basavano su dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia circa l’esistenza di una cellula camorristica federata con il noto clan, con ramificazioni estese fino alla Capitale. I successivi accertamenti patrimoniali – effettuati nei confronti di 94 persone fisiche e giuridiche – avevano permesso di ricostruire un vero e proprio gruppo imprenditoriale. Era composto da diverse società attraverso le quali i destinatari della confisca hanno effettuato ingenti investimenti, principalmente nel settore delle costruzioni edilizie – di qui il nome dell’operazione: «Domus Area 2» – nonché in quello della distribuzione di combustibile per uso domestico.
In questo contesto criminale, come evidenziato in sentenze dello stesso Tribunale di Napoli, il clan Mallardo ha investito i propri proventi illeciti in attività immobiliari facenti capo al Palumbo e ad una sua società operante nel settore edile; il sodalizio era stato favorito dal genero del Palumbo, Giuseppe D’Alterio, classe ‘77, esponente di rilievo del clan Mallardo, per conto del quale si interessava di diversi settori economici quali quello edilizio, immobiliare nonché della distribuzione del caffè agli esercizi commerciali del giuglianese e del casertano, ove acquisiva commesse anche in zone controllate da clan camorristici alleati, come il Clan dei Casalesi.
Il presupposto per l’applicazione dell’odierna misura di prevenzione patrimoniale deriva dall’accertata appartenenza del Palumbo al clan Mallardo, sancita da una condanna a 12 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e scaturisce dagli accertamenti economico-patrimoniali effettuati dalle Fiamme Gialle.
Infatti, il monitoraggio effettuato dal G.I.C.O. di Napoli ha fatto emergere, grazie ai riscontri sviluppati anche attraverso l’utilizzo delle banche dati in uso al Corpo e agli accertamenti bancari, una marcata sproporzione tra le fonti di reddito lecite di cui il soggetto disponeva ufficialmente e il patrimonio di beni mobili e immobili di rilevante valore negli anni accumulato.
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