Festival di Venezia 2021: il Leone d’oro al film francese "L’événement"sull’aborto. Premiati i registi italiani Sorrentino e Frammartino - NOC Press

Festival di Venezia 2021: il Leone d’oro al film francese "L’événement"sull’aborto. Premiati i registi italiani Sorrentino e Frammartino

Paolo Sorrentino e Audrey Diwan(Getty Images)



Leone d’oro al Festival di Venezia 2021 per il film "L’Evenement", il film francese che ha scioccato tutti, diretto dalla sceneggiatrice Audrey Diwan,

La regista del Leone d’Oro, Audrey Diwan ha 41 anni, è alla sua seconda regia (il primo film è del 2019), ed è la quinta regista donna a vincere il Leone d’Oro in 78 anni di festival.

Tratto da un romanzo autobiografico di Anne Ernaux, "L’événement "è un’immersione totale, fisico e corporeo nella quotidianità concitata e disperata di Anne durante le settimane che avanzano e che la spingono a compiere una scelta radicale in cui rischia essa stessa la vita. "Anamaria non è l’attrice del film, è il film stesso e questa è la nostra vittoria" ha detto la regista, un vero e proprio fiume in piena di felicità, di emozione e di lacrime. Un film che vede in scena dal primo all’ultimo istante proprio la giovane star francese Anamaria Vartolomei. La sua Anne è una studentessa universitaria che nel 1963 in Francia scopre di essere incinta ed è determinata ad abortire clandestinamente (fino al 1975 in Francia si finiva in prigione) per poter realizzare la sua vita lavorativa ed essere libera nonostante il mancato aiuto, anzi un vero e proprio disprezzo di chi le sta attorno. "Volevo che questo film fosse un’esperienza, un viaggio nelle pelle di questa giovane donna", ha spiegato la Diwan dal palco della Sala Grande con il Leone d’Oro tra le mani. "Ho detto: non limitiamoci a guardarla questa protagonista, cerchiamo di essere davvero lei". "C’è sempre troppo silenzio attorno al tema dell’aborto nel mondo. Fare un film su questo argomento è sempre difficile e io volevo farlo con rabbia e con le viscere". Diwan ha poi concluso abbracciando sul palco Anamaria e rimarcando: "Uomini e donne: facciamo questo viaggio che avviene nel film insieme".

Paolo Sorrentino con "È stata la mano di Dio", uno dei suoi migliori film in assoluto dopo vent’anni di carriera, si deve “accontentare” del secondo posto con il Gran Premio della Giuria (Leone d'Argento). Acclamato dal pubblico in sala durante la premiazione e introdotto da un personalissimo “congratulazioni” in italiano di Bong ad annunciarlo, Sorrentino si è commosso nel ricordare i suoi compagni di viaggio e in particolar modo il suo produttore e amico Nicola Giuliano.

"È stata la mano di Dio", un film intimo e commovente, che nella Napoli degli anni Ottanta, quella in festa per l’arrivo di Diego Armando Maradona, rievoca la tragedia famigliare che si è abbattuta sul regista a soli diciassette anni. Durante i ringraziamenti con la voce rotta dall’emozione e sull’orlo del pianto, ha raccontato una scena che nel film non c’è: "Il giorno del funerale dei miei genitori, il preside mandò solo una rappresentanza di quattro persone della classe. Io ci rimasi malissimo. Ma oggi è venuta tutta la classe perché ci siete voi". Un riferimento anche a Toni Servillo: "Ogni tanto qualcuno di un po’ antipatico mi chiede: perché un altro film con Toni Servillo? E io rispondo: guardate dove sono arrivato facendo i film con Toni Servillo"

È stata la mano di Dio: racconta la storia autobiografica dell’improvvisa morte dei genitori in un incidente, il passaggio all’età adulta del giovane Fabietto/Sorrentino e la scoperta del cinema. Un film che ha messo d’accordo la critica anche internazionale, che ci ha visto un punto di approdo, una svolta verso un cinema con più sentimenti e meno virtuosismi. È una vittoria di Netflix, che produce (insieme a The Apartment) e distribuisce il film e che ha evidentemente grandi ambizioni: la campagna è già cominciata con il passaggio al festival di Telluride, dove la pellicola è stata accolta benissimo.


Jane Campion (Getty Images)


La veterana Jane Campion vince a sorpresa il cosiddetto terzo premio – Migliore regia (Leone d'Argento) – in maniera piuttosto inattesa con The Power of the dog, un anti western di inizio novecento che inizia, altro premio che si porta a casa Netflix.


Penelope Cruz (Getty Images)


La Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile va ad una straordinaria Penelope Cruz, protagonista intensa e vibrante di "Madres paralelas" di Pedro Almodovar, donna coraggio, protagonista suo malgrado dello scambio della propria bimba nella culla e agguerrita nell’ottenere il ritrovamento di cadaveri seppelliti in fosse comune dei franchisti durante la guerra civile.

Penelope accompagnata sul red carpet dal marito Javier Bardem è salita sul palco emozionatissima ringraziando Almodovar, il direttore Barbera, sua madre e sua suocera: "Dedico il premio ad altre due madri parallele, la mia e quella di mio marito, Javier Bardem, che è da poco scomparsa e che mi aveva predetto questo premio".


John Archilla (Getty Images)


Vera sorpresa la Coppa Volpi al miglior attore per John Arcilla nel film filippino "On the job: mission 8". Ruolo sporco e ambiguo il suo, tal Sisoy, un giornalista corrotto che dopo la scomparsa del fratello giornalista, di sei suoi colleghi e del nipotino comincia a indagare sull’accaduto scoperchiando un sistema di corruzione e criminalità capeggiato proprio dai politici che difendeva con le sue trasmissioni radiofoniche.



Maggie Gyllenhaal /Getty Images)


L’Osella alla miglior sceneggiatura per Maggie Gyllenhaal, regista di "The lost daughter" tratto da un bel romanzo di Elena Ferrante, La figlia oscura.


Michelangelo Frammartino (Getty Images)


Ha vinto il Premio speciale della giuria “Il Buco” di Michelangelo Frammartino, un film non per il grande pubblico ma che è piaciuto moltissimo agli addetti ai lavori. Ambientato nelle viscere nella terra, nell’Abisso del Bifurto, dove giovani speleologi si sono calati con le macchine da presa per ricostruire la spedizione speleologica che nell’Italia dei grattacieli e del boom economico degli anni Sessanta portò alla scoperta di una grotta che ai tempi era la terza più profonda del mondo. Un lavoro sperimentale, "un salto nel vuoto produttivo", che rappresenta una vera sfida anche per lo spettatore, molto apprezzato da una giuria composta da ben quattro registi.


Filippo Scotti (Getty Images)


Premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente al personaggio di Fabietto, l’adolescente alter ego del regista, nel film “E’ stata la mano di Dio” interpretato dal bravissimo Filippo Scotti.

La giuria era presieduta dall’eclettico premio Oscar, Bong Joon Ho, e composta dall’altro premio Oscar e ultimo Leone d’Oro Chloe Zhao, dal regista Saverio Costanzo, dalle attrici Virginie Efira, Cynthia Erivo, Sarah Gadon, e dal regista Alexander Nanau.


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