Monte dei Paschi di Siena: stop ai negoziati tra Unicredit e governo italiano - NOC Press

Monte dei Paschi di Siena: stop ai negoziati tra Unicredit e governo italiano

 

Foto: Ansa


Le trattative tra Governo e Unicredit per l’acquisto di parte della banca Monte dei Paschi di Siena sono fallite: il ministero del Tesoro e Unicredit hanno interrotto i negoziati su Mps.

Salta la fusione bancaria più attesa, quella del Mps in Unicredit, l’operazione che avrebbe portato a compimento la (ri) privatizzazione dell’istituto di Siena, una delle partite più difficili e costose ereditate dal governo Draghi. «Nonostante l'impegno profuso da entrambe le parti, UniCredit e il Ministero dell'Economia e delle Finanze comunicano l'interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Banca Monte dei Paschi di Siena», spiega un comunicato diffuso nel pomeriggio di domenica 24 ottobre, alla vigilia della riapertura dei mercati finanziari, e dopo le indiscrezioni sempre più insistenti sull’indisponibilità del Tesoro a sostenere una ricapitalizzazione da 7 miliardi del Monte dei Paschi, uno sforzo finanziario giudicato troppo punitivo per i contribuenti. 

Sulle tasche di questi ultimi, le drammatiche vicende della banca di Siena ha già pesato parecchio. Il Tesoro se n’è ritrovato azionista con una quota largamente maggioritaria del 64% dopo averne evitato il default.

Le trattative erano in corso dall’estate, con Unicredit interessata ad acquisire una parte dell’antica banca toscana, salvata tre volte negli ultimi dieci anni grazie a interventi pubblici.

Il gruppo milanese guidato da Andrea Orcel e presieduto dall’ex ministro Pier Carlo Padoan, l’unico ad aver accordato la disponibilità ad aprire una trattativa, si era seduto al tavolo lo scorso luglio chiedendo appunto una ricapitalizzazione da oltre 7 miliardi (la prima proposta era stata di 9 miliardi) per rafforzare la dote prima del passaggio di proprietà che avrebbe riguardato, in ogni caso, solo le attività più redditizie di Mps, cioè il «perimetro definito» del quale la nota congiunta ha fatto cenno. Tra i nodi irrisolti, quello degli esuberi stimati in circa 7 mila persone.

Dal 2017, il 68 per cento del Monte dei Paschi è controllato dallo stato, che ne dovrebbe lasciare l’azionariato entro la fine di quest’anno, in base agli accordi presi con la Commissione Europea. La parte più difficoltosa della trattativa era legata alle condizioni chieste da Unicredit, che non voleva farsi carico dei crediti deteriorati né di rimetterci con propri capitali. I negoziati erano inoltre mal visti da diversi partiti che sostengono il governo, contrari a eventuali ulteriori esborsi da parte dello Stato per la banca toscana.

Ora il governo dovrà — con tutta probabilità — negoziare con la Commissione europea un tempo più lungo per la privatizzazione, il cui avvio era atteso a fine anno con la chiusura del bilancio dell’esercizio 2021 e intanto proseguire con la ricerca di un investitore. Nel frattempo, potrebbe essere rivisto e ripresentato almeno in parte alla Bce il piano di rafforzamento predisposto dall’amministratore delegato di Mps Guido Bastianini.

E' subito arrivata una nota con la quale Luigi Marattin, Presidente della VI Commissione Finanze della Camera, e Luciano D'Alfonso, Presidente della VI Commissione Finanze e Tesoro del Senato, chiedono di riferire in Parlamento: "A seguito del comunicato del Ministero dell'Economia e Finanze in cui si annuncia lo stop alle trattative con Unicredit Spa per la cessione della quota della banca Monte dei Paschi di Siena attualmente in mano al settore pubblico, in coerenza con gli impegni assunti dal Ministro Daniele Franco, siamo a richiedere che il Ministro dell'Economia e Finanze, o il Direttore Generale del Tesoro, vengano prontamente a riferire presso le Commissioni Finanze di Camera e Senato in merito alla situazione relativa a Mps e alle sue prospettive future". .

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