Illegittima la maxi multa: la prostituzione è una libera attività economica e il sindaco non ha il potere di bloccarla - NOC Press

Illegittima la maxi multa: la prostituzione è una libera attività economica e il sindaco non ha il potere di bloccarla





La Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n. 4927 depositata il 15 febbraio, ha bocciato il Regolamento comunale di Brescia. L'attività di meretricio è lecita e può essere ostacolata solo da una norma statale.

La prostituzione, per quanto contraria al buon costume, è una libera iniziativa economica. E il sindaco va oltre il suo potere, se cerca di bloccarla attraverso un regolamento di polizia locale, che multa, con 500 euro, gli automobilisti che si fermano per far salire le prostitute. 

Con la citata sentenza 4927 la Cassazione, bolla come illegittimo il provvedimento risalente ad alcuni anni fa, di un primo cittadino che riguardava l’intero territorio comunale, ed entrava in conflitto con la normativa primaria riservata allo Stato. L’unico che potrebbe, con una legge, ostacolare o intralciare lo svolgimento di un’attività non illecita.

La misura era stata decisa dal sindaco e prevedeva una multa di 500 euro – attraverso un regolamento di polizia locale – per chi si fosse accostato in strada con l'automobile per far salire a bordo delle prostitute. L'accusa (o meglio, la scusa) in questo caso sarebbe stata quella di intralciare il traffico.

Un cittadino, colpito dalla multa da 500 euro, ha presentato il ricorso e si è arrivati all'ultimo grado di giudizio. Il regolamento "anti prostituzione" per la Cassazione è illegittimo, perché "l'attività di meretricio non è illecita e, anzi, rientra nelle attività economiche, per cui non può essere vietato l'esercizio se non attraverso una normativa statale". Insomma, il sindaco non può fermare la prostituzione con un regolamento, servirebbe una norma statale. Per la Corte, in sostanza, quello utilizzato dal primo cittadino è un modo per bloccare l'attività economica, cosa che non può fare.

"Non risponde alla finalità di regolamentare la circolazione stradale degli autoveicoli, onde evitare gli intralci alla circolazione mediante l'eventuale imposizione del divieto di fermata degli stessi in una determinata strada o zona – si legge nella sentenza – l'ordinanza sindacale con la quale si vieta la fermata dei veicoli su tutto il territorio comunale se effettuata al fine di contattare prestazioni sessuali a pagamento".

La Suprema corte chiarisce che il sindaco, secondo il testo unico degli enti locali, ha il potere di intervenire con provvedimenti contingibili e urgenti per prevenire gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana, nel rispetto dei soli principi generali dell’ordinamento. Una deroga alle normative primarie, che vale solo per provvedimenti limitati nel tempo. 

Nello specifico invece l’ordinanza, finita nel mirino dei giudici, riguardava l’intero territorio comunale, non era «a tempo» e, soprattutto, non rispondeva alla finalità di regolare la circolazione stradale, ma aveva lo scopo di bloccare la prostituzione.

Per la Cassazione si tratta di "un'ordinanza viziata da eccesso di potere", perché "il Comune non ha il potere di bloccare un'attività che non può considerarsi illecita, adducendo che si vuole tutelare la sicurezza del cittadino, in quanto si deborderebbe in una competenza esclusiva dello Stato a cui gli Enti locali non possono sostituirsi".

Mentre che l'attività di meretricio non sia illecita ma anzi rientri "nelle attività economiche, per cui non può esserne vietato l'esercizio se non attraverso una normativa statale", lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue (20.11.2001 causa C-268/99). 



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