2.500 bambini a Gaza tra la vita e la morte: l’appello disperato per un’evacuazione medica immediata - NOC Press

2.500 bambini a Gaza tra la vita e la morte: l’appello disperato per un’evacuazione medica immediata

Immagine generata con AI (Intelligenza Artificiale)


Nella Striscia di Gaza, un’emergenza umanitaria senza precedenti minaccia la vita di migliaia di bambini feriti durante il conflitto che da oltre 15 mesi devasta il territorio. Secondo il chirurgo traumatologico californiano Feroze Sidhwa, almeno 2.500 bambini rischiano di morire nelle prossime settimane se non verranno evacuati immediatamente per ricevere cure adeguate.

Alcuni stanno già perdendo la vita ogni giorno a causa della mancanza di trattamenti salvavita. La loro unica possibilità di sopravvivenza è il trasferimento in strutture sanitarie fuori dalla Striscia, dove possano accedere a cure specializzate. Ma il tempo stringe e l’inazione rischia di trasformare un'emergenza in una condanna silenziosa.

Un sistema sanitario al collasso e l’appello dell’ONU

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto un’evacuazione immediata per questi bambini, sottolineando l’urgenza della situazione dopo un incontro con un gruppo di medici statunitensi che hanno prestato servizio sul campo.

Sono profondamente colpito dalle testimonianze dei medici che hanno operato a Gaza. 2.500 bambini devono essere evacuati subito, con la garanzia che possano tornare alle loro famiglie e comunità”, ha dichiarato Guterres sui social media.

Già prima del cessate il fuoco del 19 gennaio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva denunciato la condizione disperata di oltre 12.000 palestinesi in attesa di evacuazione medica. Tra loro, i 2.500 bambini citati dal dottor Sidhwa rappresentano i casi più critici.

Questi bambini non hanno settimane di tempo. Alcuni stanno morendo oggi, altri moriranno domani. Ogni giorno senza aiuto significa nuove vittime”, ha dichiarato il chirurgo, che ha lavorato negli ospedali di Gaza tra marzo e aprile dello scorso anno.

Quando la sopravvivenza dipende da cure basilari

Molti dei bambini che oggi lottano tra la vita e la morte non avrebbero bisogno di cure complesse. Il dottor Sidhwa ha raccontato il caso di un bambino di tre anni con ustioni al braccio: la ferita era guarita, ma il tessuto cicatriziale aveva iniziato a comprimere i vasi sanguigni, mettendolo a rischio di amputazione. Un’operazione semplice potrebbe salvargli l’arto, ma senza intervento immediato perderà il braccio per sempre.

Questa storia non è un’eccezione, ma la regola in un sistema sanitario ormai al collasso, dove mancano attrezzature, medicine e personale qualificato.

Bambini amputati senza cure e il dramma di chi non può lasciare Gaza

Tra le testimonianze più strazianti c’è quella della dottoressa Ayesha Khan, medico d’urgenza presso lo Stanford University Hospital. Durante la sua missione a Gaza, tra novembre e gennaio, ha incontrato bambini mutilati che non hanno accesso a protesi né a programmi di riabilitazione.

Una delle immagini più drammatiche che ha condiviso è quella di due sorelline rimaste orfane dopo un bombardamento. Entrambe hanno perso gli arti e ora sono costrette a condividere una sedia a rotelle, senza alcuna prospettiva di recupero o assistenza.

L’unico modo per salvarle è evacuandole immediatamente per permettere loro di ricevere cure adeguate”, ha detto Khan.

Ma la burocrazia e le restrizioni di sicurezza rendono l’evacuazione un’impresa quasi impossibile. Attualmente, i regolamenti impongono che ogni bambino possa viaggiare con un solo accompagnatore. Questo ha creato situazioni strazianti, come quella di una zia che deve scegliere tra portare con sé il neonato che sta ancora allattando o accompagnare le nipoti ferite.

Come si può chiedere a una madre di fare una scelta simile?”, si chiede la dottoressa Khan.

L’appello dei medici: "Serve un meccanismo chiaro per le evacuazioni"

Mentre la diplomazia si muove lentamente, i medici che hanno operato a Gaza chiedono procedure di evacuazione rapide e trasparenti. Thaer Ahmad, medico del pronto soccorso di Chicago, ha sottolineato che il cessate il fuoco avrebbe dovuto garantire un meccanismo sicuro per i trasferimenti medici, ma nella realtà questo processo non è stato ancora attuato.

Nel frattempo, ogni giorno senza azione significa altre vite spezzate. I medici e le organizzazioni umanitarie continuano a chiedere un intervento immediato prima che la conta delle vittime aumenti inesorabilmente.

Mentre il mondo osserva, 2.500 bambini feriti attendono di sapere se avranno un futuro o se il loro destino sarà segnato dall’indifferenza.

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