Il caso di Don Paolo Piccoli: l'omicidio di monsignor Giuseppe Rocco e la lunga lotta legale - NOC Press

Il caso di Don Paolo Piccoli: l'omicidio di monsignor Giuseppe Rocco e la lunga lotta legale



A Trieste, il 25 aprile 2014, il corpo senza vita di monsignor Giuseppe Rocco, un sacerdote di 92 anni, viene trovato nella sua stanza nella Casa del Clero. La sua morte, che inizialmente sembrava naturale, nascondeva però un tragico segreto: il prelato era stato ucciso. Un omicidio che ha sconvolto la comunità locale e che solo dopo accurate indagini è stato ricondotto a un omicidio consumato tra le mura della stessa casa in cui il sacerdote viveva da tempo.

Il colpevole di questo crimine è stato identificato in un confratello di Rocco, Don Paolo Piccoli, un sacerdote che in passato aveva ricoperto il ruolo di parroco della chiesa di Santa Teresa. La motivazione dietro l’omicidio? Un furto. Piccoli, sorpreso dal monsignore mentre stava rubando alcune statuette religiose dalla sua stanza, avrebbe reagito in modo drammatico. Durante una colluttazione, don Piccoli avrebbe soffocato il sacerdote, chiudendo le vie respiratorie e strangolandolo, causando la sua morte.

La scena che si è presentata agli inquirenti, all'inizio, ha fatto pensare a una morte dovuta all'età avanzata e alle sue condizioni di salute. Ma qualcosa non tornava: le tracce di sangue ritrovate nella stanza e il racconto della perpetua, che aveva trovato il corpo di Rocco, hanno subito indirizzato gli investigatori verso un'altra verità. La donna aveva notato segni evidenti sul volto della vittima e l'assenza di una collanina d’oro che indossava solitamente, il che ha alimentato i sospetti.

Le indagini, che inizialmente sembravano non offrire molte risposte, hanno aperto la porta a un lungo e complesso iter giudiziario. La giustizia si è mossa con lentezza, ma determinazione. Solo nel marzo 2024 la Corte d’Assise d’Appello di Venezia ha confermato la condanna di Don Paolo Piccoli a 21 anni e 6 mesi di reclusione, chiudendo un processo che si è rivelato particolarmente arduo. La Cassazione, infatti, aveva dovuto annullare in precedenza una condanna a causa di vizi formali legati ad accertamenti tecnici, mai effettuati con il pieno rispetto delle procedure, e che erano stati contestati dalla difesa. Un colpo di scena che aveva riaperto la speranza per Piccoli di vedere riconosciuta la sua innocenza, ma la Corte d’Appello ha confermato la sua responsabilità, chiudendo definitivamente la vicenda.

In questo lungo percorso legale, che ha visto il sacerdote difendersi con fermezza e dichiararsi sempre innocente, la comunità cristiana, la sua parrocchia e chi lo conosceva si sono trovati di fronte a un conflitto tra fede, giustizia e verità. Un uomo di chiesa accusato di un crimine così grave, che ha scosso le certezze di molti. Il suo avvocato, però, continua a sostenere l’innocenza del suo assistito, sottolineando la difficoltà di un processo che ha visto la condanna arrivare dopo anni di battaglie legali.

Don Paolo Piccoli, al momento della lettura del verdetto, non era presente in aula. Ricoverato presso il Policlinico Gemelli di Roma, dove sta ricevendo cure per un intervento chirurgico, si trova sotto stretto controllo medico. Una fine triste per un uomo che, prima di questa tragedia, aveva dedicato la sua vita alla cura e alla guida spirituale di molti. La sua vicenda, però, lascia interrogativi non solo sul crimine commesso, ma anche sul destino di chi, in nome della fede, si trova a fronteggiare le sue ombre più oscure.

La conclusione di questa lunga battaglia legale sembra segnare la fine del caso, ma il dolore per le vite distrutte rimarrà. Monitore della giustizia, l’omicidio di monsignor Rocco, che ha scosso l’intera città, non è solo un episodio di cronaca nera: è la storia di un tradimento tra uomini di fede, una lezione amara sul confine sottile tra il sacro e il profano.

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