Lucera, il mistero della botola: tesoro archeologico scoperto dai Carabinieri - NOC Press

Lucera, il mistero della botola: tesoro archeologico scoperto dai Carabinieri



Una scoperta straordinaria ha scosso la tranquillità della campagna di Lucera, dove un’operazione di routine dei Carabinieri ha portato alla luce un vero e proprio tesoro archeologico nascosto in una botola segreta. L’intervento, nato come una normale perquisizione alla ricerca di armi o esplosivi, ha invece rivelato un patrimonio storico di inestimabile valore, sollevando interrogativi sulla sua origine e sulle mani che lo custodivano.

Una perquisizione che si trasforma in scoperta storica

L’operazione è scattata nei giorni scorsi, quando i militari della Compagnia di Lucera hanno fatto irruzione in una casa di campagna, in un’area isolata del territorio. Gli uomini dell’Arma, impegnati in attività di contrasto alla criminalità, non si aspettavano di trovarsi di fronte a una scoperta tanto insolita quanto preziosa.

Durante l’ispezione dei locali, l’attenzione dei Carabinieri è stata attirata da una botola ben nascosta nel pavimento del seminterrato. Aperto il varco, la sorpresa è stata enorme: all’interno del nascondiglio erano custoditi circa cinquanta reperti archeologici, tra cui anfore, piatti in ceramica finemente decorati, antichi vasellami e altri manufatti che sembrano appartenere a epoche lontane. Ma non solo: tra i reperti sono stati rinvenuti anche una spada e una baionetta, elementi che aggiungono ulteriore mistero alla vicenda.

Un tesoro senza spiegazione

L’uomo proprietario dell’abitazione, interrogato sul ritrovamento, non ha saputo fornire alcuna spiegazione plausibile sulla provenienza dei reperti né ha esibito documenti che ne attestassero la legittima detenzione. Questo ha spinto i Carabinieri a sequestrare l’intero materiale e a contattare immediatamente gli esperti della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio della Capitanata per un’analisi approfondita.

Gli archeologi intervenuti sul posto hanno confermato che gran parte degli oggetti sequestrati possiede un rilevante valore storico e culturale, trattandosi con tutta probabilità di manufatti appartenenti a civiltà antiche che un tempo abitavano la zona. L’ipotesi principale è che possano essere stati trafugati da scavi clandestini e immessi in un circuito illecito di compravendita.

Indagini in corso: un patrimonio da proteggere

Alla luce dei primi accertamenti, il proprietario dell’abitazione è stato denunciato a piede libero con l’accusa di ricettazione di beni culturali, ma le indagini sono ancora in corso per chiarire la reale provenienza della collezione e individuare eventuali complici o responsabili del traffico illecito.

Secondo le prime ipotesi investigative, i reperti potrebbero essere finiti in mani private dopo essere stati sottratti da un sito archeologico non ancora identificato. Il fenomeno degli scavi clandestini, purtroppo, rappresenta una piaga che continua a minacciare il patrimonio storico del nostro Paese, privando la collettività di pezzi di storia inestimabili.

Nonostante le evidenze raccolte, l’inchiesta si trova ancora nella fase preliminare e, come previsto dalla legge, l’indagato sarà considerato innocente fino a eventuale condanna definitiva.

Una vittoria per la tutela del patrimonio culturale

Il sequestro dei reperti rappresenta un importante successo per la tutela dei beni culturali e un monito per chiunque tenti di sottrarre alla collettività pezzi di storia inestimabili. Le autorità proseguiranno le indagini per accertare se esista un collegamento con altre reti di traffico illecito di reperti archeologici e per restituire, dove possibile, questi preziosi manufatti alla comunità scientifica e museale.

Intanto, il fascino del mistero aleggia ancora su questa vicenda: chi ha nascosto quel tesoro? E da quale epoca provengono realmente quei reperti? Domande che, con il proseguire delle indagini, potranno finalmente trovare risposta.

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