Elon Musk sfida Altman: maxi-offerta da 97,4 miliardi per OpenAI, ma la risposta è un colpo di genio - NOC Press

Elon Musk sfida Altman: maxi-offerta da 97,4 miliardi per OpenAI, ma la risposta è un colpo di genio




Elon Musk torna alla carica nel mondo dell'intelligenza artificiale con un’offerta senza precedenti: 97,4 miliardi di dollari per acquistare il controllo della non-profit che gestisce OpenAI, l’azienda che ha rivoluzionato il settore con ChatGPT. A rilanciare la notizia è il Wall Street Journal, secondo cui il patron di Tesla e SpaceX, tramite un consorzio di investitori, avrebbe formalmente avanzato la proposta al consiglio di amministrazione della società guidata da Sam Altman.

Una mossa che potrebbe ribaltare i piani di OpenAI, impegnata in una delicata trasformazione: da organizzazione senza scopo di lucro a colosso privato capace di attrarre investimenti miliardari e competere su scala globale. L’obiettivo di Altman? Una struttura aziendale completamente rinnovata, con una proiezione di spesa fino a 500 miliardi di dollari in infrastrutture tecnologiche, supportata dalla joint venture Stargate – un progetto che ha già ricevuto il placet della Casa Bianca sotto la presidenza Donald Trump.

Altman risponde su X: un colpo di genio per zittire Musk

Non è la prima volta che Musk e Altman si scontrano sul futuro dell’intelligenza artificiale, ma questa volta il botta e risposta è stato immediato e tagliente. La replica di Altman su X (ex Twitter) è stata tanto ironica quanto pungente:

"No grazie, ma se vuoi possiamo comprarci Twitter per 9,74 miliardi di dollari."

Una stoccata diretta all’acquisto della piattaforma da parte di Musk, avvenuto per 44 miliardi di dollari, ma che oggi ha un valore stimato ben inferiore. Un modo per dire: l’IA è il futuro, mentre X è un investimento che non ha dato i risultati sperati.

Musk: “OpenAI deve tornare alle sue radici”

L’interesse di Musk per OpenAI non è casuale: il miliardario è stato co-fondatore dell’azienda nel 2015, contribuendo a delineare una visione in cui l’intelligenza artificiale sarebbe stata open-source e accessibile a tutti. Tuttavia, nel 2019 si è allontanato dal progetto, accusando OpenAI di essersi allontanata dalla missione originale per diventare una società chiusa e orientata al profitto.

Ora, con questa mossa, Musk punta a riportare OpenAI “sulla retta via”. In una dichiarazione rilasciata attraverso il suo avvocato al Wall Street Journal, ha affermato:

OpenAI deve tornare a essere una piattaforma aperta e una forza per il bene comune, come era stata pensata all’inizio.”

L’offerta per il controllo della società arriva attraverso la sua startup xAI, nata nel 2023 per sviluppare sistemi di intelligenza artificiale alternativi a quelli di OpenAI e Google DeepMind. Ma Musk non è solo in questa battaglia: a sostenerlo c’è un consorzio di investitori che comprende Valor Equity Partners, Baron Capital, Atreides Management, Vy Capital e la società di venture capital 8VC, guidata da Joe Lonsdale, co-fondatore di Palantir.
OpenAI: il bivio tra profitto e etica

Il futuro di OpenAI è più incerto che mai. Se da un lato Altman è determinato a trasformarla in una società privata altamente competitiva, dall’altro la transizione è complessa e piena di interrogativi. La sussidiaria a scopo di lucro, creata nel 2019 per attrarre investimenti da giganti come Microsoft, sta per diventare il cuore pulsante dell’azienda, mentre la storica organizzazione no-profit manterrà una quota nella nuova entità commerciale.

Ma una delle questioni più spinose riguarda la valutazione economica della parte non-profit di OpenAI: quanto vale davvero? E come verrà regolata la sua influenza nella nuova struttura? Sono interrogativi cruciali che potrebbero ridefinire il destino della più avanzata intelligenza artificiale del mondo.

Nel frattempo, lo scontro tra Musk e Altman assume i contorni di una sfida tra due visioni opposte: da un lato il ritorno alle origini, dall’altro l’ambizione di costruire un impero tecnologico senza precedenti.

La partita è aperta, e il futuro dell’intelligenza artificiale potrebbe dipendere proprio dall’esito di questo braccio di ferro tra due giganti.

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