Quando pentirsi è di moda. Il boom dei pentiti nella mafia foggiana. Paura, business o pentimento? [Video Ascolto] - NOC Press

Quando pentirsi è di moda. Il boom dei pentiti nella mafia foggiana. Paura, business o pentimento? [Video Ascolto]




In un mondo che lotta per rialzarsi, la provincia di Foggia rimane imprigionata in una realtà cruda e spietata. Qui, da anni, si assiste alla lotta per la sopravvivenza in un territorio infestato dalla mafia, che non conosce limiti né scrupoli. Li chiamano mafiosi, li chiamano criminali, li chiamano boss, li chiamano "la famiglia", ma per noi e per il resto dei cittadini, sono solo vili, codardi e vigliacchi. Eppure, oggi, in un paradosso che fa rabbrividire, vediamo anche questi stessi criminali bussare alle porte della giustizia, chiedendo clemenza attraverso il pentimento, un atto che si sta trasformando sempre più in una scelta conveniente, più che in una vera redenzione.

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La mafia foggiana e i suoi “lavori sporchi”

Mafiosi e criminali foggiani non si sono limitati a terrorizzare, uccidere, intimidire o devastare le vite degli innocenti. Hanno arricchito le loro tasche con il sudore di chi lavora onestamente, estorcendo e applicando il pizzo e affermando un controllo insostenibile su ogni aspetto della vita economica e sociale. La loro azione è stata una contaminazione che ha ridotto il Tavoliere da un tempo ricco e prospero a una terra di miseria, dominata dal sangue, dalla droga e dalla violenza.

Eppure, malgrado il potere che si vantano di avere, c'è un aspetto che sfugge loro: anche loro hanno famiglie, anche loro hanno figli. E questi figli, malgrado tutto, sono destinati a vivere nell'ombra del crimine e, in molti casi, a vergognarsi di ciò che i loro padri rappresentano. Paradossalmente, molti di loro scelgono di studiare legge, aspirando a diventare avvocati o magistrati. Non sempre per rompere la catena della criminalità, ma a volte per perpetuare l’attività criminale, difendendo padri che lucrano sul dolore degli altri.

Il pentimento: una scelta di convenienza

Nell’ombra di questa violenza e miseria si inserisce un fenomeno che, se da un lato potrebbe sembrare una speranza per la giustizia, dall’altro tradisce la realtà delle cose: il pentimento. La mafia foggiana è ormai diventata un "business" nel quale anche il collaboratore di giustizia ha il suo prezzo.

Lo Stato italiano, infatti, offre diversi vantaggi a chi decide di collaborare. Tra questi, la riduzione della pena è la più conosciuta, ma non meno importante è il programma di protezione, che garantisce la sicurezza dei collaboratori e delle loro famiglie, incluso il trasferimento in località segrete e il cambio di identità. Per chi collabora, c'è anche un sostegno economico che va da 1.000 a 1.500 euro al mese, con un extra per ogni familiare convivente. Tutti questi benefici, insieme all’assistenza legale e sanitaria, fanno della scelta di pentirsi una via sempre più percorribile per chi, una volta, seminava morte e paura.

Un business che paga bene

Oggi, quindi, pentirsi non è solo un atto di coscienza, ma un'opzione che offre molti vantaggi economici e pratici. In questo modo, ciò che prima era un atto di coraggio o di rimorso, diventa una scelta vantaggiosa per chi ha costruito la sua fortuna sulle rovine altrui. La mafia foggiana ha imparato che, oltre alla violenza, c’è anche un’altra forma di "guadagno": quella della collaborazione con lo Stato, che consente di ottenere la libertà, una nuova identità, e addirittura un sostegno economico che, se gestito bene, può essere un futuro migliore.

La farsa del pentimento

Se da un lato ci sono i collaboratori che veramente si pentono e cercano di rimediare al male che hanno fatto, dall’altro ci sono coloro che vedono il pentimento come un semplice escamotage per sfuggire alla giustizia. Il problema, però, è che chi ha una mente astuta sa come manipolare il sistema. E così, si arriva a un punto in cui il pentimento non è più una questione di redenzione, ma un altro business da sfruttare a proprio favore.

Questo sistema corrotto fa sì che la giustizia rischi di diventare una farsa, dove i carnefici possono trasformarsi in vittime per ottenere trattamenti di favore. È giusto che chi ha macchiato le proprie mani di sangue venga premiato con una vita migliore solo per aver deciso di collaborare? Oppure, siamo di fronte a un meccanismo che favorisce la criminalità, alimentandola, anziché debellarla?

Il confronto con la realtà

In tutto questo, la popolazione innocente continua a subire in silenzio, terrorizzata dalla criminalità che permea ogni aspetto della vita quotidiana. Le persone, seppur stanche, continuano a vivere in un'ombra, nella speranza che la giustizia possa davvero prevalere. Eppure, il sistema di protezione e i vantaggi economici per i pentiti alimentano una riflessione amara: dove finisce la giustizia e dove inizia l’opportunismo? Dove sta il confine tra vero pentimento e semplice calcolo?

La necessità di una vera redenzione

Nonostante tutto, c’è ancora speranza. Ci sono giovani che scelgono di vivere senza l’ombra del crimine, che studiano per distruggere il sistema mafioso dall’interno. E ci sono cittadini che lottano ogni giorno per una Capitanata migliore, che non si piega al silenzio o alla complicità, ma che al contrario si alza per chiedere giustizia. La cultura della legalità deve crescere, perché solo attraverso di essa possiamo sperare di spezzare le catene della mafia che affliggono questa terra.




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