Rischio di impunità in aumento: 79 Paesi si oppongono alle sanzioni di Trump contro la CPI, ma l'Italia resta fuori
Settantanove nazioni, tra cui le principali potenze europee come Germania, Francia e Spagna, oltre al Regno Unito, hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta contro le sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Corte Penale Internazionale (CPI). Secondo il documento, queste misure mettono a rischio la lotta contro i crimini più gravi e minano le basi dello Stato di diritto internazionale, compromettendo la stabilità e la sicurezza globale. L’Italia, diversamente da molti suoi alleati europei, ha scelto di non aderire alla dichiarazione.
L'iniziativa è stata lanciata da cinque Paesi promotori – Slovenia, Lussemburgo, Messico, Sierra Leone e Vanuatu – e ha ottenuto il sostegno di circa due terzi degli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma, il trattato fondativo della CPI. Tra i firmatari figurano quasi tutti i membri dell’Unione Europea, inclusi Paesi come Francia, Germania, Belgio, Irlanda, Svezia, Danimarca, Portogallo, Austria e molti altri, oltre al Canada e al Regno Unito.
La presidente della CPI, Tomoko Akane, ha espresso profondo disappunto per l’ordine esecutivo firmato dal presidente statunitense Donald Trump, definendolo un attacco senza precedenti all’indipendenza della Corte. Ha inoltre sottolineato come queste misure rappresentino una minaccia diretta alla giustizia internazionale e ai diritti delle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità.
Sul fronte opposto, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha elogiato la decisione dell’amministrazione Trump, descrivendo la CPI come un’organizzazione "scandalosa e corrotta" e ringraziando gli Stati Uniti per il loro supporto a Israele, inclusa la recente approvazione di un pacchetto di aiuti militari.
In Italia, la mancata adesione alla dichiarazione ha suscitato polemiche. L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha criticato il governo per la sua posizione, accusandolo di indebolire l’immagine del Paese e di compromettere il rispetto degli obblighi internazionali. "Non possiamo permettere che l'Italia si renda complice di un’erosione della giustizia internazionale. Il governo firmi subito o spieghi ai cittadini il motivo di questo preoccupante arretramento", ha dichiarato Conte.
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