Romania nel caos: il presidente Iohannis si dimette tra crisi politica e tensioni sociali
La Romania si trova nel pieno di una crisi politica senza precedenti, con un futuro incerto e istituzioni in difficoltà nel garantire stabilità . Il paese, già provato da anni di tensioni interne, si è trovato di fronte a una svolta drastica dopo l'annullamento delle elezioni presidenziali da parte della Corte costituzionale. L'inaspettata decisione ha scatenato un'ondata di malcontento, aprendo scenari imprevedibili per il sistema democratico romeno.
In questo contesto turbolento, il presidente Klaus Iohannis ha annunciato le proprie dimissioni, sorprendendo persino i suoi più stretti alleati politici. Una decisione che arriva mentre il Parlamento si apprestava a discutere l’indizione di un referendum per la sua rimozione. Con un discorso dai toni solenni, Iohannis ha spiegato la sua scelta come un atto di responsabilità per evitare al Paese ulteriori scossoni:
"Un passo necessario per liberare la Romania da una crisi politica dannosa e senza senso. Il mio mandato terminerà il 12 febbraio. Che Dio protegga la Romania."
L'uscita di scena di Iohannis segna la fine di un'epoca: primo presidente romeno appartenente alla minoranza sassone della Transilvania, ha guidato il Paese dal 2014. Il suo mandato, inizialmente caratterizzato da un rafforzamento del ruolo della Romania in Europa e nella NATO, si è progressivamente complicato a causa di una serie di crisi politiche interne, scandali e difficoltà economiche.
Un’elezione cancellata e il peso dell’ingerenza russa
Le dimissioni del presidente arrivano dopo l'annullamento delle elezioni presidenziali dello scorso novembre, che avevano visto la vittoria a sorpresa di Calin Georgescu, esponente dell'estrema destra. La Corte costituzionale ha invalidato il voto denunciando gravi irregolarità nei finanziamenti della campagna elettorale e il forte intervento della Russia a sostegno del candidato ultraconservatore, noto per le sue posizioni euroscettiche e contrarie agli aiuti militari all’Ucraina.
L’annullamento ha scatenato la rabbia dei sostenitori di Georgescu e delle forze nazionaliste, che hanno definito il verdetto un "colpo di stato" orchestrato dai poteri europei. La tensione è culminata in proteste accese: una manifestazione a Bucarest, inizialmente pacifica, è presto degenerata in scontri con la polizia, che ha dovuto disperdere i gruppi più violenti con l’uso di gas lacrimogeni.
Un paese diviso tra incertezza e instabilitÃ
La Romania vive una fase di profonda frammentazione politica e sociale. Da un lato, i partiti tradizionali faticano a ricostruire la fiducia dell'elettorato; dall'altro, le forze di estrema destra guadagnano terreno, sfruttando il malcontento popolare e le difficoltà economiche.
A livello istituzionale, la Costituzione prevede che, in caso di dimissioni del presidente, il ruolo venga assunto temporaneamente dal presidente del Senato, attualmente Ilie Bolojan, esponente del Partito Liberale. Se questi dovesse rinunciare, il compito passerebbe al presidente della Camera dei deputati, il socialdemocratico Ciprian Constantin Serban. Tuttavia, con il clima politico sempre più incandescente, anche questa transizione potrebbe rivelarsi problematica.
Uno scenario incerto verso le nuove elezioni
Le elezioni presidenziali sono state riprogrammate per il 4 maggio, ma il Paese si avvicina a questa scadenza in una situazione di estrema fragilità . Due sono le principali preoccupazioni per il futuro: il crescente consenso verso i movimenti di estrema destra, che potrebbe influenzare l’esito del voto, e la cronica instabilità politica, che da anni impedisce la formazione di governi solidi e duraturi.
In questo contesto, la Romania si trova a un bivio: riuscirà a ricostruire la fiducia nelle istituzioni e a garantire un futuro stabile, o rischia di precipitare in una crisi ancora più profonda? Le prossime settimane saranno decisive per capire quale direzione prenderà il Paese.
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