Maltempo in Toscana. Il climatologo Massimiliano Fazzini interviene sugli eventi di queste ore - NOC Press

Maltempo in Toscana. Il climatologo Massimiliano Fazzini interviene sugli eventi di queste ore

(immagine di repertorio)

Cosa dunque è cambiato evidenziando che la Primavera è la seconda stagione ampiamente più piovosa? E sulla catena Appenninica nevica solo sulle vette?

Risponde il climatologo Massimiliano Fazzini.

“Cosa è cambiato più in dettaglio nel quadro climatologico dinamico del bacino mediterraneo nella stagione primaverile? Innanzitutto, occorre evidenziare che la Primavera è la seconda stagione mediamente piu piovosa dopo l’Autunno ma è stata sempre caratterizzata da fenomenologie meteoriche piu irregolari e brevi, quasi ad anticipare il comportamento pluviometrico dell’estate mediterranea. Ma ciò che risulta ancora piu evidente e confermato dai dati dell’appena concluso inverno meteorologico – ha continuato Fazzini - è che in particolare sulla catena appenninica “non nevica piu” o meglio ancora nevica “solo sulle vette” .

Sino alla fine del XX secolo, ad esempio, anche sugli Appennini si poteva sciare sino a Pasqua; ora, se non si ricorreresse all’innevamento tecnico, difficilmente ciò potrebbe avvenire. Oltretutto, anche in occasione delle nevicate “tardive”, peraltro sempre piu frequenti, il manto nevoso rimane al suolo brevemente, a causa di una repentina ablazione sino alle quote piu elevate. Negli ultimi anni, in aprile - maggio, anche sui grandi massicci montuosi dell’Italia centrale, la neve “resiste estesamente” solamente sulle vette. Quindi, se sino a qualche anno fa precipitazioni abbondanti come quelle registrate nelle ultime 48 ore sui crinali dell’Appennino tosco –emiliano – romagnolo erano quasi sempre a carattere nevoso sino alle quote medie – e dunque la risposta idraulica era meno “impulsiva“, ora piove anche sulle cime e dunque tutta l’acqua precipitata sotto forma di precipitazione arriva ruscellando rapidamente e quasi totalmente nei bacini idrografici , con gli effetti deleteri osservati nella giornata di ieri.

Fa parte, tutto ciò, dell’estremizzazione climatica derivante dal sovra evidenziato incremento delle temperature – dell’aria ma anche dell’acqua e del suolo” e dunque, senza molti giochi di parole, urge sempre di più intervenire con opere idrauliche – se necessario anche di notevole magnitudo – per mitigare il rischio associato. Ricordiamoci che se non fosse stato realizzato il tanto criticato “bilancino”, Firenze ieri sarebbe probabilmente andata “sott’acqua”. I tempi delle prevenzione del rischio sono morti e sepolti, ora si deve agire e basta, in particolare sui cosiddetti “bacini minori” . Pena, la sempre maggiore probabilità di perdita di beni e soprattutto di vite umane”.

Il geologo Francesco Stragapede, Coordinatore della Società Italiana di Geologia Ambientale – sezione Toscana, è sui posti!

“Dopo l'evento alluvionale sono emerse le principali problematiche del territorio con fossi campestri incapaci di smaltire le acque, una rete idrografica inadeguata, una rete fognaria poco efficiente, che ha prodotto diffusi allagamenti con l'inagibilità di moltissime abitazioni, estese aree urbane e diverse infrastrutture di collegamento, oltre a moltissime instabilità di versante ed edifici di valore storico.

Manutenzione disorganica dei sistemi di regimazione – ha dichiarato Francesco Stragapede, Coordinatore della Società Italiana di Geologia Ambientale – sezione Toscana - interventi strutturali programmati da decenni in attesa di realizzazione, progressiva urbanizzazione senza interventi di superamento delle locali criticità, inadeguata valutazione dei rischi negli strumenti di pianificazione e l'assenza di una programmazione del loro superamento costituiscono la base del progressivo dissesto idrogeologico che coinvolge sia il tessuto urbano che quello produttivo mettendo a dura prova il tessuto culturale e sociale del territorio”. 
 
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