Carceri al collasso: i reati minori che non dovrebbero portare alla detenzione
Di Redazione NOCPress
Mentre le celle si riempiono oltre il limite della dignità umana, la giustizia italiana continua a incarcerare anche per reati minori. A marzo 2025, i detenuti nelle carceri italiane hanno superato quota 61.000, a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 51.000 posti. Un sovraffollamento strutturale che mette in crisi non solo il sistema penitenziario, ma anche l’idea stessa di rieducazione.
Dentro le celle: chi c'è davvero?
I dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria parlano chiaro. I reati più diffusi tra i detenuti italiani sono:
-
Spaccio di sostanze stupefacenti (oltre il 30%)
-
Furti e rapine (circa il 20%)
-
Reati contro la persona, come lesioni o maltrattamenti
-
Reati contro il patrimonio, come truffe o danneggiamenti
Un dato su tutti fa riflettere: un detenuto su tre è in attesa di giudizio. In molti casi, si tratta di soggetti che alla fine non verranno neanche condannati o riceveranno pene lievi.
Un caso emblematico: Enrico, 22 anni, in carcere per uno spinello e 30 euro
Nel 2023, Enrico (nome reale), un ragazzo di 22 anni incensurato, viene fermato alla stazione di Napoli con una bustina contenente meno di un grammo di hashish e 30 euro in contanti. L'accusa: spaccio. Nonostante il giudice riconosca la minima entità del fatto, il giovane viene rinchiuso per oltre due mesi in attesa del processo, in una cella sovraffollata. Alla fine, riceve una condanna sospesa e viene rimesso in libertà . Un’esperienza che ha segnato la sua vita: ha perso il lavoro, la casa in affitto e soffre oggi di disturbi legati all’ansia.
Il suo non è un caso isolato. Secondo l’Associazione Antigone, ogni anno centinaia di giovani finiscono in carcere per episodi simili, spesso riconducibili più al consumo personale che a un reale traffico di stupefacenti.
Reati minori, soluzioni concrete
La chiave per svuotare le carceri senza mettere a rischio la sicurezza è una seria politica di depenalizzazione selettiva. Alcuni reati, se commessi senza violenza, potrebbero essere trattati con sanzioni alternative:
-
Spaccio lieve e occasionale→ Lavori socialmente utili, programmi di disintossicazione.
-
Furti non aggravati e senza armi→ Risarcimento del danno, affidamento ai servizi sociali.
-
Guida in stato di ebbrezza senza sinistri→ Ritiro patente, formazione obbligatoria, lavori pubblici.
-
Reati fiscali minori→ Confisca del profitto, rateizzazione e rientro nel circuito economico legale.
-
Violazioni amministrative dell’immigrazione→ Percorsi di regolarizzazione e inserimento, senza passare dal carcere.
Dalla punizione alla rieducazione
Il sistema offre già strumenti alternativi, ma sono sottoutilizzati:
-
Affidamento in prova
-
Detenzione domiciliare
-
Lavori di pubblica utilitÃ
-
Giustizia riparativa
Occorre una riforma organica che li renda strutturali, non eccezioni. Anche perché il carcere, così com’è, non rieduca: il tasso di recidiva sfiora il 70% per chi sconta la pena in carcere, ma crolla sotto il 20% per chi accede a misure alternative.
Quanto ci costa tutto questo?
Ogni detenuto costa allo Stato oltre 140 euro al giorno, per un totale di circa 3 miliardi l’anno. Eppure, la vera sicurezza sociale non sta nel tenere chiusi i cancelli, ma nell’aprire strade di reinserimento.
Nessun commento:
Lascia un commento. Sarà cura della Redazione a pubblicarlo in base alle leggi vigenti, che non violino la persona e cose altrui. Grazie.