Italia tra povertà, ricchezza e debiti: il paradosso italiano tra emergenza sociale e risposte istituzionali
Di Redazione-NocPress
Il Supporto Formazione Lavoro e le sue Incongruenze di fronte alla realtà della povertà italiana
Nel cuore dell’Europa, l’Italia vive un paradosso difficile da ignorare: mentre da un lato si moltiplicano i segnali di un’emergenza sociale, dall’altro le risposte istituzionali faticano a essere davvero efficaci. Uno degli strumenti più discussi in questi mesi è il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL), introdotto dal Governo come misura sostitutiva del Reddito di Cittadinanza, con l'obiettivo dichiarato di accompagnare i cittadini verso un reinserimento nel mondo del lavoro. Ma funziona davvero?
1. Le incongruenze del Supporto Formazione Lavoro
Il SFL è stato pensato come un aiuto economico condizionato alla partecipazione a percorsi formativi e all’attivazione lavorativa. Ma qui iniziano le storture:
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Accesso macchinoso: molte persone segnalano difficoltà tecniche nell’accesso al portale SIISL, l’unico canale per presentare domanda.
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Tempi di attesa lunghissimi: i pagamenti arrivano con mesi di ritardo, vanificando l’impatto sociale immediato della misura.
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Percorsi di formazione spesso assenti o inadeguati: in molte province italiane mancano del tutto offerte formative reali o utili, trasformando la misura in una semplice attesa passiva.
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Esclusione di migliaia di persone: chi ha anche un solo familiare a carico o vive in condizioni di fragilità non rientra nei criteri e rimane senza alcun tipo di sostegno.
È evidente che una misura concepita per formare e rilanciare le persone nel mondo del lavoro si sta rivelando, in molti casi, un provvedimento inefficace e scollegato dalle vere esigenze del territorio.
2. I numeri della povertà: una fotografia impietosa
Secondo l’ISTAT, nel 2023 in Italia vivevano in povertà assoluta circa 5,7 milioni di individui, pari al 9,7% della popolazione. Se consideriamo le famiglie, il dato è ancora più chiaro: oltre 2,2 milioni di nuclei familiari, cioè l’8,4% del totale, non riescono a coprire il minimo indispensabile per vivere con dignità.
Questo vuol dire che quasi 1 italiano su 10 non può permettersi cibo a sufficienza, medicine, riscaldamento o spese scolastiche per i figli.
3. Ricchezza concentrata: pochi con tanto, molti con poco
Al polo opposto, si trova una ristretta élite: secondo il Boston Consulting Group, nel 2023 l’Italia contava 457.000 milionari (meno dell’1% della popolazione), con 2.300 super-ricchi che detengono patrimoni superiori ai 100 milioni di dollari.
La ricchezza complessiva detenuta da questi individui sfiora i 2.600 miliardi di euro, un’enormità se confrontata con la fragilità economica di milioni di famiglie.
4. Il peso dei debiti sulle famiglie italiane
Parallelamente, cresce l’indebitamento: le passività familiari ammontano a circa 900 miliardi di euro, una cifra destinata ad aumentare secondo le stime degli analisti. Le cause? Il caro vita, i mutui, i rincari energetici e l’inflazione che continua a erodere il potere d’acquisto, costringendo sempre più persone a vivere sopra le proprie possibilità, spesso ricorrendo al credito per coprire spese essenziali.
Conclusione – Il grande vuoto delle politiche sociali
La combinazione di questi dati disegna un’Italia spaccata in due: da un lato chi non riesce a sopravvivere, dall’altro chi detiene una ricchezza fuori scala. In mezzo, un sistema istituzionale che, nonostante gli sforzi, continua a produrre misure inefficaci, troppo spesso pensate da chi non conosce davvero la quotidianità della povertà.
Il Supporto Formazione Lavoro, nelle intenzioni, poteva essere un ponte tra disagio e rinascita. Nella pratica, si sta rivelando un ennesimo buco nell’acqua.
Serve molto di più: ascolto, concretezza e un cambio di paradigma. Perché la povertà non si combatte solo con le norme, ma con la comprensione profonda di cosa significhi davvero viverla.
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