"Falli tuoi". Egoismo sessuale: come il potere maschile distrugge la connessione intima
Luca aveva sempre avuto un certo fascino, quel tipo di magnetismo che lo rendeva il centro dell'attenzione in ogni stanza in cui entrava. Anna lo trovò irresistibile fin dal primo incontro. Lui parlava con sicurezza, la sua voce profonda e calda faceva pensare che fosse in grado di risolvere qualsiasi problema, di avere il controllo su tutto, anche sulle emozioni degli altri. Ma il suo carisma si rivelò presto una maschera ben costruita.
Nei primi tempi della relazione, Anna si sentiva speciale. Ogni parola di Luca sembrava una dichiarazione d’amore, ogni gesto un atto di protezione. La sessualità tra loro era intensa, vibrante. Ma, a mano a mano che passava il tempo, Anna iniziò a percepire una discrepanza tra ciò che Luca voleva da lei e ciò che lei desiderava realmente. Ogni incontro sessuale sembrava seguire uno stesso copione: Luca sempre al centro, sempre impegnato a cercare la sua soddisfazione. Lei era spesso un accessorio, una presenza che sembrava esserci solo per convalidare la sua egocentricità .
Anna tentava di parlare. Lo faceva con dolcezza, con l'intenzione di non ferirlo, ma soprattutto per fargli capire che anche lei aveva desideri, emozioni, necessità . Ma Luca non sembrava mai realmente ascoltarla. Quando lei cercava di condividere i suoi bisogni, lui rispondeva con frasi come: "Non è così importante, vedrai che la prossima volta andrà meglio". Ogni volta che Anna cercava di esprimere il suo malessere, lui minimizzava, mettendo in dubbio la sua percezione. “Ma dai, non è niente. Sei sempre così emotiva.”
Questa forma di gaslighting, il tentativo di farla dubitare della sua realtà , era diventata un meccanismo sempre più evidente. Luca non voleva davvero capire il punto di vista di Anna; per lui, l'intimità era una performance che doveva convalidare la sua superiorità , il suo potere sulla situazione. La sessualità , per lui, non era una danza reciproca di scambio emotivo e fisico, ma una scena da regista in cui il suo piacere era l’unico risultato valido.
Anna iniziò a sentirsi sempre più isolata. La sua sessualità , che inizialmente era stata una fonte di gioia e connessione, diventò un peso, un campo di battaglia dove le sue necessità non venivano mai ascoltate. Iniziò a sentirsi un corpo senza valore, un oggetto attraverso cui Luca potesse esprimere il proprio ego. La sua autostima cominciò a sgretolarsi. Ogni volta che si trovava a letto con lui, non riusciva a scacciare la sensazione di essere una spettatrice di se stessa, persa nella ricerca di una connessione che non c'era mai.
Ciò che la feriva di più, però, non era la disconnessione fisica, ma la totale assenza di interesse da parte di Luca per ciò che lei provava. Lui non la vedeva davvero. Non si curava di esplorare ciò che poteva renderla felice o soddisfatta. Vedeva la sessualità come una zona di conquista, non come un legame emotivo. Ogni atto, ogni carezza, ogni parola sembrava avere il solo scopo di farlo sentire desiderato, amato, potente.
Anna cominciò a pensare a come la sua vita sessuale fosse diventata un atto di pura obbedienza, non un atto di desiderio reciproco. Si rendeva conto che l’amore che aveva cercato di costruire con Luca non era mai stato genuino. Luca non la stava amando; stava solo amando se stesso attraverso di lei. E quel vuoto si faceva sempre più evidente.
Alla fine, Anna prese una decisione. Si separò da lui. Non fu una decisione facile, ma fu una necessità per la sua crescita. In quel momento, Anna comprese che il vero amore, e anche la vera sessualità , si fondano sull’empatia, sulla connessione, sul rispetto dei desideri dell’altro. Luca non era un uomo che avrebbe potuto amare davvero, almeno non nel modo di cui lei aveva bisogno.
La storia di Anna e Luca non era solo una storia di un amore finito, ma di una consapevolezza che per poter amare, bisogna prima imparare a rispettare. E per farlo, è fondamentale capire che l’egoismo non ha spazio in una relazione sana. Il sesso, come ogni altro aspetto dell'intimità , deve essere un atto di reciproca cura, non un campo di battaglia dove uno dei due deve sempre uscire vincitore.
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