Netanyahu assente ai funerali di Papa Francesco: oltre il conflitto col Papa, pesa l'ombra di un mandato d'arresto
L’assenza del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu dagli appuntamenti internazionali più delicati di queste settimane ha sollevato più di una domanda. Alcuni organi di stampa si sono affrettati a liquidare il caso come una conseguenza di tensioni diplomatiche con la Santa Sede, dopo alcune prese di posizione pubbliche di Papa Francesco sul conflitto israelo-palestinese. Ma la realtà dietro le quinte appare molto più complessa — e forse anche molto più imbarazzante.
Fonti riservate e analisti politici concordano: sull’uomo forte di Israele pende un mandato d’arresto internazionale. Una prospettiva che lo costringe, di fatto, a limitare drasticamente i suoi spostamenti fuori dai confini nazionali. Secondo indiscrezioni provenienti da ambienti giudiziari, l'iniziativa sarebbe stata avviata da corti internazionali e da procure di alcuni Paesi europei, alla luce delle recenti operazioni militari a Gaza e delle accuse di crimini di guerra.
In questo scenario, l’ipotetico “conflitto” con il Pontefice diventa un alibi utile — una narrazione più gestibile per l’opinione pubblica — rispetto alla realtà di un premier che rischia l’arresto appena mette piede all’estero.
La situazione pone Israele davanti a una sfida senza precedenti: la credibilità internazionale di Netanyahu è in bilico, e con essa il prestigio diplomatico dello Stato ebraico in un momento storico in cui il sostegno internazionale è quanto mai essenziale.
Non è solo un affare di equilibri politici tra leader. È una crepa profonda nell'architettura della diplomazia globale.
E mentre nei palazzi del potere si preferisce parlare di "incidenti diplomatici", fuori dai riflettori prende forma un nuovo scenario di isolamento.
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