Putin tende la mano all’Ucraina: spiragli di pace dopo anni di guerra [Editoriale] - NOC Press

Putin tende la mano all’Ucraina: spiragli di pace dopo anni di guerra [Editoriale]





La notizia

Dopo anni di silenzio diplomatico e fuoco incrociato, Vladimir Putin rompe gli indugi: il presidente russo si dice pronto ad aprire un canale diretto con l’Ucraina. Un segnale che, seppur ancora fragile, lascia intravedere la possibilità di un cambio di rotta nel conflitto che da oltre due anni insanguina l’Europa orientale.

L’annuncio è arrivato dopo la tregua pasquale di 30 ore, un cessate il fuoco breve ma sorprendente, rispettato da entrambe le parti. A margine di questo momento di pausa, Putin ha dichiarato alla televisione di Stato che Mosca rimane aperta a qualsiasi proposta di pace, auspicando lo stesso atteggiamento da parte di Kiev.

A rafforzare le parole del Cremlino è intervenuto anche Dmitry Peskov, portavoce ufficiale del presidente russo. “Il capo dello Stato ha parlato chiaramente: si può e si deve discutere, anche in maniera bilaterale, per evitare che siano i civili a pagare il prezzo più alto”, ha spiegato ai giornalisti, lasciando intendere che l’opzione negoziale è tornata sul tavolo.

Nel frattempo, da Oltreoceano, è emersa una proposta avanzata dall’ex presidente USA Donald Trump. Il piano, secondo fonti diplomatiche, prevederebbe un riconoscimento della Crimea come territorio russo, l’impegno a non far entrare l’Ucraina nella NATO e il congelamento delle linee del fronte nelle posizioni attuali. Un compromesso pensato per disinnescare l’escalation e avviare un confronto formale.

Ma la risposta di Kiev non è scontata. Il presidente Volodymyr Zelensky, pur restando al centro della scena internazionale, si muove in sinergia con i suoi consiglieri britannici, che mantengono una posizione più rigida. Il governo di Londra, oggi guidato da Keir Starmer, ha più volte ribadito il proprio impegno nel sostenere l’Ucraina fino al completo ripristino della sua sovranità territoriale.

In questo clima teso ma in evoluzione, le parole di Putin rappresentano una novità significativa. Resta da capire se si tratti di un’apertura sincera o di una mossa strategica in un gioco geopolitico sempre più complesso.

Ma una cosa è certa: dopo anni di missili, distruzione e diplomazia congelata, anche un piccolo segnale di dialogo può accendere una speranza.


Editoriale 

La pace come strategia: quando le parole di Putin parlano al mondo (più che a Kiev)

di Redazione NOCPress 

L’annuncio di Vladimir Putin, che si dice pronto a trattare direttamente con l’Ucraina, arriva in un momento tutt’altro che casuale. La breve tregua pasquale ha fatto da cornice simbolica a un messaggio che non è solo militare o diplomatico, ma soprattutto strategico e mediatico.

Putin non parla (solo) a Volodymyr Zelensky, né tantomeno al popolo ucraino. Parla al mondo occidentale. Lancia un messaggio ai Paesi europei stanchi di sostenere una guerra che si trascina senza prospettive chiare, ai governi tentennanti, all’opinione pubblica internazionale sempre più divisa. E, soprattutto, parla agli Stati Uniti, dove si affaccia con forza il ritorno di Donald Trump sulla scena, con una proposta di pace che – pur discutibile nei contenuti – punta a smuovere lo stallo.

È in questa cornice che va letta l’apertura russa: non tanto come un reale cambio di paradigma, quanto come una manovra per prendere l’iniziativa nel gioco della narrazione globale. Offrire il volto del negoziatore serve a isolare chi rifiuta il dialogo, a trasformare l’intransigenza altrui in debolezza politica.

L’Ucraina, da parte sua, si trova in un equilibrio delicatissimo: logorata da un conflitto senza fine, sorretta dagli aiuti ma anche condizionata da equilibri internazionali che non controlla pienamente. Zelensky è stretto tra la propria volontà di resistere e le agende geopolitiche dei suoi alleati. In primis quella britannica, che con il nuovo governo di Keir Starmer si dimostra tutt’altro che incline al compromesso con Mosca.

La storia insegna che le guerre finiscono sempre attorno a un tavolo. Ma quel tavolo, oggi, è ancora troppo lontano. E le parole di Putin, per quanto sorprendenti, non bastano a colmare la distanza. Servono gesti concreti, rinunce reciproche, e una volontà di pace che vada oltre la propaganda.

Intanto, resta il segnale. E in un tempo in cui anche i segnali sono merce rara, val la pena osservarli, analizzarli, e prepararci a un futuro che – prima o poi – dovrà trovare un’altra strada. Perché nessuna guerra può durare per sempre.

Nessun commento:

Lascia un commento. Sarà cura della Redazione a pubblicarlo in base alle leggi vigenti, che non violino la persona e cose altrui. Grazie.