Stop al femminicidio. A Foggia piazza Giordano sit-in di studentesse e studenti - NOC Press

Stop al femminicidio. A Foggia piazza Giordano sit-in di studentesse e studenti


Troppe morti, troppe donne uccise dall’ossessione e prepotenza maschile, troppi femminicidi. È il dato che emerge nelle cronache, quelle quotidiane, dai report di ministeri, forze di polizia, associazioni. Dati che aumentano e, con tutte le manifestazioni e inviti alla denuncia, non diminuiscono. Manca la cultura della legalità, del rispetto, della diversità, della parità.

 

Lunedì 28 aprile 2025, a Foggia, l’ennesima, giusta, manifestazione contro il femminicidio. A scendere in piazza Giordano è stato il comitato spontaneo autogestito studentesco dell'istituto XY, organizzando un sit-in. Tante donne e tanti striscioni, molti con “inviti” forti, come fanno le nuove generazioni, ma decisi a far emergere il problema, non un problema, alla denuncia, a far aprire gli occhi a chi li chiude, a chi gira la testa dall’altra parte, a chi tace, a dar forza a chi ha paura e far comprendere alle nuove generazioni che il pericolo è dietro l’angolo, spesso di casa.  

 

Il sit-in ha attirato l’attenzione di chi era lì, di chi passeggiava e fermandosi ha potuto conoscere il dramma, sperando di averlo compreso. A parlare sono state le studentesse, focalizzando il fenomeno della violenza sessuale, di genere. «Chiediamo educazione sessuo-affettiva a partire dalla tenera età, ma questo non esclude che vogliamo la vogliamo anche per le generazioni passate», l’intervento della studentessa Miryam Pellegrino.

 


Il Manifesto

Buonasera a tutte e tutti, quest'oggi siamo riuniti in questa piazza per parlare di un tema doloroso ed estremamente attuale: i femminicidi e il sistema che li rende possibili: il patriarcato. Un sistema che permea la nostra società, che regola l'assegnazione dei ruoli sociali ed economici, che cerca di incatenare i generi nei loro ruoli, che vede la donna come proprietà, una cosa da conquistare, da proteggere a tutti i costi. E spesso il prezzo di questo sistema sono le donne a pagarlo con la loro stessa vita. Oggi siamo qui soprattutto per chiedere alle persone che ci ascoltano di riflettere su questa tematica e di far caso a quanto spesso le donne vengono zittite nei dibattiti televisivi, quanto la loro opinione sembra quasi istintivamente valere meno. Questo è il sintomo di una società che ci insegna fin da piccoli, anche con piccoli gesti, che la donna deve rimanere sottomessa e zitta. Dunque oggi vogliamo dare uno scossone culturale e far riflettere la città su questa emergenza. Il patriarcato non è un sistema riformabile, dunque va abbattuto. Agiamo, o ci saremo condannati a morte nel nostro quieto vivere saremo condannati a morte nel nostro quieto vivere.

C’erano anche gli studenti, quegli uomini che sono la mano dei femminicidi. Studenti che hanno voluto rappresentare la parte buone del loro sesso, condannando l’atroce delitto: «Oggi vogliamo dare uno scossone culturale e far riflettere la città su questa emergenza. Agiamo, o ci saremo condannati a morte nel nostro quieto vivere», il pensiero di Samuele Delli Carri.

Ma lì c’erano le madri delle ragazze, stanche, arrabbiate, dal volto stravolto per il dolore per una figlia che non c’è più, sangue del loro sangue, care della loro carne.

 


Una tra tutte Carlotta Russo, che ha voluto dedicare pubblicamente un pensiero:

 
A mia figlia

Vorrei poter essere certa che tu possa leggere questa lettera un giorno; vorrei poter esser certa che tu possa vedere tua madre; ancora, vorrei essere certa che ti possa innamorare del mondo, e che esso ricambi. Tu che non hai ancora un nome, eppure, esisti già nei miei pensieri, e ci vivi e ci cresci lì! Aspetti e aspetti di poter uscire da lì, di poterti trasferire da quel luogo freddo al caldo abbraccio mio, aspetti di poter ascoltare il battito del mio cuore al posto dei dubbi che corrono per la mia testa. Uno di questi dubbi tu lo conosci bene, proprio perché ti riguarda, è il pensiero di trasformarti da idea a realtà. Ora però vorrei che tu ti mettessi nelle mie scarpe, come potrei, io che conosco il mondo, portarti qui per l’unico semplice capriccio di volere una bimba tutta mia? Non te ne renderai conto subito, appena arrivate nessuna ci riesce, ma avrai una miriade e una miriade di aspettative che dovrai portare sulle tue spalle in ogni attimo della tua esistenza. Aspettative come sposarti, avere figli, lavorare, cucinare, badare alla casa e ai bambini, accontentarti di tante di quelle cose per il semplice motivo che sei nata donna! Per non parlare poi del fatto che, se verrai violata, dovrai andare incontro a persone che ti daranno della bugiarda, che ti attribuiranno la colpa, o ancor peggio ti insegneranno che quello è l’amore! E io che dovrei fare in queste situazioni? Io in principio sono colei che ti ha esposto al rischio di essere negata, al rischio di essere zittita, violata, uccisa per un no. Nonostante tutte queste paure però mi brucia il desiderio di cullarti tra le mie braccia, di insegnarti, di passarti le mie passioni, mi consuma il desiderio di mostrarti la bellezza del mondo, quella lasciataci dagli umani passati prima di noi e quella che la natura ci offre ogni giorno! Ti desidero così ardentemente che pur di mostrati tutta questa bellezza cancellerò le vergogne che la consumano. Così che tu non debba mai pensare che, se tu fossi nata uomo, tutto sarebbe stato più semplice; così che tu non debba mai maledire il giorno in cui tu sia nata; così che io non debba trovare coraggio per metterti al mondo. Non mi fermerò al mio paese, perché devi essere libera ovunque tu sia e vada. Perché non sarò mai certa se arriverai qui tramite il mio corpo o quello di un’altra. Perché ogni donna del futuro potresti essere tu, mia figlia.
 
 
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