Foggia, nel garage dell’erede del clan: armi e ombre di guerra criminale
Nel cuore di Foggia, dove la criminalità organizzata ha radici profonde e silenzi spessi, la tensione è tornata a farsi sentire. In un’operazione mirata della Polizia di Stato, è stato tratto in arresto il figlio di Federico Trisciuoglio, considerato uno dei capi storici della “società foggiana”, organizzazione mafiosa egemone sul territorio.
L’arresto è scattato dopo una serie di indagini sotto traccia culminate con una perquisizione in un garage ricondotto proprio al giovane Trisciuoglio. Dentro quello spazio apparentemente anonimo, nascosto tra le viuzze periferiche della città, gli agenti hanno scoperto un vero e proprio deposito d’armi: pistole pronte all’uso, caricatori, munizioni. Non si trattava solo di un segnale. Era un messaggio.
Giuseppe Trisciuoglio, figlio di Federico Trisciuoglio, uno dei capi storici della "Società foggiana", è stato arrestato dopo che un’imponente perquisizione ha rivelato un arsenale nascosto in un garage di via Pellegrino Graziani, nel cuore di Foggia. Tra le armi rinvenute spiccano un mitra Kalashnikov, tre fucili, tre pistole, quattro silenziatori e oltre 630 munizioni di vario calibro. Le indagini della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) hanno portato a una scoperta sconvolgente, confermando il legame di Trisciuoglio con il crimine organizzato e rivelando un passato segnato da violenze e conflitti mafiosi.
Le dichiarazioni dell’arrestato e il diniego del giudice
Durante l’interrogatorio di convalida, Trisciuoglio ha cercato di giustificarsi, sostenendo di non sapere nulla delle armi rinvenute nel garage, ammettendo di non frequentare il locale da almeno tre anni. Ha ipotizzato che l’arsenale potesse appartenere al padre defunto, scomparso da tempo a causa di una lunga malattia. Ma il giudice per le indagini preliminari, Cecilia Massarelli, non ha creduto alla versione dell’indagato. Nonostante i tentativi di difesa, la richiesta del pubblico ministero Giuseppe Mongelli è stata accolta: Giuseppe Trisciuoglio rimarrà in carcere.
Un passato criminale che racconta decenni di legami con la mafia
Giuseppe Trisciuoglio non è estraneo alle forze dell'ordine. La sua carriera criminale ha avuto inizio molti anni fa, al fianco del padre, il boss Federico, che per decenni ha dominato il panorama mafioso foggiano. Il primo arresto di Giuseppe risale al 28 giugno 2004, nell’ambito del blitz "Poseidon", con l’accusa di traffico di droga, associazione mafiosa e detenzione di armi. Nonostante fosse stato assolto dalle accuse più gravi, il padre fu condannato a 13 anni di reclusione. Non passano che pochi anni e il giovane Trisciuoglio viene nuovamente arrestato nel 2012, questa volta nell’operazione "Piazza Pulita", un’inchiesta su un’estorsione ai danni di un’azienda che gestiva il servizio rifiuti. La condanna arriva puntuale: 7 anni e 2 mesi per estorsione aggravata dalla mafiosità. Il suo nome ricompare ancora nel 2013, nell’ambito dell’operazione "Corona", dove viene arrestato per mafia e concorso in estorsione. Nel 2017, un altro arresto definitivo arriva per scontare un residuo di pena, legato alle operazioni precedenti.
L’agguato mafioso e l’episodio del 2016
Un episodio significativo nella vita di Giuseppe Trisciuoglio avviene nel 2016, quando lui e il fratello Fabio sono vittime di un agguato davanti al loro autosalone, in via De Amicis. Fortunatamente, entrambi escono illesi dall’attentato, che viene ricollegato alla guerra di mafia tra il clan Trisciuoglio e quello dei Francavilla, una faida che ha segnato le strade di Foggia tra il 2015 e il 2016. Questo episodio conferma la pericolosità della situazione criminale in città e il coinvolgimento di Giuseppe in dinamiche di violenza mafiosa.
La scoperta dell'arsenale e il colpo decisivo
La scoperta dell'arsenale è avvenuta grazie a un’intensa attività investigativa da parte della DIA. Mercoledì 28 aprile, gli agenti hanno notato Giuseppe Trisciuoglio entrare con una donna nei garage di via Pellegrino Graziani. Dopo aver ottenuto un mandato di perquisizione, gli agenti hanno trovato una quantità impressionante di armi e munizioni. Tra le armi sequestrate ci sono un mitra Kalashnikov AK-47 con due caricatori, fucili calibro 12 rubati a San Marco in Lamis, una pistola Beretta calibro 9 con matricola limata, un’altra Beretta calibro 7.65 con matricola abrasata, oltre a silenziatori, munizioni e altre attrezzature da guerra. La perquisizione ha rivelato anche un materiale che suggerisce il coinvolgimento diretto di Trisciuoglio in operazioni criminali su larga scala: divise della polizia, telefoni cellulari, un casco integrale e targhe automobilistiche.
L'arresto segna un passo importante nella lotta contro la criminalità organizzata a Foggia e un duro colpo al clan Trisciuoglio, uno dei gruppi più temuti della città.
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