Garlasco, la ricostruzione investigativa del delitto Poggi: movimenti, tracce e ipotesi - NOC Press

Garlasco, la ricostruzione investigativa del delitto Poggi: movimenti, tracce e ipotesi

 




Nel cuore di una tranquilla cittadina della provincia pavese, la mattina del 13 agosto 2007 si consuma un delitto destinato a rimanere scolpito nella cronaca giudiziaria italiana. Chiara Poggi, 26 anni, viene trovata senza vita nella cantina della propria abitazione in via Pascoli, a Garlasco. A distanza di anni, gli atti e le analisi tecniche contribuiscono a definire con precisione i contorni materiali di ciò che accadde quel giorno.

Secondo la ricostruzione giudiziaria, l’aggressore non avrebbe mai percorso i gradini che conducono al piano interrato. Le tracce ematiche si arrestano sull’ingresso della scala, in corrispondenza del punto in cui termina la pavimentazione in cotto e comincia quella in marmo. Da lì, il corpo della giovane viene presumibilmente spinto giù, senza che l’autore del gesto vi scenda fisicamente.

Un’impronta riconducibile a una calzatura con suola a rilievo – identificata come scarpa Frau, taglia 42 – viene individuata in corrispondenza dell’ingresso. Secondo gli esperti, l’individuo si muove all’interno dell’abitazione con disinvoltura: percorre alcuni ambienti, si ferma in bagno e in cucina, e poi si allontana. Alcune impronte digitali, ritrovate su un dispenser portasapone, sono risultate appartenere ad Alberto Stasi, compagno della vittima all’epoca dei fatti, condannato in via definitiva nel 2015.

Sulla maglia che Chiara indossava – un pigiama rosa – sono state osservate tracce di contatto con mani sporche di sangue: quattro segni compatibili con la presa di una mano, accompagnati da una parziale impronta palmare. Tali elementi, secondo la ricostruzione, indicherebbero una presa esercitata per trascinare o sollevare il corpo.

Il cadavere si arresta sul nono gradino della scala. La testa rivolta verso il basso e il volto parzialmente visibile restituiscono l’immagine di un’azione repentina e violenta. Alcuni dettagli, come l’assenza di asciugamani e le tracce compatibili con un lavaggio delle mani, sono stati considerati nella valutazione complessiva del comportamento successivo all’omicidio.

Un nuovo nome, quello di Andrea Sempio – conoscente della famiglia Poggi – è emerso negli ultimi mesi, portando a ulteriori verifiche. Una consulenza tecnica ha segnalato una possibile impronta di mano sulle pareti della scala, ma al momento non sono state formulate conclusioni definitive sulla sua posizione nel contesto del delitto.

Nel corso del processo, i giudici hanno descritto un contesto in cui la giovane donna si sarebbe trovata di fronte a una persona conosciuta, con cui non aveva motivo di temere. La dinamica dell’aggressione – priva di segni di reazione o difesa – ha rafforzato l’ipotesi di un attacco improvviso e ravvicinato.

Le motivazioni della sentenza definitiva del 2015 sottolineano anche la gestione post-delitto da parte del condannato, descritta come fredda e priva di collaborazione nelle prime fasi delle indagini. Comportamenti e dichiarazioni, secondo la Corte, hanno contribuito a ritardare l’accertamento della verità, complice anche una serie di incertezze investigative iniziali.

A distanza di quasi due decenni, il caso Garlasco continua a suscitare domande, approfondimenti e confronti tecnici. La memoria di Chiara Poggi resta al centro di un’inchiesta che ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana.

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