Gaza, Netanyahu accelera sull’espulsione dei palestinesi: “Chi sopravvive deve andarsene” - NOC Press

Gaza, Netanyahu accelera sull’espulsione dei palestinesi: “Chi sopravvive deve andarsene”

 

Il primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu

di Redazione NOCPress

La crisi nella Striscia di Gaza sta assumendo i contorni di una trasformazione profonda e irreversibile. Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Times of Israel, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu avrebbe delineato in sede istituzionale una visione del dopoguerra incentrata sull’allontanamento della popolazione palestinese dall’enclave.


Durante un intervento a porte chiuse alla Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset, Netanyahu avrebbe illustrato come la distruzione sistematica delle infrastrutture residenziali stia di fatto rendendo impossibile un ritorno della popolazione sfollata. Il premier avrebbe aggiunto che "il risultato naturale sarà che molti civili sceglieranno di lasciare Gaza", ponendo però l’accento sulla difficoltà di trovare paesi disposti ad accoglierli.


Le dichiarazioni attribuite al leader israeliano fanno riferimento anche a un piano definito “innovativo” e “intelligente”, ideato durante l’amministrazione Trump, volto a promuovere l'emigrazione di massa come chiave di volta per una stabilizzazione post-bellica. Un’ipotesi che sta già generando riflessioni complesse negli ambienti diplomatici internazionali.


Nel frattempo, Israele ha autorizzato l’ingresso di un limitato carico di aiuti umanitari nella Striscia, interrotti completamente a partire dal 2 marzo. La decisione è stata giustificata dal Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich come una misura tattica necessaria a contenere le pressioni esterne, in particolare quelle provenienti da ambienti istituzionali statunitensi preoccupati dall’impatto mediatico delle immagini di malnutrizione e carestia.


Secondo fonti giornalistiche, Smotrich avrebbe sottolineato che la fornitura di pane e razioni di base è sufficiente a “preservare l’equilibrio diplomatico”, evitando l’apertura di fronti giudiziari internazionali o fratture politiche tra alleati.


Sul campo, la devastazione appare sempre più estesa. Interi quartieri risultano rasi al suolo, mentre le organizzazioni internazionali avvertono del rischio concreto di carestia e collasso sanitario. L’Integrated Food Security Phase Classification prevede oltre 70.000 casi di malnutrizione infantile nei prossimi mesi, a cui si aggiungono almeno 17.000 donne in gravidanza o in allattamento che necessitano di cure per denutrizione acuta.


Secondo le autorità sanitarie locali, il bilancio delle vittime minorenni avrebbe superato quota 16.000, ma diverse fonti suggeriscono che il dato reale potrebbe essere significativamente più alto, considerando le difficoltà di monitoraggio nelle aree più colpite dai bombardamenti.


A rendere il quadro ancor più critico è la frammentazione delle opzioni future per Gaza: all’assenza di un piano condiviso per la ricostruzione, si somma la crescente percezione che lo spostamento forzato della popolazione non sia più solo un rischio, ma una prospettiva concreta. Mentre la comunità internazionale appare divisa, le operazioni sul campo proseguono senza soste.

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