Trump graziando un ex sceriffo condannato per corruzione rilancia la sfida alla giustizia federale
Il Presidente Donald Trump ha concesso la grazia a Scott Howard Jenkins, ex sceriffo della contea di Culpeper, Virginia, condannato a dieci anni di carcere per corruzione. La decisione, annunciata attraverso un post sulla piattaforma Truth Social, ha riaperto il dibattito sull’uso del potere di clemenza da parte del Presidente degli Stati Uniti.
Jenkins era stato riconosciuto colpevole lo scorso dicembre da una giuria federale per aver accettato oltre 75.000 dollari in tangenti, tra contanti e donazioni elettorali, in cambio della nomina a vice sceriffo ausiliario. Tre dei suoi corruttori avevano già ammesso la propria responsabilità .
Nel suo intervento, il Presidente Trump ha definito Jenkins “una brava persona” e ha criticato il Dipartimento di Giustizia guidato dall’amministrazione Biden, sostenendo che la condanna rappresenti un eccesso di zelo punitivo. Secondo Trump, Jenkins non dovrebbe passare “neanche un giorno in carcere”.
La grazia ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico e giudiziario. I sostenitori del Presidente la vedono come un gesto di giustizia contro quello che definiscono un accanimento giudiziario, mentre i critici denunciano una possibile strumentalizzazione politica del potere presidenziale.
Questa mossa si inserisce nel contesto della campagna elettorale per le presidenziali del 2024, nella quale il Presidente Trump continua a denunciare un presunto squilibrio e faziosità all’interno delle istituzioni federali.
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