La Puglia su Hichicomori. Tutela delle persone che scelgono di "stare in disparte"
Voto unanime del Consiglio regionale alla legge che prende spunto da un termine giapponese "hichicomori, che significa stare in disparte o ritirarsi.
La presidente Parchitelli ha sottolineato che questa iniziativa legislativa nasce sulla base di alcune segnalazioni relative a questo terribile fenomeno che riguarda individui piombano in una condizione di ‘ritiro sociale’, caratterizzata da un rifiuto della socialità , scolastica o lavorativa per un periodo di tempo prolungato, e da una mancanza di relazioni intime ad eccezione di quelle con i parenti stretti.
"Una condizione che purtroppo non sembra essere limitata ad un numero esiguo di persone ma si diffonde progressivamente. Per questo abbiamo ritenuto fosse necessaria una legge che offrisse un supporto alle persone in questa condizione” - ha detto la Lucia Parchitelli.
La legge promuove e sostiene sia percorsi di supporto formativo per le persone in condizione di ritiro sociale, al fine di prevenire l’abbandono scolastico e garantire il diritto allo studio anche in collaborazione con il servizio di psicologia scolastica, sia percorsi formativi e laboratoriali a sostegno delle persone in situazione di ritiro sociale che devono affacciarsi nel mondo del lavoro, ai fini di un loro efficace accompagnamento e inserimento lavorativo.
Per raggiungere queste finalità si propone, previa intesa con le Istituzioni scolastiche e nel rispetto dell’autonomia amministrativa, didattica e organizzativa delle stesse, nonché con gli enti formativi regionali accreditati, in presenza di indicatori di disagio riconducibili alla condizione di ritiro sociale, la realizzazione di interventi finalizzati all’individuazione tempestiva e alla presa in carico educativa, pedagogica e didattica.
La legge prevede la costituzione di una Consulta regionale sul ritiro sociale che ha come obiettivi quelli di monitorare l’andamento nel contesto regionale del fenomeno, evidenziare nuovi bisogni e verificare l’applicazione degli strumenti deputati alle varie tipologie di intervento, al fine di consentire una riprogrammazione efficace. Questa è composta dagli assessori regionali competenti in materia di istruzione e welfare o loro delegati, da un consigliere regionale di maggioranza e da uno di minoranza, dal direttore dell’Ufficio Scolastico regionale, previa intesa, o da un suo delegato, dal direttore del Dipartimento Politiche del Lavoro, Istruzione e Formazione o da un suo delegato, dal direttore del Welfare o da un suo delegato e da un rappresentante per ciascuna delle associazioni delle famiglie più rappresentative operanti nel territorio e degli enti del terzo settore, pubblici e privati, coinvolti sul tema dal punto di vista sociale e sanitario. Suo compito è anche monitorare il raggiungimento dei risultati derivanti dall’attuazione della legge e proporre eventuali modifiche alla formulazione originaria del testo.
Per la mobilitazione delle persone che non cercano attivamente lavoro, con particolare attenzione ai giovani inattivi non impegnati in percorsi di studio o di formazione professionale, la legge promuove in materia di programmazione di politiche attive del lavoro, appositi percorsi per l’accompagnamento e l’inserimento lavorativo, attraverso i centri per l’impiego. Inoltre l’Agenzia regionale politiche attive del lavoro, in collaborazione con la Regione e il sistema della formazione professionale regionale, attiva percorsi formativi rivolti ai propri operatori e alle imprese del territorio direttamente intesi a favorire la migliore presa in carico di queste persone.
La legge prevede infine una dotazione finanziaria per il 2025, di complessivi 230.000.
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