Mafia e calcio. Foggia, la “società” e il commissariamento
Non c’è pace per il Foggia Calcio, più corretto dire per il Calcio Foggia 1920, la società sportiva di calcio fino ad oggi con a capo il presidente-patron Nicola Canonico. Un’azienda in continuo affanno, tra beghe giudiziarie pregresse, disavanzi finanziari, al centro di continue proteste delle tifoserie organizzate e con una compagine che fino all’ultima partita si è giocata la permanenza in Lega Pro, vincendo i play-out contro il Messina. Da qualche giorno è finita anche nel tritacarne mediatico di quella cronaca che la città di Foggia ne avrebbe fatto volentieri a meno.
La DDA di Bari ha appurato le pressioni mafiose di alcuni soggetti che avrebbero intimidito e poi estorto il presidente Canonico, con l’intento di manipolare la società e la squadra di calcio per ottenere una cessione forzata della società per un valore di gran lunga inferiore a quello di mercato.
Mafia e calcio, binomi già visti in altri ambiti sportivi, dove la permeanza mafiosa si materializza in alcune frange di gruppi ultras direttamente espressione della criminalità organizzata; qui a Foggia è la “società” foggiana, nello specifico una batteria, quella dei Sinesi-Francavilla.
Lunedi 19 maggio 2025 c’è stata la svolta. Raccontata su questa testata e su tante altre locali e nazionali, la DDA di Bari con la Polizia di Stato ha arrestato 4 soggetti, rispettivamente Marco Lombardi (49 anni), Massimiliano Russo (50 anni), Fabio Delli Carri (48 anni), Danilo Mustaccioli (48 anni), tutti legati alla batteria Sinesi-Francavilla, gravemente indiziati del delitto di tentata estorsione in danno del presidente del Calcio Foggia 1920; son stati anche notificati ben 52 provvedimenti di DASPO “fuori contesto”, emessi dal Questore di Foggia nei confronti di altrettanti soggetti residenti nella provincia di Foggia gravati da precedenti condanne per delitti di criminalità organizzata e in materia di stupefacenti.
Arresti che per ora porrebbero fine alla lunga attività intimidatoria subita da Canonico, da suo figlio e da alcuni calciatori, che inevitabilmente ha portato al commissariamento del Calcio Foggia 1920 in regime di amministrazione giudiziaria, per effetto di un decreto emesso dal Tribunale di Bari, sezione misure di prevenzione, dalla presidente Giulia Romanazzi. A curare il commissariamento sarà il dott. Vincenzo Vito Chionna, avvocato e professore, attualmente presidente della Camera civile di Bari, nominato nel 2024.
Amministrazione giudiziaria a tutela della stessa azienda il motivo, seppur la Foggia calcistica stabilisce un primato: difatti è la prima volta nella storia del calcio italiano. Decisione inevitabile per il tribunale barese, appunto, per le pressioni subite e di stampo mafioso, contornate da un clima di omertà che ha favorito la campagna estorsiva dapprima con pressioni psicologiche, poi con l’incendio e il danneggiamento di auto di calciatori e dirigenti, la disposizione di ordigni esplosivi, il tutto con la perdurante e palese violenta campagna mediatica sui canali social contro il presidente-patron Nicola Canonico. Mente e mano di questi atti per la DDA è Marco Lombardi, fiancheggiato dagli altri tre suddetti, definendola “una vera e propria strategia di intimidazione e condizionamento mafioso”.
Andiamo per ordine, come ha ben ricostruito la DDA: le pressioni di Marco Lombardi.
Tifoso del Foggia, Lombardi da tempo nutriva un profondo rancore nei confronti di Nicola Canonico. Una vicenda del 2021 quando Canonico sostituì Pintus Maria Assunta alla guida della società calcistica. Intanto il Lombardi iniziò una relazione con una dipendente della società. Una mossa astuta, studiata, poiché grazie alla posizione lavorativa della compagna, poté accedere quasi liberamente negli uffici dello stadio Pino Zaccheria impossessandosi di documenti riservati, approfittando così per intavolare trattative al fine di ottenere benefici economici.
Azioni rivelate dalle indagini, supportate da intercettazioni, perquisizioni e il sequestro di documenti, portando così alla luce il piano criminoso volto a destabilizzare la gestione del club e influenzare le attività sportive.
Nel periodo in cui si sviluppavano queste chiamiamole “tensioni”, Marco Lombardi cercò un contatto diretto con Canonico, recandosi a Modugno, sede dell’azienda edile del presidente, proponendosi per un impiego, ma fu respinto a causa dei suoi precedenti penali. Questo rifiuto alimentò il suo risentimento, che culminò in una serie di intimidazioni e atti violenti, tra cui l’esplosione di colpi di fucile contro l’auto dell’allora capitano del Foggia e il posizionamento di un ordigno esplosivo vicino all’auto del vice presidente Emanuele Canonico, figlio del patron.
Per la cronaca è bene ricordare che in quel periodo di “tensioni” furono fermati due tentativi di incendio di veicoli dei dirigenti, alcuni dei quali individuati in modo specifico come azioni criminali.
Atti compiuti con l’ausilio degli altri tre arrestati, delineando in modo inequivocabile la matrice mafiosa, avallata anche dai reati dei collaboratori di egual stampo. Difatti, tra i reati compiuti si annoverano le estorsioni, spaccio di stupefacenti, intimidazioni fisiche e con esplosivi, reati di quel racket che la batteria di riferimento, la Sinesi-Francavilla, negli anni ha compiuto.
Ciononostante è coretto ribadire che il Calcio Foggia 1920 pur essendo la prima società sportiva ad aver avuto l’amministrazione giudiziaria in questo modo è tutelata, sicché da non temere eventuali intimidazioni e nel contempo una gestione trasparente dove la legalità sarà il contesto di lavoro. Seppur transitorio il commissariamento non dovrebbe influire sul prossimo campionato di Lega Pro.
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