"Nozioni d’intelligence". Anatomia di un’operazione sotto copertura
Operare nell’intelligence non significa solo intercettazioni e dossier riservati: significa presenza attiva sul campo, mimetizzazione sociale, gestione di asset umani e tecnologie invisibili. Ma come si struttura davvero un’operazione sotto copertura? E chi comanda chi, una volta che l’azione inizia?
La piramide invisibile: chi guida chi
Nel gergo operativo, la catena di comando di una missione d’intelligence sul campo segue una logica “cellulare”, per compartimenti stagni. La struttura classica, adottata dalla CIA, MI6, DGSE e altri servizi occidentali, è composta da:
- Case Officer (CO): è il responsabile operativo che coordina sul campo asset e fonti. Ufficialmente è un diplomatico o un addetto culturale. In gergo è detto anche “handler”.
- NOC (Non-Official Cover): agente che opera senza copertura diplomatica, spesso spacciandosi per uomo d’affari, giornalista, cooperante. Se viene catturato, l’agenzia ne nega l’esistenza. Sono i più esposti e i più addestrati.
- Asset: individui locali reclutati per fornire informazioni o compiere azioni. Possono essere politici corrotti, trafficanti, membri di milizie. In gergo: “humint” (Human Intelligence).
- Team Leader (TL): figura tattica sul campo, coordina un piccolo team di operatori (spesso ex forze speciali). Nelle operazioni con rischio fisico elevato, il TL prende il comando operativo mentre il CO resta defilato.
- Station Chief: è il capo stazione del Paese o della regione. Supervisiona tutte le operazioni dell’agenzia nel territorio assegnato. Ha accesso al quadro generale ma delega le operazioni tattiche.
Terminologia in codice: il linguaggio cifrato dell'intelligence
Ogni agenzia ha un proprio linguaggio interno. Alcuni termini sono comuni, altri specifici. Ecco alcuni codici usati realmente in ambito operativo:
- “Burn Notice”: segnalazione ufficiale che un agente è compromesso. Una volta “bruciato”, l’agente viene ritirato o abbandonato.
- “Black Bag Job”: irruzione segreta in appartamenti o uffici per installare cimici o rubare documenti, senza lasciare tracce.
- “MICE”: acronimo per reclutare asset: Money, Ideology, Coercion, Ego – le quattro leve per convincere qualcuno a tradire il proprio Paese.
- “Safe House”: luogo sicuro per briefing o protezione degli asset. Gli indirizzi sono noti solo al CO e al TL.
- “Wet Work” (tradotto come “lavoro bagnato”): operazioni che prevedono uso della forza letale. Usato dal KGB e ripreso da altre agenzie.
Scenario reale: operazione in ambiente ostile
Prendiamo un caso ipotetico ma plausibile: individuare e neutralizzare un centro di coordinamento paramilitare in un Paese mediorientale senza presenza ufficiale di forze occidentali.
- Il Station Chief approva l’operazione, codename “Echo Drift”.
- Viene inviato un NOC con passaporto falso come imprenditore.
- Il Case Officer resta a 300 km di distanza in una capitale confinante, gestendo le comunicazioni criptate.
- Il TL guida un team di 3 operatori ex-Delta Force travestiti da contractor privati.
- Gli asset locali, reclutati con leva “Ego” e “Money”, forniscono accesso ai compound e agli orari dei leader paramilitari.
- In 72 ore viene eseguito un black bag job per installare dispositivi d’ascolto.
- Dopo la conferma dell’intelligence raccolta, un’unità alleata (non riconducibile agli USA) esegue un’operazione “deniable”.
L’intera operazione, se eseguita correttamente, non esiste. Nessuno verrà rivendicato. Se qualcosa va storto, i protagonisti verranno “disconosciuti”.
Una realtà nascosta in piena vista
L’intelligence non è fatta solo di spie con occhiali scuri. È fatta di architetture sottili, gerarchie fluide, linguaggi segreti e decisioni che non possono essere raccontate. Eppure, è su questo teatro invisibile che si giocano molte delle partite geopolitiche più importanti del mondo.
Nessun commento:
Lascia un commento. Sarà cura della Redazione a pubblicarlo in base alle leggi vigenti, che non violino la persona e cose altrui. Grazie.