"Storie di resilienza". Mi chiamavano 'sfigata': oggi sono la donna che nessuno si aspettava
La rivincita silenziosa di Roberta
Una ragazzina invisibile
Roberta era una ragazzina timida e sensibile che frequentava la scuola media. Sempre un po' diversa dalle sue compagne di classe, si distingueva per il suo modo di essere introversa e impacciata. Mentre le altre sembravano più grandi, bellissime e spigliate, lei restava in disparte. Questo la rese un bersaglio facile per i bulli.
Il dolore quotidiano
A scuola, Roberta veniva presa in giro per il suo aspetto, la sua personalità e le sue abitudini. Le affibbiavano nomignoli crudeli come "scimmia" e "sfigata", la spintonavano, la schiaffeggiavano e addirittura le bucavano le braccia con il compasso.
Ogni giorno era un calvario.
Roberta si sentiva umiliata e impotente. Non capiva il perché di tanto odio, nemmeno da parte delle compagne, che la trattavano come un'appestata.
Le prime alleanze
In quel buio, trovò una piccola luce: legò con tre compagne che, come lei, erano vittime di bullismo. Ogni giorno si sostenevano a vicenda, condividendo lacrime, abbracci e piccole speranze.
L’impatto devastante del bullismo
Il bullismo lasciò cicatrici profonde. Roberta cominciò a isolarsi: non studiava più, evitava gli amici e usciva raramente di casa. La sua autostima era distrutta. Si sentiva brutta, sbagliata, senza valore. Le notti le passava a piangere.
Una nuova consapevolezza
Ma col tempo Roberta iniziò a capire: non era lei il problema. I bulli erano persone infelici e insicure, che sfogavano la loro rabbia su chi non si difendeva.
Crescendo, Roberta sbocciò. Divenne sempre più bella e sicura di sé. Gli uomini cominciarono a corteggiarla, e per la prima volta provò una sensazione nuova: quella di sentirsi desiderata.
La trasformazione
Trovò lavoro, si fece nuove amicizie. Le colleghe l’adoravano, tutti cercavano Roberta per un consiglio, per un caffè, per quella sua empatia rara. Aveva ricostruito la propria vita con forza e dignità .
Il ritorno al passato
Un giorno, incontrò un ex compagno di classe, uno dei pochi gentili. Le porse l'invito per una festa degli ex alunni, classe 1974, in un noto locale della zona. Roberta ci pensò a lungo… poi decise di andare.
Il giorno della festa
Si preparò con cura: parrucchiere, vestitino corto, abbronzatura dorata, occhi chiari in risalto. Era splendida. Voleva mostrarsi per quella che era diventata, non per quella che le avevano fatto credere di essere.
Appena entrò nel locale, sentì gli sguardi ammirati degli ex compagni — non la riconoscevano. Si aspettavano "la scimmia sfigata", ma davanti a loro c’era una donna bellissima e sicura. Le ex compagne la guardavano con perplessità , quasi con fastidio.
La rivincita silenziosa
Per tutta la sera Roberta fu corteggiata, invitata a ballare... dagli stessi bulli che l’avevano umiliata. Lei sorrise, ma rifiutò ogni invito. Avrebbe potuto umiliarli, riderne. Ma non lo fece.
Alla fine della cena, salutò tutti con garbo e tornò a casa. Nel cuore portava una consapevolezza nuova: aveva vinto lei. Aveva superato quel buio. Era diventata una donna forte, rispettata, amata.
Una lezione per tutti
La storia di Roberta ci insegna che il bullismo può lasciare ferite profonde. Ma ci insegna anche che non dobbiamo mai diventare come chi ci ha ferito.
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