Truffe online tramite E-commerce e Social Media: il nuovo volto dell’inganno
Con l’aumento degli acquisti online, anche i truffatori hanno spostato il loro campo di azione sul web, approfittando dell’apparente comodità e immediatezza degli e-commerce e della fiducia che molte persone ripongono nei social network. Ogni giorno, migliaia di italiani vengono truffati acquistando prodotti che non riceveranno mai o lasciando incautamente i dati della propria carta di credito su siti falsi.
E-commerce “fantasma”
Molte vittime raccontano la stessa dinamica: vedono un’offerta online incredibilmente conveniente – magari su articoli tecnologici, scarpe firmate o elettrodomestici – e, senza pensarci troppo, concludono l’acquisto. Il sito sembra ben fatto, ha foto professionali, descrizioni accurate, perfino recensioni (false) positive. Ma dopo il pagamento, il silenzio. Nessuna spedizione. Nessuna risposta al servizio clienti. Il sito, dopo qualche giorno, scompare del tutto.
Alcuni domini di questi siti sono attivi solo per pochi giorni o settimane, giusto il tempo di truffare un numero sufficiente di utenti prima di sparire e ricomparire con un altro nome.
Marketplace e finti venditori privati
Le truffe non avvengono solo su siti web, ma anche attraverso marketplace noti (Facebook Marketplace, Subito.it, Vinted, ecc.). Qui il truffatore si finge venditore privato e pubblica annunci reali (a volte rubati da altri utenti), proponendo prodotti a prezzi troppo bassi. Dopo un breve scambio di messaggi, chiede il pagamento anticipato tramite bonifico, PostePay o altre forme non tracciabili. Una volta ricevuto il denaro, sparisce.
Alcuni di questi truffatori sono organizzati in vere e proprie “centrali operative”, che usano account falsi e numeri di telefono temporanei. Le indagini delle forze dell’ordine spesso partono dalle denunce delle vittime, ma è difficile risalire ai colpevoli se i pagamenti sono avvenuti su carte ricaricabili intestate a prestanome.
Social Media: il terreno perfetto per le truffe impulsive
Instagram, TikTok e Facebook sono pieni di pubblicità sponsorizzate che promettono prodotti miracolosi: da creme anti-età “rivoluzionarie” a scarpe firmate a prezzi ridicoli. Spesso queste inserzioni sono gestite da aziende inesistenti o da società con sede in Paesi non raggiungibili facilmente dal diritto europeo.
Un esempio recente riguarda finte campagne di beneficenza con foto di bambini malati o disabili: cliccando sul link si finisce su pagine che chiedono donazioni con carta o IBAN. In altri casi, vengono promossi investimenti “automatizzati” in criptovalute che, una volta avviati, svuotano lentamente il conto della vittima attraverso addebiti ricorrenti mascherati da "commissioni".
Come difendersi davvero
- Controlla il dominio del sito: diffida dei siti che finiscono con estensioni strane (.top, .xyz, .club), dei nomi troppo simili a quelli di marchi noti (es. amazzon.shop) o che non hanno un certificato SSL (assenza del lucchetto vicino all’URL).
- Verifica le recensioni reali: cerca su Trustpilot o Google il nome del sito. Se ci sono molte recensioni negative, è un chiaro segnale.
- Evita i pagamenti anticipati a privati: preferisci metodi di pagamento tracciabili come PayPal con protezione acquisti. Mai mandare soldi via bonifico a sconosciuti.
- Controlla la pagina social dell’azienda: un profilo aperto da pochi giorni, con poche interazioni o solo commenti entusiasti, potrebbe essere fasullo.
- Non farti prendere dalla fretta: le truffe funzionano quando agiamo d’impulso. Prenditi sempre un minuto per cercare online il nome del sito o del venditore seguito dalla parola “truffa”.
Storia vera: l’esperienza di Antonio, truffato su Facebook
Antonio, 52 anni, ha visto una pubblicità su Facebook di un paio di scarpe da ginnastica originali a soli 29 euro. Sembrava un’occasione. Ha cliccato, ha pagato con carta e ha ricevuto una mail di conferma. Dopo una settimana, nulla. Dopo due, ancora niente. Il sito era sparito e la banca non ha potuto rimborsarlo perché il pagamento era stato fatto volontariamente. “Mi sento stupido”, ha raccontato, “ma la truffa era costruita bene, sembrava un negozio normale”.
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