Trump-Putin, prove di dialogo. L’Europa osserva e teme per il futuro dell’Ucraina
Una telefonata lunga e densa di significati tra Donald Trump e Vladimir Putin torna ad agitare i vertici europei. Il colloquio, durato due ore, ha riaperto il dibattito sull’approccio statunitense alla guerra in Ucraina, sollevando dubbi sul futuro delle alleanze occidentali e sulle prospettive di pace.
Sono trascorsi più di tre anni dall’inizio dell’invasione russa, e il conflitto sembra ancora lontano da una soluzione. Il confronto diretto tra l’ex presidente USA, oggi in corsa per un secondo mandato, e il leader del Cremlino arriva in un momento delicato: l’Ucraina attende risposte concrete, mentre in Europa crescono le incertezze.
Una chiamata che ridisegna gli equilibri?
Secondo il Financial Times, la reazione nelle capitali europee è stata di profonda perplessità. Più che un’apertura diplomatica, la telefonata ha lasciato intendere un possibile riposizionamento strategico degli Stati Uniti, con implicazioni significative per Kiev.
Steven Pifer, ex ambasciatore americano in Ucraina e oggi analista presso la Stanford University, ritiene che Mosca abbia tratto vantaggio dal confronto: "Il contenuto emerso rafforza l’idea che non ci sarà un cessate il fuoco imminente. Questo consente alla Russia di proseguire le operazioni militari senza ulteriori pressioni internazionali."
A fargli eco è Bill Taylor, anche lui ex ambasciatore a Kiev, che sottolinea come il mancato inasprimento delle sanzioni possa tradursi in un segnale debole verso Mosca: "Si continuerà a trattare sul piano tecnico, ma la guerra sul terreno proseguirà."
Le preoccupazioni dell’Europa
L'Unione Europea, già alle prese con divisioni interne sul tema ucraino, guarda con apprensione all'eventuale cambio di passo della Casa Bianca. Fonti diplomatiche citate dal FT raccontano di un forte disorientamento tra i leader occidentali, stupiti dalla sintonia percepita tra i due interlocutori.
Durante il confronto, Putin e Trump avrebbero mantenuto toni distesi e rispettosi, al punto che – secondo il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov – nessuno dei due avrebbe voluto concludere per primo la conversazione. Un dettaglio che, letto da Bruxelles e Berlino, suona come un possibile allentamento della posizione americana.
Mediazione o distacco?
La retorica di Trump continua a concentrarsi su un obiettivo preciso: chiudere rapidamente il conflitto. Ma non è ancora chiaro se il prezzo di questa accelerazione diplomatica sarà un ridimensionamento del sostegno a Kiev.
Peter Slezkine, del think tank Stimson Center, ritiene che un approccio pragmatico possa rivelarsi utile: "Entrambe le parti hanno usato Trump per spingere l'altra a cedere terreno. Se riuscirà a favorire un dialogo reale, anche sotto pressione, potrebbe essere un passaggio utile."
Tuttavia, altri esperti leggono la situazione in chiave diversa. Andrew Weiss, vicepresidente del Carnegie Endowment for International Peace, osserva: "La priorità di Trump sembra essere la normalizzazione dei rapporti con la Russia. Tutto il resto rischia di diventare marginale, compresa la questione ucraina."
La guerra sul campo non si ferma
Intanto, sul fronte orientale, le truppe russe non rallentano l’avanzata. Rob Lee, esperto del Foreign Policy Research Institute, afferma che Mosca punta ancora a consolidare il controllo su Donetsk e Luhansk: "La leadership russa è convinta di poter ottenere nuovi vantaggi territoriali. L’estate sarà un banco di prova decisivo."
Conclusione: equilibrio fragile e molte incognite
In sintesi, la telefonata tra Trump e Putin non ha prodotto annunci ufficiali, ma ha generato una serie di reazioni che rivelano un equilibrio internazionale più instabile di quanto si pensasse. I partner europei temono che, nel tentativo di forzare una via d’uscita, si possa sacrificare l’interesse ucraino. Le prossime settimane chiariranno se si è trattato solo di un episodio isolato o dell’inizio di una nuova fase nei rapporti tra Washington e Mosca.
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