Addio ad Arnaldo Pomodoro, maestro delle forme e della materia
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(Sfera con sfera, Trinity College, Dublino - CCO da wikipedia) |
È morto a Milano, alla vigilia del suo 99° compleanno, Arnaldo Pomodoro, uno degli scultori italiani più importanti del Novecento e del panorama artistico internazionale. Lo ha comunicato la Fondazione che porta il suo nome, diretta da Carlotta Montebello.
Con queste parole, sul sito della fondazione, Carlotta Montebello ricorda il grande artista: "Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Il Maestro lascia un’eredità immensa, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza e l’intensità del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa.
“Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum.
L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile...“
La Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni, continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società .
Mancherai a tutti noi Arnaldo e faremo tesoro dei tuoi insegnamenti".
Conosciuto per le sue monumentali sfere di bronzo, simboli di equilibrio e disgregazione, Pomodoro ha saputo trasformare la materia in racconto e riflessione sul tempo, lo spazio e la modernità .
Nato a Morciano di Romagna il 23 giugno 1926, cresciuto a Pesaro, Pomodoro si trasferì a Milano negli anni Cinquanta. Fu proprio nel capoluogo lombardo che la sua carriera artistica prese slancio, tra sperimentazione e ricerca formale. I suoi primi lavori furono bassorilievi in metallo, presto seguiti da sculture sempre più complesse e riconoscibili, segnate da un’estetica rigorosa e da un forte significato simbolico.
Le sue celebri “Sfere”, presenti in luoghi simbolo come il Vaticano, la sede delle Nazioni Unite a New York e il Trinity College di Dublino, raccontano di un contrasto tra perfezione esterna e frammentazione interna.
Pomodoro amava mostrare ciò che si cela dentro la forma: rotture, ingranaggi, disordine. Una metafora dell’uomo, della società , della realtà contemporanea.
Nel corso della sua carriera, Pomodoro ha esposto in tutto il mondo, da Tokyo a Parigi, da Los Angeles a Firenze. A Milano ha lasciato tracce permanenti con opere come il “Grande Disco” in piazzale Meda, o le installazioni davanti al Palazzo Reale. Nel 1996 ha fondato la Fondazione Arnaldo Pomodoro, diventata un punto di riferimento per l’arte contemporanea, con un’attività costante di mostre, laboratori e conservazione.
Accademico di San Luca, insignito di premi prestigiosi come il Praemium Imperiale e il Premio Internazionale Henry Moore, Pomodoro è stato anche docente in università americane come Stanford e Berkeley, trasmettendo alle nuove generazioni non solo tecnica, ma visione e passione per la scultura.
Pomodoro si è spento serenamente il 22 giugno 2025, dopo una lunga vita dedicata all’arte, alla ricerca e alla bellezza. Le sue opere, fatte di bronzo, tempo e memoria, continueranno a parlare per lui. In un mondo in continua trasformazione, l’arte di Arnaldo Pomodoro resta ferma e solida, ma anche pronta a spaccarsi per rivelare ciò che spesso preferiamo non vedere.
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