Giovanni Brusca libero. Maria Falcone: "Dolore e amarezza, ma è la legge di Giovanni" - NOC Press

Giovanni Brusca libero. Maria Falcone: "Dolore e amarezza, ma è la legge di Giovanni"

 


Dopo quattro anni di libertà vigilata, Giovanni Brusca, il boss di San Giuseppe Jato noto per aver azionato il telecomando della strage di Capaci, ha terminato la sua pena. Brusca ha scontato complessivamente 25 anni di carcere e, sebbene sia stato liberato, continuerà a vivere lontano dalla Sicilia sotto falsa identità, inserito in un programma di protezione.
 
Il tutto avviene nel giorno di un anniversario, il 211° anniversario dell'Arma dei Carabinieri, chi l'ha arrestato. Un ossimoro alla giusitzia, a quella legalità tanto ricercata ma nella pratica svolta con i soliti "distinguo" di cavilli legali, pene ridotte, premi e ricollocamento nella società, senza tener conto caso per caso chi sono i soggetti, che in questo hanno davvero prodotto carneficine di persone innocenti. Ovviamente la legge è legge, ancor più è una di quelle fatte da Giovanni Falcone, la vittima di Giovanni Brusca. Ma farlo nel giorno dell'Arma è... A voi i giudizi.

Il 23 maggio 1992, Brusca fu l’esecutore materiale dell’attentato in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Oltre a questa atroce azione, il boss è stato responsabile di numerosi omicidi. Dopo il suo arresto e un primo pentimento ambiguo, decise di collaborare con la giustizia, offrendo un contributo importante nella lotta contro Cosa Nostra.

Uno dei capitoli più oscuri legati al suo nome riguarda il rapimento e l’omicidio di Giuseppe Di Matteo, figlio di un altro collaboratore di giustizia, Santino Di Matteo. Il ragazzo fu sequestrato a soli 12 anni e, dopo oltre due anni di prigionia, fu strangolato e sciolto nell’acido per costringere il padre a ritrattare le sue dichiarazioni. Brusca e altri membri della mafia furono condannati all’ergastolo per questo crimine.

Maria Falcone, sorella del magistrato, ha espresso un sentimento complesso: “Provo dolore e amarezza, ma come donna delle istituzioni riconosco che la legge va rispettata. Questa normativa sui collaboratori di giustizia è stata voluta da mio fratello Giovanni ed è fondamentale per indebolire le organizzazioni mafiose dall’interno.” Ha sottolineato l’importanza del percorso di collaborazione di Brusca nel contrasto a Cosa Nostra.

Giuseppe Costanza, autista di Falcone e sopravvissuto alla strage, ha commentato con amarezza: “Chi ha ucciso anche bambini non dovrebbe mai uscire di prigione. Dopo 25 anni di carcere, vedere Brusca libero è un duro colpo. La legge va applicata, ma non è giusto che chi ha commesso queste atrocità possa vivere in libertà. Chi è morto non tornerà più.”

La liberazione di Brusca riapre una ferita aperta nel paese, tra la necessità di rispettare le regole della giustizia e il ricordo delle vittime di una delle pagine più tragiche della storia italiana.

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