Israele, Iran, Russia e Ucraina: i fronti caldi del mondo e lo spettro della guerra globale - NOC Press

Israele, Iran, Russia e Ucraina: i fronti caldi del mondo e lo spettro della guerra globale

 




Dalla Striscia di Gaza a Kharkiv, passando per il Mar Rosso e la Siria: il sistema internazionale trema sotto la pressione incrociata di conflitti regionali che rischiano di fondersi in un'unica, devastante crisi globale.


di Redazione NOCPress 



Un mondo sull’orlo della faglia

Nel 2024-2025, il panorama geopolitico globale si è trasformato in una scacchiera esplosiva in cui i conflitti regionali stanno smettendo di essere “contenuti” e rischiano di fondersi in un’unica tempesta geopolitica su scala mondiale. Il conflitto in Ucraina, l’escalation tra Israele e Iran, la crisi permanente in Siria e Libano, e la guerra per procura tra USA-NATO e Russia-Cina delineano un nuovo ordine di guerra a “geometria variabile”, dove i confini tra guerra locale e guerra globale si stanno assottigliando.

Israele vs Iran: lo scontro diretto è realtà

Il 13 aprile 2024 ha segnato una svolta storica: l’Iran ha lanciato un attacco diretto con droni e missili contro Israele in risposta a un raid israeliano a Damasco (contro un consolato iraniano) che aveva ucciso un alto comandante delle Guardie della Rivoluzione. Il contrattacco israeliano non si è fatto attendere. Da allora, Teheran e Tel Aviv vivono una guerra “a bassa intensità” che coinvolge territori terzi come la Siria, il Libano e il Mar Rosso. Israele bombarda regolarmente obiettivi militari iraniani e Hezbollah, mentre Teheran affila le alleanze con i proxy sciiti (Houthis, milizie irachene, Hezbollah) che minano l’equilibrio dell’intero Medio Oriente.
Il rischio? Un’escalation militare diretta tra Israele e Iran come è in atto oggi che potrebbe costringere gli Stati Uniti a intervenire apertamente, trascinando con sé altri attori NATO.

Russia-Ucraina: l’offensiva che non finisce mai

Intanto, sul fronte orientale, la guerra in Ucraina ha superato i due anni senza una via d’uscita diplomatica credibile. La controffensiva ucraina si è arenata, mentre la Russia ha lanciato un’offensiva di primavera che ha messo sotto pressione Kharkiv e la linea del Donbass. Le forniture NATO continuano, ma rallentano, e gli Stati Uniti – presi tra le elezioni del 2024 e il nuovo fronte mediorientale – mostrano segni di stanchezza strategica.

Mosca gioca su due tavoli: consolida la sua sfera d’influenza in Eurasia mentre supporta diplomaticamente e tecnicamente l’asse Iran-Hezbollah-Hamas, in chiave anti-occidentale. L’obiettivo è chiaro: forzare l’Occidente a combattere su più fronti, moltiplicando i costi politici, militari ed economici.

Guerre proxy e sistema multipolare

Dietro i conflitti regionali si cela una partita ben più ampia: la dissoluzione dell’ordine unipolare nato nel 1991 con la caduta dell’URSS. Oggi Russia, Iran e Cina condividono una visione multipolare del mondo e sostengono – ciascuno con i propri mezzi – una nuova architettura globale che emargini l’influenza americana.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, cercano di contenere questa avanzata sostenendo Israele, l’Ucraina, Taiwan e le monarchie del Golfo. L’Europa è il vaso di coccio: divisa internamente, fragile militarmente, ma direttamente esposta alle conseguenze di ogni escalation, specialmente energetica o migratoria.

Lo spettro della guerra globale

Il timore principale è che i conflitti si saldino:

  • un’escalation Iran-Israele potrebbe coinvolgere gli Stati Uniti e le monarchie sunnite, portando a un confronto regionale totale;
  • la guerra in Ucraina potrebbe estendersi ai Paesi baltici, a una Moldavia instabile o persino alla Polonia in caso di collasso del fronte ucraino;
  • la Corea del Nord e Taiwan rimangono “fronti latenti” sotto la pressione cinese.

Una guerra mondiale oggi non assomiglierebbe a quella del 1939: non ci sarebbero dichiarazioni ufficiali né fronti netti, ma una sequenza di escalation incrociate, attacchi ibridi, cyberwar, uso di armi nucleari tattiche, blocchi marittimi e guerre economiche capaci di distruggere in mesi intere economie e regimi politici.

Perché lo spettro è reale

La ragione per cui il rischio globale è concreto risiede nel fatto che nessuno dei principali attori coinvolti ha la forza, o la volontà, di imporre una pace duratura. Al contrario, si rafforza la logica della deterrenza e della vendetta. E mentre i leader globali cercano di mantenere il controllo dei propri fronti interni (elezioni USA, economia cinese, rivolte iraniane, instabilità israeliana), la macchina bellica non si ferma.
Un errore di calcolo, un attacco di troppo, una provocazione non contenuta, e la guerra può esplodere su scala mai vista dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.


Oggi più che mai, la pace globale dipende dall’equilibrio precario di una serie di fili tesi tra Kiev, Gerusalemme, Teheran e Mosca. Nessuno vuole davvero la guerra mondiale, ma tutti la stanno preparando. E questo, in geopolitica, è sempre stato il segnale più inquietante.

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