Torremaggiore, scrigno di storia e sapori nella Capitanata - NOC Press

Torremaggiore, scrigno di storia e sapori nella Capitanata

 




Torremaggiore, borgo pugliese adagiato sulle prime ondulazioni del Tavoliere delle Puglie, custodisce un’anima antica e generosa. Non è solo un luogo, ma un crocevia di civiltà, passioni e tradizioni. E' un territorio che racconta, in ogni pietra e in ogni piatto, l’identità più autentica della Daunia.

Le radici storiche: da Castelfiorentino a Federico II

Il cuore di Torremaggiore batte forte nei pressi della località Castelfiorentino, che è il nome odierno del sito sul quale si trovano i resti della piccola città medievale chiamata Florentinum, dove Federico II di Svevia, l’imperatore filosofo e legislatore, spirò il 13 dicembre 1250. Oggi è un’area archeologica visitabile.

A proposito del luogo della morte dell'imperatore, nacque una leggenda che forse aveva un fondamento veridico. Secondo questa storia, gli astrologi annunciarono all'imperatore che egli sarebbe dovuto 'appassire' sub flore; Federico, desiderando nientemeno che l'immortalità, avrebbe allora sistematicamente evitato Florentia e Florentinum. Ma cadde in una trappola imprevista e così morì realmente sub flore, a Castelfiorentino appunto.

Le spoglie di Federico II di Svevia, furono traslate a Palermo, ma l’aura del suo spirito aleggia ancora tra gli ulivi secolari e le rovine immerse nel silenzio.

Dalla distruzione di Castelfiorentino nacque il primo nucleo di Codacchio, embrione dell’attuale Torremaggiore, che crebbe nei secoli tra dominazioni feudali e fermenti rivoluzionari. Il centro storico conserva ancora oggi angoli che parlano al passato: vicoli in pietra, archi bassi, palazzi baronali, tra cui  il Castello Ducale dei De Sangro: fortificazione medievale/rinascimentale con sei torri, monumento nazionale dal 1902 e oggi museo civico “Giacomo Negri”.

Simboli sacri e la cultura del popolo

La fede popolare si riflette nelle numerose chiese, tra le quali: la Chiesa Matrice di San Nicola (XIII sec.), ricostruita dopo il terremoto del 1627; unica con tre navate e un coro ligneo significativo

La chiesa di Santa Maria della Strada è la seconda parrocchia storica. Fondata dalla popolazione greco-albanese residente a Torremaggiore nel Cinquecento, è stata eretta a parrocchia nel 1593. All'interno si venera il simulacro di San Sabino di Canosa, patrono principale della città, e si conserva una fonte battesimale in pietra del 1604.

Particolare anche la chiesa della Madonna di Loreto (volgarmente intesa come Madonna del Rito, perché in origine vi si officiava in rito bizantino) fu edificata nel XVI secolo da immigrati greco-albanesi, in posizione extramoenia, nei pressi della Porta degli Zingari (Arco Borrelli). All'interno si venera un'icona post-bizantina della Beata Vergine Odigitria.

Importante il Santuario di Maria Santissima della Fontana in quanto grande e profonda è sempre stata la devozione dei Torremaggioresi nei confronti della Madonna, a cui la popolazione si è sempre affidata, soprattutto in momenti critici. Un culto centenario che si è rinnovato ed ampliato, anno dopo anno, diventando espressione di profonda religiosità collettiva e di massiccia partecipazione, la cui festa si celebra il martedì dopo pasqua.

Torremaggiore è anche terra di uomini illustri: da Luigi Rossi, compositore di fama barocca, al generale e aviatore Antonio Lippi, al principe Raimondo di Sangro, e al pittore, scultore, architetto e docente Nicola Schiavone fino a Nicola Sacco, l’anarchico emigrato negli Stati Uniti che, insieme a Bartolomeo Vanzetti, diventò simbolo dell’ingiustizia sociale e della lotta per i diritti civili nel mondo.

Il paesaggio agricolo e l’oro della terra

Fuori dal centro abitato, si dispiegano a perdita d’occhio i campi coltivati che danno vita a uno dei pani più autentici della regione: il grano duro pugliese, alla base di farine, pasta artigianale e pane di forno a legna, ancora prodotto nei forni tradizionali del paese.

Torremaggiore è nota per la produzione di olio extravergine di oliva, (cultivar Peranzana) che è quella essenzialmente diffusa nel territorio. L’olio, qui, è cultura materiale e simbolo di radicamento alla terra.

Le prelibatezze locali: un viaggio nei sapori

La cucina torremaggiorese è una sinfonia di ingredienti poveri e sapienza contadina. 

Impossibile non menzionare:

- i torcinelli (involtini di interiora d’agnello), prelibatezza rustica dai sapori intensi;
- le orecchiette con cime di rapa , piatto identitario che non conosce mode.
I dolci tipici delle feste: cartellate al miele o al vincotto, scartellate e taralli glassati, spesso preparati ancora dalle mani sapienti delle nonne.

Un paese che guarda avanti, con orgoglio delle proprie radici

Torremaggiore oggi vive tra le sfide della contemporaneità e il desiderio di custodire la propria eredità. Le associazioni culturali, gli studiosi locali e le nuove generazioni stanno riscoprendo e valorizzando archivi, tradizioni orali e percorsi turistici storici.

Passeggiare per le strade di Torremaggiore significa camminare nella storia, assaporare l’autenticità del Sud, ascoltare il dialetto che vive ancora tra la gente, e lasciarsi incantare dall’orizzonte che si apre tra il Gargano e la pianura, come un invito al ritorno.


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