Trump sfida Teheran: ultimatum o guerra totale?
Il conflitto tra Iran e Israele ha assunto nelle ultime ore una dimensione che scuote gli equilibri internazionali. L’intervento del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha innalzato la tensione con una dichiarazione chiara: l’Iran dovrà arrendersi senza condizioni. Ma non è ancora guerra totale. O almeno, non ancora.
Sul campo, le forze israeliane sono impegnate in una campagna militare che non ha prodotto i risultati sperati. Diversi attacchi, attribuiti a Teheran o ai suoi alleati nella regione, hanno colpito infrastrutture nevralgiche in territorio israeliano. Raffinerie, impianti militari e persino la base di Nevatim, centro operativo di rilievo, sono stati danneggiati. L’efficacia dello scudo antimissile israeliano, l’Iron Dome, viene messa in discussione da diverse fonti, alimentando un dibattito interno sul reale stato della difesa del Paese.
Il governo iraniano, dal canto suo, ha scelto di rispondere direttamente. Per la prima volta, missili da crociera lanciati da territorio iraniano hanno colpito obiettivi strategici in Israele. Una scelta che segna un cambio di passo rispetto alle azioni precedenti, spesso affidate a gruppi alleati nei territori limitrofi. La base di Nevatim, dove operano anche velivoli stealth e droni per la sorveglianza elettronica, è stata uno degli obiettivi principali. Voci non confermate parlano di attacchi nei pressi dell’area nucleare di Dimona, sollevando interrogativi sulla sicurezza delle testate presenti.
In parallelo, la diplomazia si muove sottotraccia. Secondo alcune fonti statunitensi, Israele avrebbe sondato, tramite paesi terzi, la possibilità di una tregua, ponendo come condizione il ritorno al tavolo dei negoziati sul nucleare. La Casa Bianca sembra oscillare tra la linea dura e un possibile scenario di de-escalation. Trump ha parlato pubblicamente di un'intesa possibile, accostando il conflitto Iran-Israele a quello tra India e Pakistan, dove si era proposto in passato come mediatore.
Ma la situazione resta instabile. L’Iran ha subito gravi perdite in questi mesi, tra attacchi mirati ai vertici militari e raid su infrastrutture civili. Le autorità di Teheran hanno annunciato che la risposta completa deve ancora arrivare e hanno invitato la popolazione israeliana a evacuare le principali città , in vista di nuove operazioni.
Le dichiarazioni del Presidente Trump si sono fatte via via più dure: ha rivendicato il pieno controllo dei cieli iraniani e ha indirizzato un messaggio diretto al vertice della Repubblica Islamica. Ma al momento ha escluso un’azione militare diretta, pur segnalando che la “pazienza americana” ha un limite.
Intanto, sul fronte internazionale, emergono dissensi. Emmanuel Macron ha espresso forte preoccupazione per un possibile intervento militare statunitense diretto contro Teheran, definendolo “un rischio globale”. Critiche arrivano anche da Washington, dove il vicepresidente JD Vance si è detto contrario a qualsiasi nuova avventura militare nel Golfo Persico.
L’impressione è che nessuno voglia davvero un nuovo conflitto regionale su larga scala. Ma le dinamiche attuali raccontano un'escalation che potrebbe presto superare il punto di non ritorno. Gli scenari si moltiplicano, ma una cosa è chiara: il Medio Oriente è di nuovo sull’orlo del baratro.
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