Garlasco, torna in primo piano la traccia 97F: un dettaglio mai chiarito
Garlasco, la traccia dimenticata: il ritorno dell’impronta 97F nel caso Poggi
Nel labirinto giudiziario del delitto di Garlasco, una traccia rimasta per anni sullo sfondo è tornata al centro dell’attenzione. Si tratta della cosiddetta impronta "97F", una sagoma individuata nel 2007 sulla parete di una scala interna all’abitazione di Chiara Poggi, la giovane trovata senza vita nella tavernetta della sua casa in via Pascoli.
Quella traccia, secondo i primi rilievi, risulta compatibile con il sangue della vittima. Tuttavia, gli investigatori ipotizzano che possa nascondere, sovrapposta, l’impronta di una mano: forse quella dell’aggressore. Il punto esatto in cui è stata trovata, a circa venti centimetri dal primo gradino, suggerisce un contatto diretto durante le fasi successive all’omicidio, forse mentre il corpo veniva spostato.
Nonostante la sua possibile rilevanza, la 97F era finita in secondo piano. Oggi, nel contesto di un nuovo incidente probatorio, è tornata oggetto di analisi. Il segno sarebbe riconducibile a un gesto di sfregamento: un movimento rapido, sporco, forse involontario, che potrebbe raccontare molto di più di quanto finora raccolto.
Le domande ancora aperte sulla scena del crimine
Un altro elemento che solleva interrogativi è il telefono fisso, collocato nella zona giorno della villetta. L’apparecchio mostrava tracce ematiche compatibili con una colluttazione. Alcune ricostruzioni ipotizzano che Chiara, prima di soccombere, abbia tentato di chiedere aiuto. Forse riuscì ad alzare la cornetta, forse no. Di certo, il sangue ne indica un coinvolgimento nella scena, ma finora nessuna analisi ha chiarito cosa accadde in quei minuti.
Molti rilievi si sono concentrati sulle tracce di trascinamento, sulle impronte a terra e sulla scala che conduceva alla tavernetta. Il telefono, tuttavia, è rimasto ai margini dell’indagine, così come la possibilità che il killer possa aver agito in modo più disordinato e impulsivo di quanto supposto inizialmente.
La nuova fase delle analisi tecniche
La recente attività istruttoria, condotta a Milano, ha avviato un riesame dei reperti conservati all’epoca. Di 34 strisce para-adesive, ne sono state esaminate finora 17. Particolare attenzione è stata riservata a un’altra impronta, la "n. 10", trovata sulla maniglia della porta d’ingresso. I test effettuati non hanno rilevato la presenza di sangue, ma sono in corso ulteriori verifiche con metodi più sensibili.
Nella seconda scatola dei reperti, ancora da analizzare, si trovano oggetti domestici recuperati nella spazzatura dell’abitazione: involucri di alimenti, vasetti di yogurt, contenitori di bevande. Scarti che, all’apparenza, non sembrano significativi ma che, nel contesto di una scena del crimine, possono offrire dettagli utili alla ricostruzione temporale dei fatti.
Il nuovo confronto tra esperti, avvocati e magistratura è fissato per il 19 giugno. Una data che potrebbe restituire – o escludere definitivamente – valore probatorio a ciò che finora è rimasto una semplice traccia su un muro.
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