Una galleria dove arte e cultura creano bellezza. A Monte successo per quella del prof. Giuseppe Piemontese
Grande successo sta avendo l’apertura della Galleria d’Arte e Cultura di Giuseppe Piemontese (nella foto). Un luogo dove la bellezza dell’arte e della cultura si espande e si mostra lungo le pareti della Galleria, che è situata al centro della Città di Monte Sant’Angelo in Corso Vittorio Emanuele, dal civico 146 al 148. Un luogo magico e incantevole per arte, ma soprattutto per la bellezza delle opere in esposizione, fra cui quadri, dipinti, anfore, statue, oltre a varie sculture luminose del nostro artista internazionale Marco Lodola.
Un luogo dove la gente che visita la Galleria diventa essa stessa il simbolo della bellezza che si manifesta attraverso l’arte, ma soprattutto attraverso il fascino antico del Gargano, che ritroviamo in tanti dipinti dei nostri pittori sia del Gargano che dell’Italia intera. Arte e bellezza che ritroviamo nel fascino misterioso del nostro Gargano ad opera dei nostri pittori, come Matteo Accarrino, Michele Roccotelli, Michele Circiello, Michele Vurro, Michele Manzi, Salvatore Marchesani, Antonio Sacco, e tanti altri, i quali con le loro opere hanno fatto conoscere il fascino e la bellezza del nostro Gargano, ma soprattutto il rapporto fra l’uomo e il suo ambiente, ora terrestre ora marino, un mondo che ci riporta agli antichi misteri e culti del Gargano, dal mito della ninfa Gargara riguardante la Foresta Umbra, a mito di Cristalda e Pizzomunno nella mistreriosa città di Uria, oggi Vieste, e poi verso il mito e il culto di Diomede, da cui nasce il fascino delle isole Tremiti, chiamate in seguito le Isole diomedee. Per non parlare poi del fascino e del mistero del nostro mitico re Dauno, che ha dato la denominazione alla cultura daunia, con i suoi miti e i suoi culti sparsi in tutta l’talia meridionale. In tutto questo vi è il fascino antico della bellezza naturale della Puglia e e delle sue città che si affacciano lungo le sponde adriatiche, come Rodi Garganico, Mattinata, Peschici, e salendo verso la Montagna Sacra, Monte Sant’Angelo, con le sue leggende legate alle Apparitones di San Mchele, da cui nasce il culto micaelico, che diventa un istrumentum regni per la conquista dell’Italia meridionale da parte dei Longobardi e dei Normanni. E poi l’architettura spontanea dei centri storici del Gargano, da Vico del Gargano a Peschici, da Monte Sant’Angelo a Mattinata, da Rodi Garaganico a Vieste, il cui fascino della loro architettura si eleva verso il cielo, ma soprattutto si specchia nel mare Adriatico, da cui ha origine la civiltà occidentale. Una terra, quella del Gargano, magica e nello stesso temo misteriosa, tanto da richiamare l’attenzione e l’ammirazione di tanti nostri artisti, pittori e poeti, che hanno decantato la sua bellezza e la sua arte. Un fascino e una magia che ritroviamo nello stesso titilo della Mostra: Il Gargano magico, le cui opere sono ben rappresentate lungo le pareti della Galleria d’Arte e Cuktura di Giuseppe Piemonete. Il tutto al suono di una musica popolare dche fa da sottofondo, e che ci richiama all’esistenza di un grande patrimonio della cultura popolare legata al folklore garganico, oggi rappresentato degnamente dal Gruppo Folk La Pacchianella. Un mondo che si rifà all’arte e alla bellezza del nostro Gargano, le cui radici affondano nella cultura popolare della sua gente, all’arte e alla musica indissolubilmente legati alla Madre Terra.
Nella prima sala di ingresso alla Galleria troviamo i maggiori pittori ed artisti del Gargano, da Matteo Accarrino a Michele Circiello, da Michele Roccotelli a Michele Vurro, Giovanni Mancini, Michele Manzi, Umberto Sammartino, Manlio Bacosi, Pietro Piccoli, Tano Festa, Italo Gatto e tanti altri, fra cui Giuliano Trombini, nelle cui opere ritroviamo la nostra stessa esistenza legata all’architettura e alle figure dei nostri centri storici, all’anima dei luoghi o più specificatamente al nostro Genius Loci, che ci ha fatto conoscere in tutto il mondo.
Nella seconda sala ritroviamo più specificatamente le opere figurative dei nostri artisti che si sono cimentati a descrivere il Gargano negli anni Settanta e Ottanta, attraverso varie raffigurazioni legate ai luoghi più emblematici del nostro Gargano, fra cui la rivera che corre da Mattinata verso Vieste, per giungere poi verso i lidi della Campania con una bellissima visione del Vesuvio. Ma ad accogliere il visitatore è l’immagine gigantesca del cavaliere crociato che combatte sotto le mura del nostro castello: un’opera di Tano Festa, del 2006, che affascina lo spettatore per la grandezza del quadro ma soprattutto per l’intera scenografica pittorica legata alla battaglia. E poi abbiamo due bellissime opere dove vi è raffigurata la Venere di Tiziano, dipinta dal nostro amato pittore Italo Gatto, che per diversi anni ha frequentato la nostra città e ne ha rappresentato i vari aspetti architettonici, e l’altro quadro una rappresentazione del trionfo di Nettuno del noto artista Poussin. Un opera che proviene direttamente da una delle botteghe di antiquariato della Grecia. E poi i quadri di Antonio Sacco, con il mito di Giove e una sua bellissima stele daunie con l’immagine sempre di Giove; e poi due opere del pittore di San Giovanni Rotondo Salvatore Marchesani riguardante le case a schiera del centro storico di Monte Sant’Angelo, per poi soffermaci su alcune opere di Mario Smeraglia. Il tutto con una visione unica e irripetibile delle riproduzioni in ceramica dei vasi dauni, della nota artista di Manfredonia Angela Quitadamo, affiancati da una bellissima scultura di Venere.
Nella terza sala vi sono diverse immagini dedicate all’Arcangelo Michele, visto attraverso l’evolversi della sua iconografia, dall’età bizantina fino ai giorni nostri, e precisamente dal Custos Ecclesiae che si trova nel Museo devozionale del Santuario di San Michele, alla immagine del San Michele bizantino, presente a Ravenna, nella Basilica di S. Apollinare in Classe (sec. VI). E poi l’affresco proveniente dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore, con il San Michele bizantino, per poi essere affascinati dalla rappresentazione del San Michele di Guido Reni, del San Michele di Luca Giordano e di Rubens, che ritroviamo rispettivamente a Roma presso la Chiesa di Santa Maria Immacolata Concezione, a Vienna presso Kunsthistorusches Museum e al Museo Nazionale Tysssen. A tutto ciò fanno da sfondo le due grandi immagini delle sculture luminose di Marco Lodola: L’uomo mascherato e la Donna cavallerizza. Inoltre nella stessa sala ritroviamo diverse opere figurative di altrettanti artisti ancora a me sconosciuti.
Infine a tutto ciò poi si aggiunge una bellissima immagine di San Michele del nostro giovane artista di Monte Sant’Angelo Biagio Salcuni, che dirige insieme al padre il Prof. Franco Salcuni, il noto locale della Green Cave di Monte Sant’Angelo. Un luogo sorto all’insegna della bellezza e della cultura locale.
Purtroppo lo spazio a nostra disposizione è poco, in quanto le opere esposte avrebbero bisogno di un maggiore spazio e di una maggiore visione d’insieme. Spero solo che in futuro tali opere, e quelle che ho ancora nei vari miei depositi, possano essere esposte in un vero e proprio Museo d’Arte Contemporanea, dove si possano ammirare altre opere di grandi artisti contemporanei, fra cui Renato Guttuso e altri artisti famosi contemporanei. Del resto una città che si fregia di avere ben due Siti UNESCO non può fare a meno di possedere un Museo d’Arte Contemporanea, oppure una Pinacoteca Civica, che sia espressione della nostra bellezza, legata non solo alla nostra storia, quanto al popolo che ne è stato l’artefice. Del resto un Museo non è altro che un continuo avvicinarsi verso qualcosa che supera la nostra finitudine, tanto da portarci sempre più vicini a Dio e al suo creato. In questo senso siamo tutti dei pellegrini in cerca della nostra sete di perfezione.
Un luogo dove la gente che visita la Galleria diventa essa stessa il simbolo della bellezza che si manifesta attraverso l’arte, ma soprattutto attraverso il fascino antico del Gargano, che ritroviamo in tanti dipinti dei nostri pittori sia del Gargano che dell’Italia intera. Arte e bellezza che ritroviamo nel fascino misterioso del nostro Gargano ad opera dei nostri pittori, come Matteo Accarrino, Michele Roccotelli, Michele Circiello, Michele Vurro, Michele Manzi, Salvatore Marchesani, Antonio Sacco, e tanti altri, i quali con le loro opere hanno fatto conoscere il fascino e la bellezza del nostro Gargano, ma soprattutto il rapporto fra l’uomo e il suo ambiente, ora terrestre ora marino, un mondo che ci riporta agli antichi misteri e culti del Gargano, dal mito della ninfa Gargara riguardante la Foresta Umbra, a mito di Cristalda e Pizzomunno nella mistreriosa città di Uria, oggi Vieste, e poi verso il mito e il culto di Diomede, da cui nasce il fascino delle isole Tremiti, chiamate in seguito le Isole diomedee. Per non parlare poi del fascino e del mistero del nostro mitico re Dauno, che ha dato la denominazione alla cultura daunia, con i suoi miti e i suoi culti sparsi in tutta l’talia meridionale. In tutto questo vi è il fascino antico della bellezza naturale della Puglia e e delle sue città che si affacciano lungo le sponde adriatiche, come Rodi Garganico, Mattinata, Peschici, e salendo verso la Montagna Sacra, Monte Sant’Angelo, con le sue leggende legate alle Apparitones di San Mchele, da cui nasce il culto micaelico, che diventa un istrumentum regni per la conquista dell’Italia meridionale da parte dei Longobardi e dei Normanni. E poi l’architettura spontanea dei centri storici del Gargano, da Vico del Gargano a Peschici, da Monte Sant’Angelo a Mattinata, da Rodi Garaganico a Vieste, il cui fascino della loro architettura si eleva verso il cielo, ma soprattutto si specchia nel mare Adriatico, da cui ha origine la civiltà occidentale. Una terra, quella del Gargano, magica e nello stesso temo misteriosa, tanto da richiamare l’attenzione e l’ammirazione di tanti nostri artisti, pittori e poeti, che hanno decantato la sua bellezza e la sua arte. Un fascino e una magia che ritroviamo nello stesso titilo della Mostra: Il Gargano magico, le cui opere sono ben rappresentate lungo le pareti della Galleria d’Arte e Cuktura di Giuseppe Piemonete. Il tutto al suono di una musica popolare dche fa da sottofondo, e che ci richiama all’esistenza di un grande patrimonio della cultura popolare legata al folklore garganico, oggi rappresentato degnamente dal Gruppo Folk La Pacchianella. Un mondo che si rifà all’arte e alla bellezza del nostro Gargano, le cui radici affondano nella cultura popolare della sua gente, all’arte e alla musica indissolubilmente legati alla Madre Terra.
Nella prima sala di ingresso alla Galleria troviamo i maggiori pittori ed artisti del Gargano, da Matteo Accarrino a Michele Circiello, da Michele Roccotelli a Michele Vurro, Giovanni Mancini, Michele Manzi, Umberto Sammartino, Manlio Bacosi, Pietro Piccoli, Tano Festa, Italo Gatto e tanti altri, fra cui Giuliano Trombini, nelle cui opere ritroviamo la nostra stessa esistenza legata all’architettura e alle figure dei nostri centri storici, all’anima dei luoghi o più specificatamente al nostro Genius Loci, che ci ha fatto conoscere in tutto il mondo.
Nella seconda sala ritroviamo più specificatamente le opere figurative dei nostri artisti che si sono cimentati a descrivere il Gargano negli anni Settanta e Ottanta, attraverso varie raffigurazioni legate ai luoghi più emblematici del nostro Gargano, fra cui la rivera che corre da Mattinata verso Vieste, per giungere poi verso i lidi della Campania con una bellissima visione del Vesuvio. Ma ad accogliere il visitatore è l’immagine gigantesca del cavaliere crociato che combatte sotto le mura del nostro castello: un’opera di Tano Festa, del 2006, che affascina lo spettatore per la grandezza del quadro ma soprattutto per l’intera scenografica pittorica legata alla battaglia. E poi abbiamo due bellissime opere dove vi è raffigurata la Venere di Tiziano, dipinta dal nostro amato pittore Italo Gatto, che per diversi anni ha frequentato la nostra città e ne ha rappresentato i vari aspetti architettonici, e l’altro quadro una rappresentazione del trionfo di Nettuno del noto artista Poussin. Un opera che proviene direttamente da una delle botteghe di antiquariato della Grecia. E poi i quadri di Antonio Sacco, con il mito di Giove e una sua bellissima stele daunie con l’immagine sempre di Giove; e poi due opere del pittore di San Giovanni Rotondo Salvatore Marchesani riguardante le case a schiera del centro storico di Monte Sant’Angelo, per poi soffermaci su alcune opere di Mario Smeraglia. Il tutto con una visione unica e irripetibile delle riproduzioni in ceramica dei vasi dauni, della nota artista di Manfredonia Angela Quitadamo, affiancati da una bellissima scultura di Venere.
Nella terza sala vi sono diverse immagini dedicate all’Arcangelo Michele, visto attraverso l’evolversi della sua iconografia, dall’età bizantina fino ai giorni nostri, e precisamente dal Custos Ecclesiae che si trova nel Museo devozionale del Santuario di San Michele, alla immagine del San Michele bizantino, presente a Ravenna, nella Basilica di S. Apollinare in Classe (sec. VI). E poi l’affresco proveniente dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore, con il San Michele bizantino, per poi essere affascinati dalla rappresentazione del San Michele di Guido Reni, del San Michele di Luca Giordano e di Rubens, che ritroviamo rispettivamente a Roma presso la Chiesa di Santa Maria Immacolata Concezione, a Vienna presso Kunsthistorusches Museum e al Museo Nazionale Tysssen. A tutto ciò fanno da sfondo le due grandi immagini delle sculture luminose di Marco Lodola: L’uomo mascherato e la Donna cavallerizza. Inoltre nella stessa sala ritroviamo diverse opere figurative di altrettanti artisti ancora a me sconosciuti.
Infine a tutto ciò poi si aggiunge una bellissima immagine di San Michele del nostro giovane artista di Monte Sant’Angelo Biagio Salcuni, che dirige insieme al padre il Prof. Franco Salcuni, il noto locale della Green Cave di Monte Sant’Angelo. Un luogo sorto all’insegna della bellezza e della cultura locale.
Purtroppo lo spazio a nostra disposizione è poco, in quanto le opere esposte avrebbero bisogno di un maggiore spazio e di una maggiore visione d’insieme. Spero solo che in futuro tali opere, e quelle che ho ancora nei vari miei depositi, possano essere esposte in un vero e proprio Museo d’Arte Contemporanea, dove si possano ammirare altre opere di grandi artisti contemporanei, fra cui Renato Guttuso e altri artisti famosi contemporanei. Del resto una città che si fregia di avere ben due Siti UNESCO non può fare a meno di possedere un Museo d’Arte Contemporanea, oppure una Pinacoteca Civica, che sia espressione della nostra bellezza, legata non solo alla nostra storia, quanto al popolo che ne è stato l’artefice. Del resto un Museo non è altro che un continuo avvicinarsi verso qualcosa che supera la nostra finitudine, tanto da portarci sempre più vicini a Dio e al suo creato. In questo senso siamo tutti dei pellegrini in cerca della nostra sete di perfezione.
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