L'Editoriale. A Monte «Lo Stato c’è!» Quale, dei cittadini o delle Forze dell’Ordine?
- L'Editoriale -
Il titolo è provocatorio. Potrebbe fuorviare dal senso genuino del testo, che dice tutt’altro.
Monte Sant'Angelo purtroppo è nuovamente in prima pagina per atti mafiosi, o presunti tali. Qui usare il condizionale o il termine presunto sarebbe prenderci in giro, un'offesa all'intelligenza di chi vive in quel territorio e di chi da anni è giornalisticamente in prima linea. Tuttavia finché gli inquirenti non stabiliranno la matrice mafiosa, rimarrà il dubbio, pur essendoci il dolo.
Il CCR -Centro Comunale Raccolta rifiuti-, è stato nuovamente dato alle fiamme. E questo, ormai, già lo sanno tutti, è cronaca di dominio pubblico. Cinque mesi fa, il 13 luglio, furono bruciate due vasche per la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Era il secondo incendio nello stesso anno. A poche ore dal secondo rogo fu realizzato un video con un messaggio alla popolazione e al Sindaco. In quell'occasione non vi fu risposta da Piazza Roma. È giunta, invece, ieri dopo l'ennesimo rogo definito dal Sindaco di stampo mafioso. Nulla da eccepire su tal etichetta. Del resto è scritto anche qui. Tutti gli indizi, e se tre diventano una prova, lo stabiliscono. Tre roghi in un anno, tutti dolosi, sono tre indizi, perciò una prova sul dolo. E su quella mafiosa? Chi scrive ha le idee ben chiare e ritiene questo ennesimo dolo di matrice mafiosa, che non vuol dire che dietro vi sia tutta la mafia locale, quella garganica o peggio ancora la quarta mafia nella sua interezza, ma anche il semplice gruppo criminale che ha “mafiosamente” intimidito la Tecneco.
Rogo definito dal Sindaco di stampo mafioso, frase importante per bocca del Primo Cittadino usando il termine “mafia”. Lo stesso che avrebbe dovuto utilizzare anche in altre occasioni per seguire una logica di commenti idonei a mantenere alta l’attenzione da parte delle Istituzioni alle quali si rivolge per aiuti sul campo in materia di sicurezza. Per esempio, quando sono state incendiate due auto, una del Capo Settore Mimmo Rignanese e l’altra la sua, il sindaco immediatamente dopo l’atto criminale non ha pronunciato la parola “mafia” pur sapendo che il rogo è stato doloso. Mentre qui, per la Tecneco, immediatamente dopo l’ha fatto. Sa qualcosa? Conosce particolari, avvisaglie, pericoli che, ob torto collo, si ripercuotono sulla cittadinanza? Si spera di sì e che abbia informato dovutamente gli inquirenti, la Prefettura, gli organi preposti a combattere la mafia. Lo avrà fatto sicuramente, e ha fatto bene.
Si vorrà sbagliare ma sarà difficile, la firma mafiosa è in calce di chi con la violenza, l'intimidazione, l'avvertimento, pretende ed estorce bene pubblico.
La notte tra il 16 e 17 dicembre 2018, per la terza volta, ignoti hanno appiccato il fuoco alla struttura prefabbricata in legno adibita come deposito di attrezzi presente nell’area ecologica del CCR -Centro Comunale Raccolta Rifiuti- di Monte Sant'Angelo. L'area è gestita dalla ditta Tecneco, che, come preannuncia l'acronimo CCR, si occupa della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Rifiuti, termine importante e redditizio per la mafia. Una struttura che ubicata in via Cimitero, fuori città, spesso è alla mercé anche di vandali. L'area internamente è perimetrata da un impianto di videosorveglianza, che dovrebbe funzionare. Il prefabbricato è andato completamente distrutto e le fiamme hanno lambito parte degli uffici amministrativi. Un danno considerevole per la struttura, per la Tecneco e per i servizi forniti, costringendo la comunità montanara ad attendere nuovi mezzi e strumenti. Un dolo mirato poiché sono andati distrutti i computer che gestivano e registravano le immagini delle telecamere interne.
Ma l’impianto di videosorveglianza funzionava? E se era così, registrava o semplicemente riprendeva senza il dovuto backup? E’ la domanda che molti si son chiesti l’indomani dell’incendio, che però non ha tardato avere risposta dall’assessore Generoso Rignanese che in un post su facebook ha assicurato di sì. Una domanda rivolta anche dallo scrivente nella sua piena funzione giornalistica, non ricevendo risposta, come accade da molto tempo da parte sua e di tutta la maggioranza dell’assise comunale. Un assessore può anche non condividere il pensiero di un giornalista ma quando avvengono casi che coinvolgono la comunità che amministra, dovrebbe avere la capacità di mettere da parte personalismi. Tuttavia il dubbio rimane, senza nulla togliere all’assessore, perché fonti interne a Palazzo di Città direbbero il contrario. Comunque, il particolare è secondario giacché gli inquirenti, i Carabinieri della locale stazione, non hanno potuto requisire quei filmati (se registrati) perché sono andati persi nel rogo. Le immagini requisite, invece, sono quelle delle telecamere esterne al CCR, quelle delle vie cittadine, di un distributore di carburanti e quelle del vicino ospedale poiché potrebbe essere l’unica via di fuga, come per esempio via Marcisi.
Una parentesi fuori tema sulle telecamere, giacché siamo in argomento, bisogna farla, almeno per comunicare alla cittadinanza e a chi si reca a Monte: gli impianti della ZTL non funzionano completamente. Parrebbe che il problema sia dovuto al software che gestisce il servizio di Zona Traffico Limitato e che sarà funzionale, forse, nel prossimo anno, ma non si sa in che mese. Chiusa parentesi.
Tre indizi equivalgono a una prova. La matrice dolosa è incontrovertibile per alcune prove rinvenute sul luogo. Prova che l’atto compiuto ha il sentore mafioso, che, si ripete, non vuol dire che sia stata la mafia locale. Infatti, voci popolari parlano di assunzioni non fatte dalla Tecneco o fatte solo per qualcuno, dati non provabili e che non vengono divulgati a domande rivolte. Tuttavia dove ci sono i rifiuti c’è la mafia, che vuol controllarla, gestirla, trarne profitti e collocare suoi “adepti”. Una caratteristica che non va sottovalutata ma che non significa implicazioni specifiche al caso. Lo stabiliranno gli inquirenti.
«Lo Stato c’è, la squadra stato c’è…. Manca la comunità. La comunità che si deve stringere, si deve rafforzare, si deve organizzare per scindere bene la loro posizione e da chi non accetta le regole e non accetta le leggi. Deve partire dal basso, dai commercianti, dagli artigiani, da chi si sente di farlo. Il messaggio è chiaro, lo Stato c’è e quindi possono stare tranquilli» ha sortito Pierpaolo d’Arienzo, Sindaco di Monte Sant’Angelo, alle telecamere delle tv locali dopo l’incontro con il Prefetto di Foggia, dott. Massimo Mariani, e i massimi vertici delle Forze dell’Ordine della Capitanata, durante il Coordinamento provinciale delle Forze di Polizia, tenutosi l’indomani del rogo in Prefettura a Foggia. Affermazioni che si sposano appieno, che però devono essere ben declinate per capire cosa s’intende per Stato. Lo Stato siamo tutti noi, cittadini che contribuiamo alla vita e crescita del BelPaese, che rispettano le leggi e che pagano le tasse, che partecipano alla vita sociale, politica, formativa e scolastica, economica, associativa, che collaborano con le Forze dell’Ordine. Se poi per Stato s’intende la presenza delle Forze di Polizia sarebbe corretto specificarlo giacché a Monte ci sono e operano bene: chiederne il rinforzo non sarebbe male, ma sarebbe stato utile farlo prima che si fossero verificati tanti crimini uno dietro l’altro, se davvero il problema era il numero di divise. Oltretutto, è un problema culturale pur se vi fossero cento Carabinieri. Pensiero condiviso finanche da diversi addetti ai lavori che sono in prima linea sul fronte dei controlli sul territorio di Capitanata. Nello specifico non è una questione di numeri in campo. L’organico presente a Monte è efficiente, che con sacrifici fatti in buona volontà per la comunità, garantiscono sicurezza. Il personale in divisa è ben preparato e presenzia il territorio H24. Ed è un dato di fatto. Ma la cultura della legalità è ben altra cosa, che spesso non collima con la collaborazione perché si ha paura di essere esposti. Esiste anche la “Denuncia Passiva” che preserva il delatore dall’anonimato, bensì responsabilizza dinanzi la legge chi riceve la confidenza assumendo di fatto e giuridicamente la posizione di persona informata sui fatti. Ebbene abbiate fiducia di chi H24 è tra Voi e per Voi, giacché la legge lo riconosce. L’informazione quando è sicura, in gergo detta attendibile per una via libera, l’informatore o chi per lui (e in questo caso la persona informata sui fatti), possono avvalersi dell’art.203 del c.p.p., il quale rende noto la notizia ma non chi la fornisce, un beneficio che lo concede l’Ufficiale di Polizia Giudiziaria a cui la delazione è stata resa nota. Il dispositivo di legge predetto serve a tutela del vostro anonimato, esimendo la vostra persona da una eventuale testimonianza in tribunale. Purtroppo le avversità che le FF.OO incontrano durante l’esercizio delle loro funzioni non sono solo quello dell’omertà ma spesso devono combattere l’esatto contrario, perché paradossalmente fra i cittadini vi è molta complicità nel coalizzarsi contro le misure di prevenzione che un Caserma attua sul territorio. Come capita spesso, e non di certo per caso, che in prossimità di un posto di controllo delle FF.OO. dall’altra parte inizia il tam-tam di chi con i telefonini avverte. Questa non è collaborazione, non è cultura di legalità, nuoce gravemente alla salute di Monte Sant’Angelo e un sindaco, almeno, dovrebbe comunicarlo a caratteri cubitali. Non si attenda l’irrevocabile.
Le indagini, comunque, filano dritte e sono costantemente gestite dai locali militari dell’Arma. E come ogni indagine si riuscirà trovare la prova schiacciante perché alla fine l’errore si commette: ne siate certi. Nelle ore subito dopo l’incendio, in città se n’è parlato tanto, sul fatto che son state perquisite abitazioni di alcuni dipendenti censurati della Tecneco. Ovviamente gli sviluppi sono secretati e nessuno fa allusioni.
Eppure, ritornando come un martello penumatico, qualcuno dal Palazzo per il CCR ha subito gridato mafia, pur non conoscendone la matrice. Qualcosa forse si sa? O si grida mafia solo per atti a persone e cose terze? Chi sa parli!
Il Gargano ha già pagato col sangue e attendere mattanze mafiose, come quella di San Marco in Lamis, sarebbe una sconfitta. Le avvisaglie ci sono tutte. La quarta mafia è operante a tutto tondo. La “nostra” è una mafia di matrice ‘ndranghetista, tra familiari, che non si tradisce. Una mafia che al vertice ha la ”società” foggiana, espansa con quella garganica e dell’Alto Tavoliere. La DDA e la DIA sanno a cosa ci riferiamo. Affermare che buon sangue non mente sarebbe fare un torto a chi in questi anni ha lottato a denti stretti per sconfiggere, o al massimo, allontanare la mafia da Monte. Chi sostiene che Monte Sant’Angelo è la "culla della mafia" garganica, mente sapendo di farlo. La mafia c'è, si percepisce a pelle, si ode nell'assordante silenzio che la etichetta, si vede nell'oscura ombra di chi gira la testa dall'altra parte o che appanna le persiane, si respira nel putrescente odore dei cadaveri ritrovati all'ombra di boschi e foreste, pizzica il naso con fumo acre degli incendi, si certifica laddove i comuni parlano...parlano...parlano...ma poi rimangono inerti dinanzi a concittadini che chiedono azioni decise e concrete, e non parole, non cortei, non tavolate istituzionali, reticenze subdole che fiancheggiano finanche il bullo di quartiere. Monte non è la capitale della mafia del Gargano. Semmai è, oggi, per una parte fiancheggiatrice di quella che la vorrebbe nuovamente al centro dell'attività criminale. Un'attività costiera, del “clan dei marinari” (come l’abbiamo ribattezzata su questa testata giornalistica, ndr.) e non dell'ormai defunto “clan dei montanari”, di quella mafia garganica da 15 anni e più che è scesa da Monte per conquistare Manfredonia, Vieste, Mattinata, Peschici. Per la terza volta il CCR di Monte, gestito dalla Tecneco, è stato attenzionato dalla criminalità, probabilmente dalla mafia, mandando in fumo i suoi averi, mezzi e strumenti per una comunità che chiede alle autorità competenti più presenze, che ci sono, e al suo sindaco più azioni e non solo con parole. Il pericolo che un’oscura regia mafiosa possa riprendere c’è a Monte, forse è già in loco ma in minima parte. Ma solo come minima regia pensante poiché gli interessi sono altrove e dove gira denaro c’è business, dove c’è movimento c’è smercio, ci sono gli affari da concludere. Le coste sono molto più redditizie e Monte potrebbe essere solo un fuoco di paglia per distogliere attenzioni maggiori a chi e luoghi oggi più redditizi.
Mai abbassar la guardia, comunque, perché le avvisaglie ci sono e la cultura alla legalità è in calo. Collaborate e fatelo senza indugi, in forma anonima, ma fatelo!
“Le mezze verità diventano verità se le altre metà sono bugie”, una citazione dello scrivente. Meditate…!
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