Rapporto semestrale Dia: mafia infiltrata nel settore sanitario e negli appalti pubblici. Torremaggiore e San Paolo di Civitate non più "isole felici", lo dice la DIA
E’ stata pubblicata la Relazione semestrale riferita a gennaio – giugno 2020 della Direzione investigativa antimafia (Dia) e quello che emerge sono grandi rischi in relazione all’infiltrazione delle mafie e alla crescita di riciclaggio e corruzione.
L’emergenza sanitaria che ha caratterizzato il primo semestre non ha avuto impatti solo sulla salute delle persone e sul sistema economico, ma ha rappresentato un’ulteriore possibilità di sviluppo per la criminalità organizzata.
Analizzando l’andamento degli episodi di criminalità del primo periodo, si nota che le organizzazioni mafiose hanno sviluppato una loro strategia per consolidare il territorio e continuare a sopravvivere.
Hanno utilizzato le loro disponibilità di liquidità per forme di assistenzialismo a favore delle fasce più in difficoltà con il risultato di riuscire meglio ad infiltrarsi e a controllare il territorio.
La conseguenza è che la realtà delle piccole e medie imprese (che è poi il fulcro dell’economia italiana) possa diventare strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti.
Dall’analisi e dal raffronto dei reati commessi l’anno precedente, si nota come a fronte di una diminuzione di alcuni reati (ricettazione, contraffazione, rapine, ecc.) diminuzione dovuta anche alla chiusura di molte attività, siano aumentati altri reati come spaccio di stupefacenti e contrabbando.
Diminuite reati di estorsione e usura, ma qui, alla fine gli aiuti che possono essere stati dati si tradurranno in futuro nel controllo di tali attività.
Invece, si riscontra un aumento dei reati di induzione indebita a dare o promettere utilità, traffico di influenze illecite e frodi nelle pubbliche fornitura, evidente segno dell’ingerenza delle mafie nella pubblica amministrazione.
Proprio a tale scopo, nell’aprile del 2020 il Capo della Polizia Franco Gabrielli, ha istituito, mediante un proprio decreto, l’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso.
Costituito presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, a carattere interforze, il citato organismo è composto da rappresentanti della Polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza, della Polizia penitenziaria, della DIA, della Direzione centrale per i servizi antidroga e del Servizio Polizia Postale.
Il compito di tale organismo dovrebbe essere quello di mettere a sistema tutte le informazioni utili ad anticipare ogni iniziativa di espansione, di alterazione del mercato, di inquinamento del tessuto economico, di condizionamento dei processi decisionali pubblici funzionali all’assegnazione degli appalti da parte della criminalità organizzata.
L’obiettivo è quello di condividere le informazioni di cui dispongono tutte le Forze di polizia, per intercettare le tendenze criminali tanto in chiave preventiva, quanto di contrasto investigativo.
Vediamo in particolare la presenza criminale in provincia di Foggia
Una serie di gravi episodi verificatesi nel semestre considerato, acclarano la presenza della quarta mafia, un’organizzazione molto pericolosa e spietata che ha prodotto una serie di azioni violente e criminose.
Tra la fine del 2019 e le prime settimane del 2020, si sono susseguiti svariati episodi violenti, nonché, successivamente, il 1° aprile 2020, ai danni di un’azienda sanitaria privata i cui titolari sono parti offese nel processo “Decima Azione” per essere stati destinatari di richieste estorsive da parte dei clan della Società foggiana.
Episodi vari di violenza che hanno comportato la necessità di una serie di incontri tra i vertici delle varie forze dell’ordine che hanno prodotto, a gennaio, l’attivazione dell’Osservatorio contro il rischio racket e usura, con l’appello rivolto agli operatori economici e alle famiglie di denunciare considerando questa come: “la sola strada sicura per uscire dal tunnel e proseguire il proprio cammino nell’alveo della legalità”.
Sempre nell’ottica di dare una risposta al territorio le istituzioni hanno risposto con l’istituzione, il 15 febbraio 2020, della Sezione Operativa DIA alle dipendenze del Centro Operativo di Bari.
Il Procuratore Nazionale Antimafia Cafiero DE RAHO, nel corso dell’intervento tenuto presso l’Università di Foggia il 27 gennaio 2020, ha sottolineato che quello foggiano è un territorio in cui “la criminalità mafiosa è forte, arrogante e violenta”.
E il fatto che quattro comuni siano stati sciolti per infiltrazioni mafiose è la dimostrazione di quello che avviene sul territorio.
L’obiettivo dei gruppi criminali è quello di accaparrarsi appalti e ottenere concessioni e questo implica uno stretto rapporto con le Amministrazioni pubbliche.
Si denota una particolare attenzione verso settori importanti dell’economia, come l’agroalimentare, il commercio di carburanti, nonché i tradizionali, ciclo dei rifiuti e onoranze funebri.
Dall’analisi di come si muove questa criminalità, è evidente che rappresentano punti di forza la struttura familiare, il radicamento sul territorio, e l’omertà del contesto ambientale in cui operano.
Di conseguenza, molto spesso, le vittime sono scoraggiate dalle ripercussioni sulla propria incolumità o della loro famiglia ed evitano denunce.
Nella città di Foggia operano le tre batterie dei SINESI-FRANCAVILLA, MORETTI-PELLEGRINO-LANZA e TRISCIUOGLIO-PRENCIPE-TOLONESE, queste nell’ultimo periodo, soffrono lo stato detentivo in cui si trovano i capi storici quasi tutti in regime di carcere duro ex art. 41 bis OP.
L’unico libero risulta il reggente della batteria MORETTI-PELLEGRINO-LANZA, figlio dello storico capoclan dei MORETTI, attualmente sottoposto all’obbligo di dimora nel comune di Orta Nova dove vivono la sorella e il cognato.
Tutte e tre le batterie continuano a beneficiare dei rapporti con le organizzazioni criminali della provincia.
I SINESI-FRANCAVILLA sono tradizionalmente collegati ai MONTANARI dell’area garganica (in particolare al clan LI BERGOLIS) e ai NARDINO di San Severo.
I MORETTI-PELLEGRINO-LANZA oltre ad essere, come accennato, storici alleati di alcuni clan del litorale garganico, restano fortemente legati ai TESTA-LAPICCIRELLA di San Severo.
Infine, la batteria dei TRISCIUOGLIO-PRENCIPE-TOLONESE ha sviluppato sinergie con elementi mafiosi della provincia, in particolare, con il clan ROMITO operante a Manfredonia e con elementi della criminalità di Orta Nova.
E’ emerso anche da parte di queste "batterie", il ricorso alla manovalanza straniera.
Alcune inchieste poste in essere che si basano anche su dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, hanno permesso di evidenziare il carattere federativo della Società foggiana nonché la vigenza al suo interno del principio della mutua solidarietà attraverso la gestione di una cassa comune (come già era emerso nell’operazione “Decima Azione” del 2018).
Un’area ancora molto in fermento è l’area garganica dove ci sono ancora vuoti di potere da colmare.
Il clan dei MONTANARI, che al momento resta quello dominante, è guidato dal reggente dei LI BERGOLIS, elemento di punta che esercita la sua influenza anche sulle altre famiglie orbitanti attorno al sodalizio quali i LOMBARDI, detti i “Lombardoni” di Monte Sant’Angelo (con propaggini nel resto del Gargano, in particolare nell’area di Sannicandro Garganico e Manfredonia), i FRATTARUOLO (da sempre attivi su Vieste, con propaggini su Manfredonia e collegamenti con altri gruppi del Gargano e con la criminalità cerignolana) e i PRENCIPE (originari di San Giovanni Rotondo, dove fungono da referenti per il clan LI BERGOLIS).
La preponderanza e le mire espansionistiche dei MONTANARI erano state già confermate lo scorso semestre dagli esiti dell’operazione “Friends” (novembre 2019), nel cui ambito erano emersi rapporti con soggetti legati ai rosarnesi PESCE-BELLOCCO, nonché dagli sviluppi processuali delle indagini “Montagne Verdi” e “Gargano” che ne avevano ratificato l’egemonia nel traffico di stupefacenti anche al di fuori dei confini provinciali.
Nel semestre in esame è emerso anche il coinvolgimento di un esponente emergente del clan LI BERGOLIS (referente per il sodalizio nel territorio di Manfredonia) in un traffico di stupefacenti provenienti da Albania, Macedonia, Belgio e Olanda, organizzato da cittadini albanesi tutti raggiunti da un provvedimento restrittivo eseguito dalla Polizia di Stato il 17 gennaio 2020 per traffico di droga aggravato dalla transnazionalità.
Per quanto riguarda lo schieramento opposto, legato al clan ROMITO (quest’ultimo fortemente ridimensionato da arresti e omicidi), si sta assistendo a una costante riconfigurazione della relativa mappatura criminale.
Dopo l’omicidio, l’11 novembre 2019 a Monte Sant’Angelo, del capoclan reggente dei RICUCCI, il nuovo assetto è fondato sulla neocostituita alleanza LOMBARDI-RICUCCI-LA TORRE, prevalentemente operanti nell’area di Manfredonia Mattinata-Monte Sant’Angelo, ai quali resta legata la frangia militare mattinatese.
Nel territorio di Vieste, sembra ormai sopita la faida scissionista tra i RADUANO e i PERNAIANNOLI (i primi legati ai ROMITO, i secondi ai LI BERGOLIS), anche in questo caso per lo stato di detenzione in cui si trovano quasi tutti i sodali organici ai due clan sopravvissuti agli scontri.
Dal 27 aprile 2020 si trova agli arresti domiciliari quello che attualmente può essere considerato l’esponente di maggior rilievo nel territorio di Vieste, espressione della sinergia tra i clan RADUANO e ROMITO, incaricato di curare i rifornimenti di stupefacenti e la gestione finanziaria dei clan.
Nello scenario generale della provincia di Foggia e del promontorio del Gargano assumono un ruolo sempre più cruciale San Marco in Lamis, Rignano Garganico, Sannicandro Garganico e Cagnano Varano, da considerarsi hub macro-criminali di una certa complessità ed i cui esponenti sono risultati protagonisti di un narcotraffico di rilievo e in quanto tali, raggiunti, nel semestre in esame, dai provvedimenti cautelari eseguiti con le operazioni “Inpulsa”, “Terminal” e “Terravecchia”.
Tra San Marco in Lamis e Rignano Garganico operano i gruppi MARTINO e DI CLAUDIOMANCINI, un tempo in forte contrapposizione, ai quali si aggiungono nuove figure referenti in quel territorio dei sodalizi di Foggia e San Severo.
A Sannicandro Garganico e Cagnano Varano, grazie alla rinnovata alleanza tra nuove leve e figure storiche di una certa caratura, si registra il ritorno in auge della famiglia TARANTINO (in passato coinvolta nella “faida Garganica” che la vide contrapposta alla famiglia CIAVARRELLA)
Nell’alto Tavoliere, gli assetti risultano prevalentemente stabili. San Severo si conferma centro di raccordo dei fenomeni criminali più significativi, in un’area territoriale ove la batteria foggiana MORETTI-PELLEGRINO-LANZA ha concentrato i propri interessi curati per il tramite del suo luogotenente capoclan del gruppo LA PICCIRELLA-TESTA, attestandosi (come rilevato con l’operazione “Ares” del giugno 2019) quale associazione di tipo mafioso autonoma indipendente e propulsiva di nuovi assetti nel territorio.
La criminalità sanseverese svolge un ruolo determinante nel traffico degli stupefacenti grazie ai rapporti con altri gruppi della provincia (in particolare, con la Società foggiana e con la criminalità garganica nel territorio di Sannicandro Garganico) ed oltre i confini regionali, con camorra, ‘ndrangheta e criminalità albanese. E mentre quest’ultima costituisce un importante canale di approvvigionamento della droga, le limitrofe regioni dell’Abruzzo e del Molise rappresentano un apprezzabile territorio di approdo.
Altri punti di forza della criminalità organizzata sanseverese si fondano sulla gestione, sempre in sinergia con altri sodalizi, di attività delinquenziali diversificate, anche di tipo predatorio, estendendo la propria influenza nei limitrofi comuni di Poggio Imperiale, San Paolo di Civitate, Apricena e Torremaggiore.
Ad Apricena permane la contrapposizione tra i gruppi PADULA e DI SUMMA-FERRELLI.
A Lucera il gruppo di maggiore spessore criminale resta quello dei PAPA-RICCI-CENICOLA, clan nato dall’evoluzione dell’autoctono tessuto mafioso e formato in gran parte da giovanissimi, mentre risulta indebolito il clan BAYAN, in ragione dello stato di detenzione del suo capo, ergastolano (detenuto nel regime previsto dall’art. 41 bis OP).
Nel basso Tavoliere, i clan di riferimento restano i PIARULLI e i DI TOMMASO. I primi, che mantengono il proprio vertice in Lombardia, operano per mezzo di referenti, oltre che a Cerignola, a Trinitapoli e Canosa di Puglia (BAT) e vantano alleanze con i gruppi garganici nell’area di Mattinata-Vieste.
Svincolata dai legami familiari, che prevalentemente caratterizzano le altre associazioni foggiane, la mafia cerignolana si presenta come una organizzazione imprenditoriale dotata di risorse umane ed economiche che le hanno consentito, negli anni, di espandersi fuori regione, spesso infiltrandosi in modo silente in svariati settori economico-finanziari riciclando i capitali accumulati con le attività illecite condotte.
Queste vanno dai traffici di armi e stupefacenti, per i quali la città di Cerignola costituisce un’area di snodo per tutta la Regione, a reati di natura predatoria (rapine ai tir, furti di autovetture e mezzi pesanti) per il compimento dei quali si assiste a una commistione tra criminalità comune e quella organizzata che rende di fatto difficile la differenziazione tra i due fenomeni.
Per quanto concerne gli assalti a portavalori, perpetrati anche fuori regione, essi evidenziano l’elevato grado di professionalità acquisito dalla criminalità cerignolana, dotata di un quid pluris sia in termini finanziari sia di caratura delinquenziale.
L’area dei cinque reali siti, fortemente condizionata dalla criminalità cerignolana, annovera città come quella di Orta Nova con un tessuto criminale di spessore sul quale domina il clan GAETA, già citato per le interazioni con la batteria MORETTI-PELLEGRINO-LANZA
Un cenno a parte riguarda la situazione delle aziende agricole nel foggiano, sempre più colpite da infiltrazioni criminali, da richieste di pagamento del “pizzo” e da imposizione di manodopera.
Il business agroalimentare rappresenta per la criminalità uno strumento di controllo del territorio, che parte dai campi, e procede nel trasporto e smistamento produzioni fino ad arrivare alla commercializzazione dei prodotti nelle catene dei supermercati.
In tutto questo non si può non tener conto del fenomeno del caporalato, connesso all’immigrazione clandestina e nel territorio del foggiano, alla gestione dei ghetti di Borgo Mezzanone e Rignano Garganico.
Un altro settore d’infiltrazione che continua a destare interesse nella criminalità è il settore della raccolta e smaltimento rifiuti. Molti sono gli atti intimidatori e di danneggiamento a danno di aziende che sono concessionarie del servizio.
Nonché varie operazioni che hanno evidenziato uno scarico di rifiuti smaltiti in aree protette come quella del “Parco Nazionale del Gargano” e altre simili.
La crisi sanitaria e quella economica hanno realizzato uno scenario, tuttora persistente, di indubbio interesse per la criminalità organizzata, la quale è sempre capace di cogliere nuove opportunità di investimento, infiltrando i mercati legali con le ingenti risorse finanziarie frutto dei traffici illeciti condotti.
L’auspicato maggiore intervento dello Stato nel sistema produttivo del Paese anche grazie ai finanziamenti comunitari si traduce in un’occasione unica per le mafie che potrebbero tentare di accaparrarsi le ingenti risorse pubbliche nazionali e continentali stanziate per rilanciare l’economia. L’infiltrazione dei settori dell’economia legale più esposti, in particolare quello degli appalti pubblici, rappresenta pertanto un pericolo concreto ed attuale.
Un altro settore di elezione, favorito dall’evoluzione tecnologica delle condotte mafiose, è il cosiddetto betting nel campo delle scommesse on line che assicura ingenti ricavi e permette di riciclare il denaro, a fronte di un rischio criminale contenuto.
Allocando all’estero le piattaforme di gioco gli imprenditori eludono la stringente normativa italiana in materia fiscale ed antimafia. Al riguardo, si precisa come molte indagini abbiano evidenziato un’anomala concentrazione di operatori del genere e di server in paesi off-shore generalmente a fiscalità privilegiata.
La mafia pare manifestare attenzione anche al cybercrime e alle opportunità offerte dal mondo del darkweb, difficilmente controllabile, per immettere flussi ingenti di risorse economiche in contesti di totale illegalità.
Tuttavia, vale la pena rilevare come oggi la ‘ndrangheta, seppure leader nel traffico internazionale di stupefacenti con un ruolo che è da definire nei confronti dei grandi brooker internazionale operanti in tale settore, non appare più così impermeabile a fenomeni quali la collaborazione con la giustizia di affiliati e di imprenditori e commercianti sino a ieri costretti all’omertà dal timore che tale organizzazione mafiosa imponeva loro. Un numero sempre maggiore di collaborazioni con la giustizia di soggetti appena tratti in arresto per vari reati sta frantumando quel clima di omertà e di impenetrabilità che aveva contraddistinto questa organizzazione mafiosa.
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