La Via Crucis del Papa scritta e disegnata dagli scout e dai ragazzi delle case-famiglia - NOC Press

La Via Crucis del Papa scritta e disegnata dagli scout e dai ragazzi delle case-famiglia






“Dall’ambulanza sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti"



E’ il secondo anno che la Pasqua reinventa i suoi riti adattandoli alla pandemia.

E anche questo anno il Venerdì Santo rinuncia al Colosseo e si celebra sul sagrato della Basilica di San Pietro, alle 21, celebrazione che sarà trasmessa in Mondovisione e sarà visibile in diretta su Rai1 e Tv2000, oltre che sul sito del Vaticano, e come accaduto nella Via Crucis 2020 non ci sarà il pubblico.

Quest’anno il testo della Via Crucis è stato affidato a ragazzi e ragazze, dai 3 ai 19 anni che fanno parte del Foligno I, il gruppo Agesci della cattedrale di San Feliciano in Umbria e alla parrocchia romana Santi Martiri di Uganda: alcuni di questi ragazzi saranno stasera in piazza con il Papa.

Le immagini che accompagneranno le diverse Stazioni, invece, sono state disegnate da bambini e ragazzi di due Case Famiglia: la “Mater Divini Amoris” e la “Tetto Casal Fattoria”. 

Una scelta che vuole privilegiare la semplicità e l’immediatezza con parole e colori – spiega una nota della Santa Sede – che restituiscono la complessità di un mondo fatto di piccole e grandi croci, ma anche di fiducia e speranza per il futuro.

Leggiamo alcuni testi che accompagnano le varie stazioni:

I testi riflettono gli occhi dei più piccoli, il modo con cui bambini e ragazzi guardano alle ferite del mondo in questi mesi difficili per tutti.

Nella II stazione Gesù è caricato della croce. Il brano dell'evangelista Luca descrive Gesù deriso e picchiato da chi lo teneva in custodia. Tra i ragazzi non è infrequente la derisione di uno del gruppo, fino ad arrivare al bullismo, come nel caso di Martina che ha difficoltà nella lettura ad alta voce in classe. “Forse - si legge - non era nostra intenzione deriderla, eppure quanto dolore le abbiamo provocato con quelle nostre risate! La persecuzione non è un lontano ricordo di duemila anni fa: a volte certe nostre azioni possono giudicare, ferire e calpestare un fratello o una sorella”.

E ancora ecco l’esperienza di un bambino sempre bravo a scuola che per una volta riceve un’insufficienza: “Ho pensato di essere una nullità – scrive -, ho sentito il peso di un fallimento inaspettato, ero solo e nessuno mi ha confortato. Ma quel momento mi ha fatto crescere. Oggi so che ogni giorno vacilliamo e possiamo cadere, ma Gesù è sempre lì a tenderci la mano”.

Nella V stazione il cireneo aiuta Gesù a portare la croce. Qui i ragazzi scrivono dell’attenzione rivolta ad un coetaneo straniero. Arrivato nel quartiere da poco, guarda gli altri ragazzini giocare a pallone, ma non ha il coraggio di presentarsi. Un bambino del gruppo lo vede e per primo gli si avvicina e lo invita ad unirsi a loro. “Walid da quel giorno - racconta - è uno dei miei migliori amici, oltre che portiere della nostra squadra”. Solo quando in una persona riconosciamo un fratello “stiamo aprendo il nostro cuore a Gesù”.

Nella VII stazione l’esperienza vissuta da un bambino di quarta elementare. Si sta preparando la recita di fine anno e lui vuole a tutti i costi il ruolo da protagonista. La maestra invece sceglie Giovanni, un compagno piuttosto isolato. Dopo un’arrabbiatura iniziale, il bambino capisce ed è contento. Commenta: “La mia delusione era servita ad aiutare un’altra persona, la scelta della maestra aveva dato un’occasione a chi aveva veramente bisogno”.

Nella IX stazione Gesù cade per la terza volta. Il brano del Vangelo è quello del chicco di grano che muore e così produce molto frutto. La pandemia da Covid-19 entra in scena. Il sentimento dei bambini è la solitudine: non si va più a far visita ai nonni, la scuola è chiusa, mancano i compagni e le amiche. “La tristezza della solitudine a volte diventa insopportabile – confida una ragazzina -, ci sentiamo “abbandonati” da tutti, incapaci di sorridere ancora.

Nella XII stazione Gesù muore in croce. I bambini riflettono sul male presente nel mondo, ad esempio sulle mafie che uccidono anche loro. Come è possibile perdonare situazioni simili? Scrivono: “Gesù, morendo sulla croce, ha donato a tutti la salvezza. Non è venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori che hanno l’umiltà e il coraggio di convertirsi”.

Una foto dei tempi che stiamo vivendo, la XIII stazione , questo il testo: “Dall’ambulanza sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti, coperti da tute, guanti, mascherine e visiera, hanno portato via il nonno che da qualche giorno faticava a respirare. È stata l’ultima volta che l'ho visto”. La sofferenza nasce anche dall’impossibilità di stare vicino al nonno e di fargli coraggio: “Ho pregato per lui ogni giorno, così ho potuto accompagnarlo in questo suo ultimo viaggio terreno”.

Ad accompagnare le stazioni ci sono i disegni, qualche esempio:






Ho deciso di rappresentare Gesù sorridente – ci dice – perché lui, molte volte nella sua vita, ci ha insegnato che non tutto il male viene per nuocere, e che del male si può avere anche una visione differente. Ci dice che il nostro modo di agire può diventare esempio per gli altri e può essere preso come un invito a iniziare una nuova vita”. E' in fondo proprio ciò che Alessandro e i suoi amici stanno cercando di fare ne “Il Tetto” insieme ai compagni e agli educatori. Olivia è arrivata da poco più di un mese, e ha scelto di disegnare Cristo risorto “perché è legato al fatto che una persona può risorgere anche da un periodo buio, e io nella mia vita ne ho vissuti molti. Esco proprio da uno di questi, e quindi mi ha aiutato molto fare questo disegno”.







La ragazza  spiega di aver disegnato Gesù che esce dal sepolcro “e una luce molto chiara che viene verso di lui”, come ha visto in alcuni quadri. Ma ha voluto inserire, alle sue spalle, “un riquadro con la parte del Vangelo che parla appunto della sua resurrezione. Mi piaceva come immagine - spiega - ed era anche significativo inserire qualcosa che parlasse della resurrezione di Cristo”. 

Una rinascita, come la sua vita dall’arrivo a “Il Tetto”. E Olivia aggiunge: “Qui mi trovo a mio agio e sto veramente bene con persone che mi ascoltano sempre, che sono sempre qui per me. Ed è una cosa che a casa mia non succedeva mai, perché alle persone che stavano con me non gliene fregava veramente niente di quello che facevo io, dei miei interessi”.

Caterina Amendola, che per “Il Tetto” si occupa della comunicazione dichiara: “Credo che il Papa abbia voluto raccogliere i loro disegni e le loro riflessioni, e li ha voluti con lui nella Via Crucis per farli tornare al centro dei pensieri di noi adulti in un anno nel quale in tutto il mondo hanno vissuto grandi privazioni nella socialità e nelle relazioni. Ci dice: ripartiamo dai bambini”. 

Caterina ricorda le parole di Gesù quando dice: “Lasciate che i bambini vengano a me”. E, pensando ai disegni e alle parole dei ragazzi, aggiunge: “Il loro sguardo è limpido e autentico, hanno un modo di vedere la realtà molto diverso di quello di noi adulti, che abbiamo più strutture e più convinzioni. Ci aiutano a vedere cose che non vediamo più”.

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