80 anni di liberazione: il coraggio della memoria e la responsabilità del presente
Ottant’anni dopo la fine dell’occupazione nazifascista, l’Italia si raccoglie in un momento di riflessione profonda. Il 25 aprile non è solo una data scolpita nella storia: è un richiamo vivo e presente alla libertà riconquistata, al coraggio di chi ha lottato per difenderla, e alla fragilità della democrazia che oggi, più che mai, richiede consapevolezza e partecipazione.
La Liberazione fu un atto collettivo, nato dalla resistenza di donne e uomini comuni che, spesso a costo della vita, si opposero a un sistema fondato sulla repressione, sulla censura e sulla paura. Fu un grido di dignità lanciato da chi non accettò di piegarsi all’ingiustizia. Ed è da quel grido che nacque, tre anni dopo, la nostra Costituzione: una carta che custodisce i principi fondamentali della convivenza civile, come la libertà, l’uguaglianza e il rispetto reciproco.
Oggi, a ottant’anni di distanza, celebrare la Liberazione significa tornare a quei valori con uno sguardo lucido e responsabile. La democrazia non è un’eredità garantita per sempre: è una conquista quotidiana, che si difende con il dialogo, con il rispetto delle opinioni altrui, con la capacità di riconoscere l’altro come interlocutore e non come nemico.
In un tempo in cui il confronto politico appare spesso inquinato da rabbia, delegittimazione e odio reciproco, il 25 aprile ci ricorda che la vera forza di una Repubblica sta nella sua coesione sociale, nella memoria condivisa, nella capacità di custodire la libertà come bene comune.
Non è un semplice anniversario: è una chiamata a esserci, a prenderci cura della democrazia con coraggio, con umanità, e con il rispetto di chi ci ha donato un futuro possibile.
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