Trump alza i toni sulle tariffe: “I paesi ci stanno chiamando per baciarmi il sedere”
di Redazione NOCPress
Durante una cena privata organizzata dal National Republican Congressional Committee, l'ex presidente e attuale candidato alla Casa Bianca, Donald J. Trump, ha nuovamente scosso l’arena politica e diplomatica internazionale con una dichiarazione che ha fatto rapidamente il giro dei media: “I Paesi ci stanno chiamando per baciarmi il sedere”. La frase, pronunciata tra le risate dei presenti, è diventata subito virale, ma il contesto è tutt’altro che comico.
Trump, tornato prepotentemente al centro del dibattito politico con l’annuncio di nuove tariffe commerciali, ha rivendicato la sua strategia protezionista con toni trionfalistici. “Abbiamo imposto dazi a circa 90 nazioni. E adesso tutti vogliono trattare. Sono disperati. Nessuno vuole essere tagliato fuori dall’economia americana”, ha detto, sottolineando come il suo approccio stia “mettendo in riga” gli attori globali.
Tra le misure più discusse c’è l’introduzione di un’imposta del 104% sulle importazioni dalla Cina, che ha immediatamente innescato una reazione speculare da Pechino: una tariffa dell’84% sui prodotti statunitensi e una denuncia formale all’Organizzazione Mondiale del Commercio. Il clima, già teso, ha spinto gli analisti a parlare apertamente di rischio recessione globale.
L’impatto sui mercati non si è fatto attendere. Le borse asiatiche hanno registrato un brusco calo, seguite da quelle europee, mentre il dollaro ha mostrato segni di instabilità. In Europa, diversi leader hanno invitato alla cautela, chiedendo un ritorno alla diplomazia multilaterale per evitare una nuova guerra commerciale.
Intanto, all’interno del Partito Repubblicano, non tutti sembrano convinti della linea dura. Alcuni senatori stanno lavorando a una proposta di legge che vincolerebbe il potere presidenziale nell’introduzione unilaterale di tariffe, nel tentativo di riequilibrare i poteri tra Congresso e Casa Bianca. Trump non ha gradito l’iniziativa: “Non possiamo negoziare da una posizione di debolezza. Ogni volta che il Congresso interviene, perdiamo forza. È ridicolo”.
Di fronte all’escalation delle tensioni e alle crescenti pressioni internazionali, Trump ha annunciato una sospensione temporanea di 90 giorni per alcune delle tariffe, escludendo però la Cina da qualsiasi tipo di moratoria. Una mossa che sembra mirare a guadagnare tempo, raffreddare i mercati e mostrare un’apparente apertura al dialogo.
La linea di Trump, tra populismo commerciale e nazionalismo economico, continua a polarizzare l’opinione pubblica, divisa tra chi lo considera un difensore degli interessi americani e chi teme un isolamento sempre più dannoso per l’economia globale. Ma una cosa è certa: le sue parole, spesso sopra le righe, continuano a dettare l’agenda politica – in patria e oltre oceano.
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